Lo scorso 6 marzo il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di ridurre di altri 25 punti base i tassi di interesse arrivando così al 2,50%: si tratta del sesto taglio consecutivo per complessivi 150 punti base a partire da giugno 2024 quando i tassi, invariati da settembre 2023, erano pari al 4%.
La decisione è stata presa anche alla luce delle recenti proiezioni sulla crescita dell’area Euro pari allo 0,9% per il 2025 e all’1,2% per il 2026, entrambi in ribasso dello 0,2% rispetto alle stime del mese di dicembre 2024 e dovute alla diminuzione delle esportazioni, ai deboli investimenti, all’elevata incertezza sulle politiche commerciali e, più in generale, su quelle economiche. Rimane invece invariata l’aspettativa di crescita per il 2027 prevista all’1,3%.
Durante la conferenza stampa a margine della riunione è stato chiesto alla Presidente Christine Lagarde una valutazione circa il potenziale impatto a livello macroeconomico e sulla politica monetaria dei piani di spesa che prevedono un aumento per la difesa (e nel caso della Germania anche per le infrastrutture) con riferimento al piano ReArm Europe presentato dalla Commissione europea il 4 marzo e poi approvato dal Parlamento europeo mercoledì scorso con 419 voti a favore. Il piano prevede che si possano mobilitare circa 800 miliardi di euro per la difesa dell’Europa, di cui 150 miliardi in prestiti, e potrebbe avere un impatto sia sulla crescita economica che sull’inflazione.
La Lagarde ha precisato che andranno valutati sia gli importi che le tempistiche ripetendo più volte l’importanza di prestare attenzione “ai rischi e all’enorme incertezza presenti ovunque” che non consentono di impegnarsi su un percorso predefinito.
Anche sul tema dei dazi la Lagarde ha precisato che “l’Europa dovrebbe negoziare da una posizione di forza” consapevole che le tariffe e le ritorsioni rappresentano un freno agli investimenti e ai consumi e aggiungono ulteriori elementi di incertezza alle prospettive inflazionistiche e di crescita dell’area euro.
Gli attuali indicatori macroeconomici sono comunque positivi: le stime preliminari dell’Eurostat relative all’inflazione di febbraio evidenziano un calo, con il costo della vita che si attesterebbe al 2,4% rispetto al 2,5% registrato a gennaio a evidenza anche di quanto precisato dalla Lagarde che “il processo disinflazionistico è ben avviato”. Inoltre, i dati rilevati dall’Eurostat e recentemente diffusi in merito alla produzione industriale nel mese di gennaio 2025 registrano un incremento più alto delle aspettative e pari allo 0,8% nell’Eurozona e allo 0,3% nell’Unione europea rispetto ai dati di dicembre scorso che evidenziavano una diminuzione nelle due aree rispettivamente pari allo 0,4% e 0,2%.
Anche il mercato del lavoro dovrebbe continuare a mostrare una buona tenuta, con il tasso di disoccupazione che si attesterebbe in media al 6,3% nel 2025 per poi diminuire al 6,2% nel 2027.
La prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce è prevista per il 17 aprile, mentre c’è attesa per conoscere quali decisioni verranno prese dalla Fed nella riunione del 18 e 19 marzo considerando gli ultimi dati macroeconomici relativi all’economia statunitense.
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