Tutti gli anni, il 6 febbraio, la Chiesa ricorda i giapponesi San Paolo Miki e compagni Martiri. Si tratta di un gruppo di gesuiti trucidati durante la guerra di religione nel Sol Levante del XVI secolo, che fece molte vittime anche tra giovanissimi laici.
San Paolo Miki e l’evangelizzazione del Giappone conclusasi tragicamente
San Paolo Miki fu accolto nella Compagnia di Gesù, evento di grande rilevanza poiché fu il primo giapponese a entrare a far parte di un ordine religioso cattolico. Nato intorno al 1562 a Tounucumada, in Giappone, in una famiglia agiata, ricevette il battesimo a soli cinque anni. Suo padre, un capo militare, lo inviò successivamente a studiare presso un collegio gesuita. Nel 1580, conclusi gli studi, Paolo decise di intraprendere la vita religiosa come membro della Compagnia di Gesù.
Durante il suo noviziato, San Paolo Miki si distinse per le sue doti, sebbene lo studio del latino rappresentasse una sfida per lui, essendo lontano dalla sua lingua e cultura originaria. Nonostante queste difficoltà, Paolo divenne presto un predicatore dotato di grande eloquenza e capacità persuasiva, contribuendo alla conversione di molte persone al cattolicesimo. Si rivelò particolarmente abile nel dialogo con i saggi buddhisti, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione di molti. Durante i suoi anni di predicazione, San Paolo Miki attraversò il Giappone e svolse un ruolo fondamentale nella crescita della comunità cristiana, che arrivò a contare decine di migliaia di fedeli.
Tuttavia, questo periodo di espansione si concluse tragicamente con l’inizio delle persecuzioni contro i cattolici da parte del potente signore feudale Toyotomi Hideyoshi. Quest’ultimo percepiva l’influenza dei gesuiti come una minaccia, probabilmente anche per le loro radici europee.
San Paolo Miki venne così arrestato insieme a 25 confratelli cattolici e costretto a percorrere oltre 600 miglia da Kyoto a Nagasaki, in un lungo e doloroso cammino. Giunti a Nagasaki il 5 febbraio 1597, san Paolo Miki e i suoi compagni furono crocifissi per ordine dello stesso Hideyoshi, che agì in nome dell’imperatore. La loro morte segnò uno degli episodi più dolorosi della storia del cattolicesimo nel Giappone feudale. Furono 25 i laici giapponesi che condivisero il suo stesso destino. Successivamente, furono tutti riportati nella Chiesa cattolica dai francescani e furono canonizzati come Martiri del Giappone nel 1862.
Gli albori della Chiesa Cattolica a Nagasaki, il museo e le reliquie
Nagasaki, in Giappone, si trova la collina di Nishizaka, un luogo che in Oriente viene considerato simbolico per aver visto germogliare il seme della Chiesa. Qui, i cristiani perseguitati lungo il tragitto verso Urakami venivano martirizzati. Tra questi sacrifici, spicca la storia dei 26 martiri del Giappone (1597), tra cui Paolo Miki. Sulla collina sorge un museo che conserva decreti che mettevano al bando il cristianesimo, una vasta collezione di reliquie, oggetti appartenuti ai martiri, croci autentiche usate per le crocifissioni, Bibbie usate dai martiri e numerosi altri reperti preziosi che raccontano questa dolorosa eredità storica.
Accanto al museo si trova la Chiesa di San Filippo. Sempre a Nagasaki si possono visitare altri luoghi significativi legati alla storia di questa fede perseguitata: la grotta di Lourdes, la splendida Basilica dei 26 Martiri del Giappone più a sud e numerose altre chiese. Nagasaki è un luogo straordinario dal fascino unico. Per la sua importanza nella storia del cristianesimo, meriterebbe di essere una meta irrinunciabile per i cattolici desiderosi di compiere un pellegrinaggio capace di rinnovare la fede.
Gli altri Santi del giorno
Il 6 febbraio la Chiesa festeggia anche Santa Dorotea martire, perseguitata per non aver rinnegato la sua fede in Dio; Sant’ Antoliano Martire; San Silvano di Emesa Vescovo; il martire a Nagasaki San Pietro Battista Blasquez Francescano, San Brinolfo Algotsson Vescovo, San Mel di Ardagh Vescovo.