In Italia chi è meno istruito vive anche di meno: è questo, in estrema sintesi, quanto emerge da un rapporto dell’Atlante Italiano delle disuguaglianze presentato oggi a Roma nel corso di un appuntamento promosso dal Ministero della Salute e secondo cui il livello di istruzione influirebbe molto sulla longevità dell’individuo. Il dato ha in particolare una forte incidenza sulle persone poco istruite di sesso maschile che avrebbero una aspettativa di vita inferiore di circa tre anni rispetto a quelle che hanno studiato: infatti si parla di una probabilità di morte che cresce anche del 35% mentre tra le donne il dato è leggermente inferiore e scende al 24%. Inoltre dal suddetto rapporto emerge come questo fenomeno abbia pure una marcata connotazione geografica: da una parte le disuguaglianze sociali nella mortalità sono riscontrabili in pratica in tutte le regioni della penisola ma vi è comunque una maggiore incidenza in quelle del Mezzogiorno.
LEGAME TRA MORTALITA’ E CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE
Insomma, avere il cosiddetto ‘pezzo di carta’ o frequentare l’università può risultare nel nostro Paese un fattore decisivo per vivere più a lungo: il rapporto dell’Atlante italiano per le disuguaglianze, realizzato in collaborazione con l’Istat e con l’Inmp (Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti) spiega tuttavia come sia soprattutto nelle regioni del Sud in cui questo fenomeno sia più marcato. A dire il vero nel Mezzogiorno c’è comunque di base un più elevato rischio di mortalità per via di tutta una serie di cause che sono indipendenti dal livello di istruzione. Nell’Atlante si mette in risalto come il dato relativo alla mortalità che cresce al ‘decrescere’ del titolo di studio è più allarmante in Campania dove l’aspettativa di vita è di circa di due anni inferiore rispetto alla media della maggior parte delle regioni. Ad ogni modo le condizioni socio-economiche e legate ai livelli di studio vanno tenute in considerazione dato che tale quota di mortalità è pari a circa il 18% tra gli uomini e il 13% tra le donne. “In generale le disuguaglianze su base geografica si intrecciano con quelle sociali su base individuale” si legge nel rapporto che comunque ricorda di tenere in debito conto anche i fattori legati al contesto e che al più presto andrebbero approntate politiche attive per eliminare questo gap.