Michele Santoro intercettato dalla procura di Caltanissetta che indaga sul collaboratore di giustizia Maurizio Avola per calunnia aggravata. A rivelarlo è il Fatto Quotidiano, precisando che anche il collaboratore del giornalista Guido Ruotolo è stato intercettato e che sono stati usati mezzi invasivi che suscitano diversi interrogativi sul rispetto del lavoro giornalistico. Agli atti, dunque, c’è un faldone di intercettazioni di Santoro e Ruotolo, sia telefoniche con tracciamento, sia dei dati e delle conversazioni telematiche attraverso cantatore informatico. Ma sono state intercettate anche le conversazioni dei due con l’avvocato Ugo Colonna, legale di Avola, e quelle dei giornalisti nell’auto su cui nel febbraio 2022 andavano a Caltanissetta, convocati dai pm per sommarie informazioni. Tutto ciò per sbugiardare il pentito. Inoltre, i pm hanno anche espresso il giudizio sul lavoro altrui.
Ad esempio, i giornalisti avevano “in definitiva, operato la scelta di recepire in modo acritico le dichiarazioni rese da Maurizio Avola riportandone il contenuto nello scritto senza in alcun modo svolgere un vaglio critico“. Per i pm sarebbero balle le clamorose rivelazioni del “pentito” sulla sua asserita partecipazione alla stage del 1992 ai danni del procuratore Paolo Borsellino e della sua scorta. Inoltre, per i pm sono smentite anche le autoaccuse per la strage di Capaci di Avola, protagonista del libro del 2021 di Michele Santoro “Nient’altro che la verità“. Per i pm, le dichiarazioni del pentito “avrebbero potuto portare alla incriminazioni di soggetti estranei alla strage di via D’Amelio“, ma ciò che ritengono “più grave” è che avrebbero potuto “precludere ogni ulteriore possibile sviluppo investigativo rispetto alle piste, emerse in plurimi dibattimenti, del coinvolgimento nella fase ideativa ed esecutiva delle stragi di soggetti esterni a cosa nostra“.
I PM “DICHIARAZIONI DI AVOLA NON VERITIERE”
Maurizio Avola raccontò, prima a Michele Santoro e a Guido Ruotolo nel 2019 e poi ai pm nel gennaio 2020, di aver riempito lui la Fiat 126 di tritolo. E accusò Aldo Ercolano, il suo “superiore” di Catania. Inoltre, fornì la chiave del giallo dell’uomo misterioso del garage avvistato dal collaboratore Gaspare Spatuzza mentre riempivano di esplosivo la 126. Per Avola sarebbe stato Ercolano, ma i pm non gli credono. Stando al racconto di Avola, questi era in via D’Amelio a dare il segnale a Giuseppe Graviano. Per i pm, invece, emerge “una serie macroscopica di falsità ed incongruenze“. Avola ha portato gli inquirenti in un altro garage, ha indicato l’appartamento di un appuntato dei carabinieri come covo e s’è scoperto che il 18 luglio era stato fermato a Catania con un pregiudicato con un’ingessatura al braccio. Dunque, l’ipotesi dei pm è quella di autocalunnia e calunnia aggravata in concorso con soggetti da identificare. Invece, chiedono l’archiviazione per Avola, Ercolano e gli altri accusati per le due stragi. Il gip Santi Bologna, però, ha respinto la richiesta di archiviazione e fissato la camera di consiglio il 14 luglio.
Potrebbe decidere di archiviare o chiedere nuove indagini o addirittura l’imputazione coatta. Per i pm è molto probabile che le dichiarazioni di Avola “oltre a essere certamente non veritiere, possano essere state eterodirette da parte di soggetti, non identificati sulla scorta delle indagini in corso, interessati a porre in essere l’ennesimo depistaggio“. Mentre è intercettato, Maurizio Avola ha parlato “di somme di denaro nell’ordine di complessivi 13.000 euro circa che lo stesso riferisce essere i proventi della pubblicazione del libro“, ma il ‘pentito’ è “totalmente smentito in quanto Santoro gli ha versato somme di gran lunga inferiori quali contributo volontario (tra i mille e i millecinquecento euro)“. Poi nelle conversazioni intercettate Avola, per i pm, “si dice convinto che tra gli inquirenti vi sia la convinzione che le sue dichiarazioni siano frutto di un complotto finalizzato a depistare le indagini sulla strage di Via D’Amelio, da egli stesso ordito con l’aiuto dell’avvocato Ugo Colonna, suo storico difensore e dei giornalisti Guido Ruotolo e Michele Santoro, quest’ultimo in contatto con appartenenti ai servizi segreti“.
LA REPLICA DI MICHELE SANTORO
Non si è fatta attendere la replica di Michele Santoro: “È ciò che Avola attribuisce alle intenzioni ostili degli inquirenti su di me. Punto. Il nulla“. In riferimento all’inchiesta, il giornalista aggiunge: “Sono avvenute cose molto gravi. La Procura ha fatto un comunicato per smentire un libro prima ancora che fosse distribuito. Gli accertamenti a mio parere sono stati fatti per dimostrare che Avola non diceva la verità e non per andare a vedere se dicesse la verità“. Santoro al Fatto Quotidiano evidenzia che “comunque non sono stati raggiunti elementi dirimenti per sostenere che Avola non fosse presente in via D’Amelio“. Per questo, il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione, fissando un’udienza per decidere cosa fare. “La cosa più grave per me è la lesione della nostra libertà di giornalisti di condurre un’inchiesta: siamo stati intercettati e monitorati e poi siamo stati sentiti come testimoni senza i diritti che dovrebbero essere garantiti a chi di fatto era già trattato come un indagato“. Comunque, non è emersa alcuna traccia di un’attività scorretta da parte dei giornalisti. “Avola non è mai stato condannato per calunnia nonostante le denunce di personaggi potenti. Non ha chiesto il programma di protezione e ha scontato le sue pene, ottenendo sempre la diminuzione di pena“, dichiara invece l’avvocato Ugo Colonna, secondo cui “i pm scrivono che le sue dichiarazioni sarebbero eterodirette ma non c’è nessun elemento in tal senso“.