Aumentano i casi del tumore al seno, ma per fortuna c’è speranza per le donne. Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, che ha spiegato come ci siano anche dei lati positivi. Questa ha parlato come riportato da Repubblica: “Stiamo ottenendo dei buoni risultati nel superare i meccanismi di resistenza al trattamento anti ormonale del carcinoma. Si stanno sviluppando soprattutto dei nuovi farmaci come gli immunoconiugati che sono in grado di riconoscere il bersaglio cellulare. Riescono a liberare gli agenti chemioterapici direttamente nella sede del tumore nella quale poi devono agire”. Sono dei trattamenti di cui si parla davvero ancora troppo poco, ma rappresentano un salto di qualità davvero importante anche in vista del futuro. In Italia l’unica disponibile, spiega la specialista, è il TDM-1 un agente disponibile per il carcinoma HER2 positivo. (agg. di Matteo Fantozzi)
CALA PERÒ LA MORTALITÀ
Se dagli Usa arriva la speranza di un farmaco sperimentale in grado di contrastare il cancro al seno triplo negativo in maniera più efficace della chemioterapia, i dati rispetto al tumore al seno in generale non sono dei più incoraggianti. Come riportato da La Repubblica, infatti, sempre più donne si ammalano in Italia di carcinoma mammario, in assoluto la neoplasia più diffusa nella popolazione generale e, in particolare, in quella femminile. Da 48mila donne malate di tumore al seno del 2013, negli ultimi cinque anni il conto è arrivato a 52.800. Un aumento del 10% a cui però va opposto un dato positivo: se è vero che l’incidenza aumenta, infatti, nello stesso periodo di tempi si è registrato un calo di mortalità del 4%, a conferma del livello d’eccellenza dell’oncologia italiana. Fabio Puglisi, Direttore della Struttura Operativa Complessa di Oncologia Medica IRCCS Centro di riferimento Oncologico di Aviano e Responsabile Scientifico del Convegno nazionale “Focus sul Carcinoma Mammario” tenutosi ad Udine alla presenza di 300 medici, ha spiegato: “Il tasso di sopravvivenza a cinque anni si attesta all’87% mentre la media europea è dell’82%. Sempre nel nostro Paese la percentuale sale fino ad oltre il 90% quando sono coinvolte donne con meno di 65 anni. Si tratta di ottimi risultati, impensabili fino a pochi anni fa e che non siamo ancora riusciti ad ottenere in altre malattie oncologiche più insidiose e letali”. (agg. di Dario D’Angelo)
SPERANZA DA FARMACO PER TUMORE AL SENO TRIPLO NEGATIVO
Arriva dagli Stati Uniti la speranza di una cura efficace per il tumore al seno metastatico triplo negativo: un nuovo farmaco in fase di sperimentazione si è rivelato promettente al punto che sembra assicurare risultati migliori delle chemioterapie standard nelle pazienti già fortemente trattate. Come riportato da La Repubblica, il farmaco in questione, il cui nome è sazituzumab govitecan, è un anticorpo coniugato con un potente agente chemioterapico e già nel 2016 era stato designato come “breakthrough therapy” dalla Food and Drug Administration. Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è stato inserito nell’ambito di un più ampio trial clinico non comparativo coordinato dal Massachusetts General Hospital (MGH) Cancer Center. Oggetto dei test, eseguiti in open label, ovvero in un circuito in cui sia i pazienti che i medici sono al corrente di quale farmaco viene somministrato, sono diversi tipi di tumore avanzato, tra cui anche prostata e vescica.
CANCRO AL SENO TRIPLO NEGATIVO: SPERANZA DA NUOVO FARMACO
Il tumore al seno triplo negativo, che dovrebbe essere combattuto efficacemente dal nuovo farmaco in sperimentazione negli Usa, è una malattia spesso aggressiva, che rappresenta circa il 15% dei tumori al seno avanzati e colpisce maggiormente le donne giovani. Il trattamento si basa principalmente sulla chemioterapia dal momento che questo tipo di cancro non presenta i recettori per le classi di farmaci oggi disponibili (terapia anti-ormonale e anti HER 2). Gli autori dello studio, come riferito da La Repubblica, hanno sottolineato come uno degli aspetti più incoraggianti sia quello che riguarda gli effetti collaterali che solitamente scaturiscono dalla chemio. Con la cura di sazituzumab govitecan, si possono presentare perdita di capelli e diarrea ma “la cosa importante da notare è che il farmaco non causa le neuropatie associate alla chemioterapia, che possono essere dolorose e limitare le pazienti”. Solo il 3% delle pazienti ha dovuto interrompere il trattamento: il resto ha continuato ad assumere il farmaco per tutto il tempo in cui ne ha potuto beneficiare. Nel complesso, scrive Repubblica, “sono stati osservati una diminuzione significativa del tumore e un allungamento del tempo libero da progressione”.