Ospite speciale con un’intervista esclusiva durante la puntata di ‘Le Iene presentano: Inside‘ dedicata alla Quarta mafia attiva in Puglia, l’ex boss – oggi pentito e collaboratore di giustizia – Salvatore Annacondia fu colui che aiutò a definire per la prima volta l’organigramma della mafia pugliese dando il via ad ingadini che hanno portato a centinaia di arresti e condanne e – soprattutto – al maxi-processo chiamato ‘Dolmen’ considerato oggi il colpo più duro inflitto dallo Stato alla Quarta mafia: una figura certamente importante – quella di Salvatore Annacondia – che qui cercheremo di scoprire andando oltre al suo importante contributo alla eterna lotta statale contro cosche, clan e famiglie.
L’avvicendarsi di Salvatore Annacondia – nato a Trani nel 1957 – alla malavita arrivò in giovanissima età perché dopo aver perso una mano in un’esplosione quando aveva 14 anni, decise di entrare a far parte di un piccolo gruppo che assaltava i treni merci in quel di Milano: tornato a Trani venne arrestato per la prima volta e – dopo il rilascio – iniziò a lavorare nel campo delle estorsioni entrando prima in contatto con la Sacra corona unita (alla quale rifiutò di unirsi nel 1984) e poi con Cosa nostra alla quale giurò fedeltà nel 1989 dando origine al ramo pugliese del gruppo siciliano.
Chi è Salvatore Annacondia: il pentimento, le denunce agli inquirenti e il nuovo arresto dell’ex boss di Trani
Nell’arco di pochi anni – nascondendosi dietro ad un ristorante di lusso in quel di Trani e ad un attività di vendita di sanitari e ceramiche – Salvatore Annacondia divenne uno degli uomini più importanti per la mafia in Puglia al punto che venne considerato il boss di Trani con all’attivo almeno 70 omicidi (200 sono quelli rivendicati): dalle sue attività dichiarò più tardi di aver accumulato più di 7 miliardi di lire nel 1991 fu arrestato e processato per il reato di traffico di droga, ed anche se nel gennaio del 1992 fu rilasciato dalla Cassazione; tre mesi più tardi venne nuovamente arresto e accusato – questa volta – di associazione a delinquere.
Complessivamente, Salvatore Annacondia ottenne solamente una decina di anni di carcere ma nell’ottobre del 1992 ci fu la svolta perché dopo aver visto il figlio gravemente deperito dopo aver scoperto che il padre era un mafioso, decise di pentirsi e collaborare con le autorità.
Considerato uno dei primissimi pentiti pugliesi, aiutò gli inquirenti a capire le gerarchie e le organizzazioni delle mafie in Puglia; oltre a rilasciare dichiarazioni – poi verificate – sugli attentati a Roma, Firenze e Milano del 1993 e sulla ‘Ndrangheta in Lombadia (operazione ‘Wall Street’ del 1993).
Grazie alle dichiarazioni di Salvatore Annacondia agli inquirenti, nel 1998 si riuscì a mettere in piedi il maxi-processo ‘Dolmen’ al quale presero parte (ovviamente dal lato degli accusati) 115 presunti affiliati ai clan pugliesi, 31 dei quali condannati all’ergastolo nel 2006; mentre solo recentemente – nell’ottobre dello scorso anno – Salvatore Annacondia è stato nuovamente arrestato con l’accusa di tentata estorsione ai danni di un imprenditore di Civitanova per la quale è ancora in attesa di un processo.