Mercoledì scorso, il Presidente Donald Trump ha annunciato la riduzione al 10% sui dazi reciproci per 90 giorni a eccezione della Cina, cui rimangono applicate tariffe al 125%. La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha espresso apprezzamento sui social in merito alla decisione di sospendere i dazi reciproci che rappresenta “un passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale”. Il portavoce della Commissione per il Commercio, Olof Gill, ha dichiarato che Bruxelles si prenderà ora il tempo necessario al fine di valutare quest’ultimo sviluppo.
Qualche ora prima dell’annuncio di Trump, la Commissione europea aveva autorizzato l’introduzione di contro-dazi al 25% e al 10% da applicare in tre tranche: la prima dal 15 aprile, la seconda dal 16 maggio mentre la terza a partire dal 1 dicembre. Le misure erano state approvate con il voto favorevole di 26 Stati membri e con il voto contrario soltanto dell’Ungheria.
Il Consiglio direttivo della Bce, che il prossimo 17 aprile si riunirà a Francoforte in materia di politica monetaria, dovrà quindi valutare quale strada intraprendere alla luce di un quadro macroeconomico estremamente complesso, incerto e volatile.
Durante la conferenza stampa a margine della precedente riunione dello scorso 6 marzo, la Presidente Christine Lagarde aveva aperto a potenziali interruzioni nella serie consecutiva dei tagli dei tassi avviata a giugno 2024 (e arrivati fino al 2,5%) qualora i dati economici e finanziari non avessero supportato decisioni in tale direzione, a testimonianza del fatto che la Bce non si fosse impegnata su una rotta predefinita.
La situazione è notevolmente cambiata dopo il 2 aprile con l’annuncio dell’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti e che hanno colpito diversi Paesi del mondo, tra i quali anche gli Stati dell’Unione europea con tariffe al 20%. Nonostante le ultime decisioni dell’Amministrazione statunitense è quindi molto probabile che il Consiglio direttivo continui a diminuire i tassi di interesse con il duplice tentativo di favorire, da un lato, la competitività dell’export europeo e, dall’altro, di ridurre l’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro statunitense che è sceso ai valori minimi degli ultimi sei mesi: in seguito alle misure comunicate il 2 aprile, infatti, la moneta comune europea si è apprezzata arrivando a scambiare a quota 1,11 dollari.
Il taglio dei tassi sarebbe prodromico anche per la gestione di una probabile recessione nell’area euro per l’impatto negativo sulla crescita in seguito all’introduzione delle misure protezionistiche. In aggiunta, la possibilità che le attuali esportazioni cinesi dirette negli Stati Uniti vengano reindirizzate verso l’Europa, oltre all’incremento degli stessi prodotti europei all’interno del proprio mercato, potrebbe determinare un aumento della concorrenza sui prezzi per i produttori europei con potenziali effetti disinflazionistici, spingendo così al ribasso i prezzi nell’Eurozona.
L’impatto delle misure introdotte dall’Amministrazione Trump avrebbe certamente effetti anche in Italia: nel rapporto di previsione “Energia, Green Deal e dazi: gli ostacoli all’economia italiana ed europea” del Centro Studi di Confindustria pubblicato il 2 aprile scorso, la crescita del Pil italiano per il 2025 è stata rivista al ribasso, con un incremento dello 0,6% rispetto allo 0,9% delle previsioni di ottobre.
Come anche ricordato dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Panetta, nella relazione all’Assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio di esercizio dell’istituto lo scorso 31 marzo, “la lotta all’inflazione non può ancora dirsi conclusa” e “le decisioni di politica monetaria dovranno bilanciare due fattori. Da un lato, la debolezza dell’economia europea e le tensioni geopolitiche stanno frenando consumi e investimenti, contribuendo a contenere l’inflazione. Dall’altro lato, l’aumento dell’incertezza – dovuto soprattutto agli annunci, talora contraddittori, sulle politiche commerciali degli Stati Uniti – impone cautela nel percorso di diminuzione dei tassi ufficiali”.
Anche il Governatore della banca di Francia e membro del Consiglio direttivo della Bce, Francois Villeroy de Galhau, aveva ribadito in un’intervista a Le Monde che “c’è ancora spazio per tagliare i tassi e va deciso di farlo con un pragmatismo basato sui dati economici e con la necessaria rapidità” e che “i cambiamenti emersi dal 2 aprile giustificano un taglio a breve”.
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