Salvatore Montefusco colpevole di duplice omicidio per aver ucciso la moglie e la figliastra a colpi di fucile nel 2022 a Castelfranco Emilia, è stato condannato a 30 anni e ha evitato l’ergastolo richiesto dalla Procura di Modena, perché i giudici hanno ritenuto che il gesto sia stato spinto da “Motivi comprensibili” a causa del particolare clima familiare definito “Infernale”. Al 70enne sono state infatti riconosciute le attenuanti che hanno permesso di ridurre la pena, in particolare quella di essere incensurato e di aver agito sotto pressione psicologica per i continui litigi e conflitti avuti con le due donne, che erano arrivate anche a denunciarlo e costringerlo a lasciare l’abitazione coniugale, minacciandolo di fargli perdere anche i contatti con l’altro figlio minorenne che aveva avuto dopo il matrimonio.
Per la Corte quindi, sarebbe stata la frustrazione e l’umiliazione subita a spingere l’uomo a prendere il fucile e sparare lo stesso giorno in cui era avvenuta la separazione legale, per una reazione che è stata definita “causale e plausibile” perché arrivata al culmine di una ennesima lite.
Salvatore Montefusco evita l’ergastolo, per la Corte l’omicidio è stato spinto dal “Clima familiare infernale”
Sta facendo discutere la sentenza arrivata dal Tribunale di Modena nei confronti di Salvatore Montefusco, imputato per duplice femminicidio dopo aver confessato di aver sparato con il fucile alla moglie Gabriella Trandafir e alla figlia di lei Renata. I giudici hanno infatti accolto le attenuanti chieste dalla difesa, sostenendo la tesi del forte conflitto familiare nel quale era costretto a vivere, denunciato e minacciato dalle due donne che volevano mandarlo via dalla casa coniugale in seguito alla separazione. Sebbene inizialmente il gesto fosse stato giudicato come una reazione di fronte al pericolo effettivo di perdere tutto, ora la Corte ha stabilito che il reato non può essere ricondotto al solo motivo economico ma che probabilmente è stato dovuto anche al disagio psicologico nel quale il 70enne si trovava, definito nella sentenza come un “black out emozionale“.
Al culmine delle difficoltà, Salvatore Montefusco di fronte ad un nuovo conflitto aveva preso l’arma e sparato nonostante la presenza del figlio minore in casa che era poi scappato in strada chiamando i soccorsi. Quest’ultimo dettaglio è stato preso in considerazione anche per escludere la premeditazione del delitto. La condanna quindi è a 30 anni e non all’ergastolo come era stato chiesto dall’accusa.