Cina e Usa hanno concordato una tregua sui dazi di 90 giorni. Per Washington resta aperto il nodo relativo al debito pubblico
I negoziati condotti a Ginevra nel fine settimana hanno portato a una sospensione della maggior parte dei dazi reciproci tra Stati Uniti e Cina, che per 90 giorni verranno ridotti del 115%. Questo significa che in alcuni casi le tariffe americane sulle merci cinesi scenderanno al 30%, mentre quelle di Pechino sui beni made in Usa passeranno al 10%. Un risultato certamente importante, ma che apre la strada a ulteriori trattative tra Washington e Pechino dall’esito tutt’altro che scontato.
«La mia impressione – ci dice Mario Deaglio, Professore emerito di economia internazionale all’Università di Torino – è che l’Amministrazione Trump si sia illusa di poter ignorare quelli che sono i cicli del prodotto».
Cosa intende dire?
Nel mondo integrato di oggi, per realizzare un prodotto possono servire componenti che a volte, come nel caso di alcuni grandi aeroplani, arrivano da almeno una dozzina di Paesi. Questo significa che per riportare in patria alcune produzioni può volerci molto tempo. Forse alla Casa Bianca ritenevano che non fosse cosi complicato. Viste, però, le conseguenze che si rischiavano per l’economia, è stato necessario compiere una sorta di marcia indietro con trattative e sospensione dei dazi. In pratica si è fatto solo adesso quello che andava fatto all’inizio come primo passo: aprire delle trattative per cercare di cambiare una situazione non ottimale per Washington.
La tregua raggiunta con Pechino si può considerare una sconfitta per gli Stati Uniti?
Fino a un certo punto, perché l’economia cinese è ancora molto basata sull’export e le tariffe imposte dagli Stati Uniti erano, quindi, molto penalizzanti. Pechino ha fatto alcune scelte che si stanno rivelando importanti, come quelle sulle terre rare, ma anche altre fallimentari come quelle sul fronte immobiliare. Non può dunque considerarsi immune da problemi.
In questi 90 giorni si continuerà a trattare. Bessent nelle scorse settimane aveva detto che ci sarebbero voluti 2-3 anni per arrivare a un accordo commerciale completo con la Cina. Dunque, non si risolverà tutto in questi tre mesi…
Non credo che si possa risolvere tutto in 90 giorni. Sullo sfondo vedo, infatti, il quadro di un mondo che è giunto ormai al termine di una fase ed è in difficoltà a farne partire una nuova.
Dopo l’accordo con il Regno Unito e questa tregua con la Cina, i negoziati Usa-Ue sui dazi si mettono in discesa?
Trump stesso è sembrato in tal senso possibilista nelle sue recenti dichiarazioni. In fondo non conviene a nessuna delle due parti andare a uno scontro che sarebbe probabilmente destinato ad acuirsi vista la volontà europea di introdurre dei contro-dazi nel caso restassero in vigore le tariffe varate dagli Stati Uniti poco più di un mese fa. Si tratterà semmai di capire se tutti i dettagli dell’accordo potranno essere definiti in poco più di un mese o se verrà fissato un quadro generale entro cui muoversi per ulteriori negoziati più puntuali. Nel frattempo i danni alla crescita sono già visibili nelle previsioni che sono state elaborate, per esempio, dal Fmi.
Torniamo alla “tregua” tra Usa e Cina, che scadrà ad agosto, quando, secondo il segretario del Tesoro Bessent, il Governo federale potrebbe non essere più in grado di onorare i suoi pagamenti se il Congresso non alzerà il tetto al debito Usa. C’è il rischio che queste due scadenze si incrocino?
Sì, più in generale le partite dei dazi e del debito pubblico americano si incrociano, perché gli Stati Uniti hanno bisogno di acquisti dall’estero dei loro titoli di stato che in qualche modo finora davano garanzie ai loro detentori. Per esempio, per alcuni Paesi della Nato possedere titoli del debito pubblico americano ha rappresentato un modo per essere certi di poter contare sullo scudo difensivo degli Stati Uniti. Se oggi, però, da Washington viene la richiesta agli altri Paesi Nato di aumentare la spesa nella difesa, allora non è poi così necessario acquistare titoli del Tesoro Usa.
Gli acquisti di titoli del debito pubblico americano potrebbero quindi diventare una carta da giocare al tavolo dei negoziati sui dazi?
È così. La situazione è molto intricata ed è difficile dire quale sarà esattamente il punto di caduta di trattative così complesse.
Quanto può pesare nella trattativa Usa-Cina la possibilità che sia Pechino a convincere la Russia a negoziare con l’Ucraina, visto che il tentativo di Washington in tal senso sembra essere andato a vuoto?
Anche in questo caso la situazione è molto complicata, anche perché in Ucraina si sarebbe dovuto votare l’anno scorso, ma Zelensky ha chiesto e ottenuto l’estensione della legge marziale. Non è poi ben chiaro se Kiev verrebbe fatta entrare o meno nella Nato. Questo per ricordare che la soluzione del conflitto non dipende solo dalla posizione della Russia, che non credo abbia particolare interesse a portarlo avanti a lungo, viste le conseguenze che ha anche per le classi sociali più agiate. In sintesi, si potrebbe dire che, nonostante la tregua sui dazi tra Usa e Cina, rimaniamo in una notte scura e per di più nebbiosa.
(Lorenzo Torrisi)
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