Silvia Sardone traccia la strada del suo futuro politico, promettendo che continuerà ad occuparsi del rischio islamizzazione e delle periferie
Recentemente scelta per il ruolo di vicesegretaria della Lega, l’eurodeputata (seconda per voti a Bruxelles solo dopo il collega Vannacci, anche lui oggi vice del Carroccio) Silvia Sardone ha concesso un’intervista al quotidiano La Verità, spiegando nel dettaglio le battaglie che porta e continuerà a portare avanti, concentrando la sua attenzione sulle periferie cosiddette “multietniche” delle grandi città – spesso degradate – e sul pericolo di islamizzazione dell’Occidente; il tutto, però, con Sardone che ci tiene a partire dalla doverosa precisazione secondo cui si sente “responsabilizzata e onorata” dell’opportunità “importante” concessa da Matteo Salvini.
Pur scalando i vertici politici del partito che da sempre abbraccia, Sardone ci tiene anche a precisare che continuerà comunque a vivere “in fondo a via Padova”, in un quartiere della sua Milano in cui “la sinistra ha totalmente fallito con il suo modello di integrazione” a discapito – innanzitutto – dei cittadini stranieri “perbene che lavorano”. Il suo obiettivo futuro è quello di rimanere sul “fronte [delle] periferie”, lanciando una stoccata al sindaco meneghino Beppe Sala, che “i quartieri periferici non sa nemmeno cosa siano”, ironizzando sul fatto che probabilmente “pensa che per entrare serva il passaporto”.
Silvia Sardone: “Il mio obiettivo resta quello di combattere l’islamizzazione nelle periferie”
Complessivamente, Silvia Sardone confessa di non avere idea se Salvini intenda distribuire “delle deleghe” ai suoi nuovi vicesegretari, promettendo che in ogni caso “andrò avanti con le mie battaglie sulla sicurezza, sull’immigrazione e sulle periferie”, sostenendo chiaramente che “la Lega è oggi l’unico partito che si occupa dei quartieri difficili” e rivendicando che è anche “l’unica vera opposizione alla maggioranza di Ursula von der Leyen” in Europa, come dimostrerebbero gli scontri sul tema green.
Al di là di queste battaglie, per Sardone l’obiettivo assolutamente prioritario resta quello del “rischio islamizzazione”: dal canto suo, infatti, “la nostra società è fragile” e potrebbe facilmente cadere sotto la spinta di “alcune comunità” che hanno chiaramente dimostrato di non avere “alcuna intenzione di integrarsi”, dicendosi pronta a combattere personalmente quella che definisce “una battaglia di libertà” contro l’alternativa di “calpestare decenni di battaglie democratiche”.