Sono trascorsi trent’anni dalle stragi di mafia, si torna a parlare di “mandante politico” e di Silvio Berlusconi. “Il dibattito pubblico è intossicato”, è l’analisi del professore Salvatore Lupo ai microfoni di Libero. L’ordinario di Storia contemporanea all’Università di Palermo ha spiegato che “la procura di Firenze torna a indagare su un teorema che è stato smentito dai fatti. Ormai questa storia viene riproposta ciclicamente, con l’eco mediatica del caso. A meno che i pm non abbiano raccolto elementi nuovi che tengono in gran segreto, allo stato della conoscenza attuale possiamo dire che la tesi di un Berlusconi mandante delle stragi del ’93-94 non sembra ragionevole, e di sicuro non è dimostrata”.
Per Salvatore Lupo sarebbe sufficiente guardare i risultati elettorali del 1994 per comprendere che non c’era bisogno di alcuna strage mafiosa per ottenere la vittoria di Silvio Berlusconi: “Non c’è bisogno di alcun complotto per spiegare il successo di Berlusconi. E’ cosa risaputa”. Tutto ciò nonostante le assoluzioni della cosiddetta trattativa Stato-mafia: “In molti casi più che di processi sarebbe opportuno parlare di intrighi e complotti. Il complottismo è un male atavico a cui nessuna parte politica è immune”.
L’analisi di Salvatore Lupo
Salvatore Lupo si è poi soffermato sul reato di concorso esterno, sottolineando che la posizione del ministro Carlo Nordio non è la sua: “Dal punto di vista sostanziale, il reato di associazione mafiosa non può essere limitato soltanto a chi ha prestato giuramento con il sangue, esistono diversi gradi di appartenenza a un’associazione mafiosa, capisco che i magistrati debbano poter perseguire anche persone non strettamente affiliate”. Una battuta sulla commemorazione della strage di via D’Amelio in programma domani: “La privatizzazione del lutto non è condivisibile. La famiglia può dire quello che vuole, ci mancherebbe, ma la figura di Paolo Borsellino appartiene alla memoria collettiva del Paese. E’ un lutto della Repubblica”.