Nella giornata del 17 settembre, la Chiesa romana celebra il ricordo di San Roberto Bellarmino. Questi è protettore di avvocati e dei catechisti, di coloro quindi che debbono impiegare la parola e lo studio per esporre il giusto ed essere guida in legge umana e divina. San Roberto Bellarmino è sepolto nella Chiesa di Sant’Ignazio a Roma dove ogni anno si celebra il suo ricordo con una messa solenne. Anche la parrocchia omonima di Davoli Marina lo celebra la terza domenica d’ottobre con una messa dedicata e un momento intenso di aggregazione parrocchiale.
Tra i Santi del giorno ricordiamo anche: Le Stimmate di San Francesco d’Assisi, L’apparizione dell’Altissimo; Santa Colomba di Cordova, martire; San Sigismondo Felice Felinski, Vescovo di Varsavia; Beato Sigismondo (Zygmunt) Sajna, Sacerdote e martire; Sant’Ildegarda di Bingen, Vergine.
San Roberto Bellarmino, la vita
San Roberto Bellarmino è nato a Montepulciano, in provincia di Siena, il 4 ottobre 1542 e morto a Roma il 17 settembre 1621. Roberto Francesco Romolo Bellarmino, questo era il suo nome intero, fu scrittore, teologo, pastore e cardinale della Chiesa, una vita intensa dedicata, nel primo Rinascimento, allo studio delle scritture e al cammino pastorale evangelico. Di famiglia nobile, al momento della nascita (Roberto Bellarmino era terzogenito), la casata era in decadenza, nonostante il padre, Vincenzo Bellarmino, era consigliere e magistrato comunale (quindi gonfaloniere) della città di Montepulciano. Il padre lo volle a Padova come studioso nel clero secolare, per quanto il ragazzo chiedeva intensamente di poter aggregarsi al nuovo monastero dei padri Gesuiti giunti da poco nella sua città: in ogni caso il cammino del ragazzo avrebbe abbracciato studi sacri e la volontà di Roberto prevalse, anche perché la madre avrebbe preferito averlo vicino. Così fu che Roberto Bellarmino entrò nel convento dei gesuiti di Montepulciano e iniziò il suo percorso teologico intensissimo. Era un ragazzo colto e studioso, umile, preferendo guadagnarsi stima e affetto con il suo studio piuttosto che utilizzare la sua parentela con il Papa e la sua umiltà lo rese celebre anche fuori dalle mura del convento, stimato studioso di testi sacri o poetici: amava in particolare Virgilio.
Il breviario utilizzò addirittura un suo componimento dedicato alla Maria Maddalena, divenendo così patrimonio degli uffici divini cattolici. Per tre anni studiò anche assieme a Cristoforo Clavio nel collegio romano gesuita, dopodiché si spostò a Padova per studiare teologia ai massimi livelli. Da lì la carriera dottorale ed ecclesiastica di Roberto Bellarmino lo portò in Belgio, in Francia, in diversi luoghi anche d’Italia sino a quando 1597 papa Clemente VIII lo richiamò a Roma nominandolo consultore teologico e, in seconda sede, a distanza di poco tempo, anche esaminatore per la nomina dei vescovi. Durante il suo tempo a Roma si successero diversi papi e più volte gli elettori chiedevano Roberto Bellarmino come successore, ma le sua basi e il suo percorso gesuita erano un ostacolo. Scrisse molti componimenti religiosi e per questo fu nominato Vescovo e dottore della Chiesa, in seguito Santo.