Al momento i risultati dello studio provengono da test fatti sui topi, in quanto non è ancora stato provato sulle persone. Ma da quanto dicono i ricercatori, l’uso di cannabis per i malati di cancro al pancreas sarebbe in grado di allungare la vita. Si tratta in realtà di somministrare del cannabidiolo insieme a un farmaco chemioterapia comune ma il CBD non deve essere la componente psicoattiva della cannabis. Il cancro al pancreas è uno dei peggiori, anche perché si è in grado di diagnosticarlo solo dopo che si è già diffuso e solo il 20% delle persone colpite sopravvive più di un anno dopo la scoperta. Nel test, gli studiosi hanno scoperto che curando in questo modo i topi, essi vivono quasi tre volte di più se un componente della cannabis viene aggiunto al trattamento di chemioterapia (Agg. Paolo Vites)
SOPRAVVIVENZA TRIPLICATA
Cancro al pancreas, molecola di cannabis triplica la sopravvivenza: questa la straordinaria scoperta di uno studio condotto dalla Queen Mary University di Londra e la Curtin University. La ricerca, che è stata pubblicata da Oncogene, rivela che un composto della cannabis può essere fondamentale nella lotta contro il tumore al pancreas, tra le malattie più aggressive che ci siano: parliamo del cannabidiolo, una molecole che insieme alla chemioterapia triplica la sopravvivenza. La ricerca è stata condotta studiando i topi, che sono sopravvissuti mediamente tre volte in più rispetto al normale. Marco Falasca, l’autore principale del lavoro, ha evidenziato: “Si tratta di un risultato degno di nota. Abbiamo visto che topi con cancro al pancreas sopravvivono quasi tre volte di più se una sostanza estratta dalla cannabis si aggiunge al loro trattamento chemioterapico (Gemcitabina)”, riportano i colleghi di Tg Com 24.
CANNABIDIOLO GIA’ APPROVATO PER USO CLINICO
Come abbiamo sottolineato, il cancro al pancreas è una delle malattie più aggressive che ci siano e alcuni fattori di rischio legati allo sviluppo del tumore sono il fumo, il diabete a lungo termine, la pancreatite cronica e alcuni disturbi ereditari. Inizialmente non c’è alcun sintomo e proprio per questo motivo è una malattia difficile da diagnosticare. Alcuni dei primi sintomi evidenti sono dolore alla schiena o allo stomaco, una perdita di peso inspiegabile, l’ittero. Un cancro difficile da curare, ma la ricerca pubblicata su Oncogene apre nuovi spiragli. E c’è di più, il cannabidiolo è già stato approvato per uso clinico: “Ciò significa che potremo rapidamente passare ai test clinici su pazienti. Se riusciremo a replicare gli stessi risultati sulle persone, il cannabidiolo potrebbe entrare in uso quasi immediatamente senza dover aspettare i tempi tecnici di approvazione di ogni nuovo farmaco da parte delle autorità regolatorie”, sottolinea Marco Falasca.