Tutti gli anni, il 30 giugno la Chiesa Cristiana ricorda le figure dei Santi Protomartiri romani, i quali furono i primi martiri che perirono nel corso delle terribili persecuzioni e che videro, tra le vittime, anche gli apostoli Paolo e Pietro che infatti vengono celebrati il 29 giugno in una data dedicata.
L’incendio di Roma causato da Nerone: andò davvero così?
Nel luglio dell’anno 64, durante il regno di Nerone, a Roma si scatenò un terrificante incendio al Circo Massimo, che in quel tempo pullulava di bancarelle e tabernae ricche di merci altamente infiammabili.
Il clima torrido tipicamente estivo alimentò il fuoco in maniera inarrestabile per 7 lunghissimi giorni, devastando domus, luoghi pubblici, palazzi, rifugi per i poveri e templi. Nemmeno i giardini del prefetto pretorio dell’epoca, Caio Tigellino, furono risparmiati dal fuoco.
Roma fu in gran parte distrutta e molti furono le persone rimaste uccise dell’incendio. Si narra che Nerone, che inizialmente si rifugiò nella sua sontuosa villa di Anzio, rimase per molti giorni sordo alle richieste di aiuto provenienti da Roma.
Quando tornò nell’Urbe, si dice che indossò una tunica di scena e intonò, accompagnandosi con la lira, il “Lamento di Priamo” tratto dall’Illiade e dedicato a Troia in rovina e che fosse addirittura estasiato davanti alle macerie romane, avendo egli il desiderio di erigere sulle ceneri la sua monumentale Domus Aurea. Ciò non fece altro che far pensare che ad aver ordinato di incendiare Roma fosse stato proprio Nerone.
Tuttavia questa ricostruzione non trova riscontri tra gli storici e sembra che le accuse furono mosse dai suoi nemici politici come Tacito e Svetonio. Nerone in realtà si trovava ad Anzio quando scoppiò l’incendio e fece pervenire aiuti nell’Urbe dopo essersi precipitato per aver appreso la notizia.
Ad ogni modo le accuse e le pressioni su di lui furono pesanti e così l’imperatore, per allontanare da sé ogni sospetto, accusò coloro che in quel tempo erano malvisti e sovente calunniati: i cristiani che, con il loro credo, mettevano a repentaglio l’ordine sociale di Roma e i relativi privilegi. Fu istigato, molto probabilmente dalla consorte Poppea, che si era convertita all’ebraismo.
Nerone ordinò, dunque, di arrestare tutti i cristiani, torturarli e ucciderli: la morte per loro fu addirittura desiderata alla luce dell’agonia che subirono. I bambini e le donne furono gettati nel circo coperti di pelli di animali e sbranati dalle affamate fiere. Altri, come Pietro, furono crocifissi (l’apostolo scelse però di essere inchiodato alla croce a testa in giù per non offendere il Cristo) oppure decapitati come San Paolo o addirittura cosparsi di pece e incendiati come se fossero delle torce umane.
Le testimonianze di Tacito: le vere persecuzioni dei cristiani come capro espiatorio e i dubbi sull’origine dell’incendio
Le atrocità contro i Protomartiri, mero contorno delle corse delle bighe tanto amate da Nerone, si svolgevano soprattutto nel giardini reali a Colle Oppio.
Lo scrittore e senatore Tacito è uno dei primissimi a documentare l’esistenza dei cristiani: non li ama, li definisce “appartenenti a una superstizione funesta” e dunque meritevoli di “estremi castighi”.
Proprio per questo ciò che scrive Tacito sulla persecuzione dei cristiani attuata da Nerone è credibile e veritiera.
Lo storico afferma che le condanne a morte sono state attuate solo per crudeltà dell’imperatore e non per il bene pubblico e furono così crudeli da suscitare tanta pietà nel popolo romano, nonostante fosse assai avvezzo alle brutalità che avvenivano nel Colosseo con i gladiatori.
Tacito e altri come Cassio, Dione e Svetonio, fanno chiaramente intendere che la colpa dell’incendio di Roma non fosse dei cristiani ma probabilmente proprio di Nerone, il quale li utilizzò come capro espiatorio. Il senatore però non fornisce prove concrete, ma solo illazioni sull’origine del fuoco. Ad ogni modo, le uccisioni dei cristiani e i sospetti su Nerone scatenarono in seguito delle sollevazioni popolari che portarono l’imperatore a togliersi la vita nel 68 d. C.
Gli altri Santi del giorno
Oltre ai Santi Protomartiri romani, tra i beati e i santi celebrati il 30 giugno si commemorano anche Sant’Adolfo di Osnabruck, Beato Basilio Velyckovskyj, Santa Erentrude, Santa Lucina, San Ladislao, Sant’Ostiano, San Marziale di Limoges, Beato Zenone Kovalyk e San Pietro di Asti.