La repubblica di San Marino rischia il default a causa da un enorme debito, dal sistema bancario al collasso e dai titoli di stato che sono ormai considerati “spazzatura”. A lanciare l’allarme stamane è il Fatto Quotidiano, secondo cui la nota roccaforte situata in Emilia Romagna si è trasformata in breve tempo da El Dorado, crocevia di conti e affari milionari, a landa desolata. Il governo sta varando alcune misure per provare a salvare il salvabile, a cominciare dal debutto sul mercato internazionale dei capitali con un “Titano bond” da 500 milioni di euro, quindi una moneta elettronica (denominata appunto “il titano”, valore un euro), per dare liquidità a famiglie e pagare le pensioni, e fra le tante ipotesi c’è anche quella di introdurre l’Iva, cosa che a San Marino non si è mai vista. Il piccolo stato punta a presentarsi al tribunale internazionale del salvataggio con tutte le carte in regole anche perchè la repubblica costituzionale più antica al mondo non è più la terra dove avevano trovato terreno fertile numerosi evasori, sottolinea ancora il quotidiano diretto da Travaglio.
SAN MARINO A RISCHIO DEFAULT: L’INTERROGAZIONE DI ITALIA VIVA
C’è poi da fare i conti con i numerosi italiani, 10mila per l’esattezza, che hanno la doppia residenza fra Belpaese e San Marino, e a riguardo i deputati romagnoli di Italia Viva hanno presentato una interrogazione per chiedere al governo quali mosse intendeva attuare. “Se salta il banco di San Marino, è un dramma per 10mila italiani”, le parole di Marco Di Maio deputato eletto nel collegio uninominale Forlì-Faenza col Pd, da poco passato sotto il partito dell’ex presidente del consiglio, Matteo Renzi. A complicare la situazione di San Marino ci ha pensato il coronavirus e il conseguente lockdown, tenendo conto che le chiusure hanno mangiato il 12 per cento del Pil, con l’aggiunta del calo del 28% degli ultimi cinque anni. Delle 11 banche esistenti, inoltre, sei hanno chiuso mentre una è diventata statale, con l’ultima banca che ha dichiarato 100 milioni di debiti, di cui si è dovuto fare carico lo stato. Si pensa ad un intervento del Fmi da 200 milioni di euro per cui serve però il placet della Banca d’Italia: “Il rischio dietro l’angolo – conclude Il Fatto – è che il debito di San Marino prima o poi se lo comprino russi e cinesi, magari in cambio di voti favorevoli all’Onu e all’Ocse”.