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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » SCENARIO DAZI/ Il rischio cinese per l’Ue e il senso del pressing di Trump sulla Fed

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SCENARIO DAZI/ Il rischio cinese per l’Ue e il senso del pressing di Trump sulla Fed

Non è detto che la Fed tagli i tassi settimana prossima. Per l'industria Ue esiste una minaccia cinese da non sottovalutare

Int. Domenico Lombardi
Pubblicato 13 Giugno 2025
Commissione Ue

Bruxelles, la sede della Commissione Ue (Ansa)

Cresce l’attesa per le decisioni di politica monetaria che la Fed è chiamata a prendere la prossima settimana. Nei giorni scorsi il Presidente Trump è tornato a chiedere una riduzione dei tassi e gli ultimi dati sull’occupazione e l’inflazione di maggio sembrano consentire una manovra in tale direzione.


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Come ricorda Domenico Lombardi, Professore di politiche economiche e governance dell’Eurozona alla Luiss, di cui dirige il Policy Observatory, «i dati sull’inflazione per il mese di maggio indicano un rallentamento del tasso di crescita dell’indice dei prezzi, aumentato solamente dello 0,1% rispetto ad aprile, al di sotto delle attese di mercato. Per metterlo in prospettiva, la rilevazione di aprile segnava un incremento dello 0,2% rispetto al mese precedente. Nel complesso a maggio il tasso tendenziale si è attestato al 2,4%, non particolarmente distante dal target di medio periodo pari al 2%.


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Tuttavia, sarebbe, a mio avviso, errato assumere che gli ultimi dati impattino in modo materiale sulla riunione del comitato direttivo della Fed in calendario la prossima settimana».

La Fed potrebbe, quindi, lasciare i tassi ancora invariati?

Ad alimentare le attese per una posizione attendista, vi è la sensazione che le dinamiche osservate nell’indice dei prezzi non riflettano ancora l’impatto delle tariffe applicate, annunciate o semplicemente minacciate, dal momento che i rivenditori americani hanno proceduto, nelle settimane passate, a fare incetta di beni stranieri con l’obiettivo di aggirare, nel breve periodo, le tariffe. Va aggiunto che l’inflazione è rimasta stabilmente elevata, e ben al di sopra del target, negli ultimi quattro anni – elemento che aggiunge ulteriore prudenza alla postura dell’Autorità monetaria. In ogni caso, l’incontro sarà assai utile per decodificare le aspettative dei membri del Fomc rispetto all’evoluzione, a breve, dei prezzi e, quindi, dei tassi di intervento.


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Il pressing dell’Amministrazione sulla Fed continua a essere elevato. Perché per la Casa Bianca è così importante un taglio dei tassi? Quale ruolo dovrebbe avere la Fed nella strategia che hanno in mente Trump e i suoi consiglieri?

Il pressing sulla Fed rimane forte con il Presidente Trump che ha richiesto una diminuzione di addirittura un intero punto percentuale nei tassi di intervento. Lo scorso anno, la Fed ha ridotto sì di un punto percentuale i suoi tassi, ma in ben tre volte con tagli di 25 punti base e, una volta, di 50.

L’Amministrazione è consapevole che l’aumento dell’incertezza causato dalle aspettative circa le misure restrittive, nonché l’impatto materiale derivante dalle misure stesse, sta generando un rallentamento della crescita che la Banca d’Italia ha stimato nell’ordine di ben due punti percentuali per gli Stati Uniti tra l’anno corrente e il prossimo, a fronte di un punto percentuale per l’economia mondiale nel medesimo arco temporale. Di qui l’esigenza di allentare le condizioni monetarie per mitigare l’impatto recessivo.

In Cina sembra poter iniziare una nuova fase di deflazione. Quanto può essere pericolosa o invece benefica per gli Stati Uniti e l’Europa?

La capacità produttiva cinese è strutturalmente in eccesso rispetto ai nuovi equilibri dell’economia mondiale che prevedono una crescente segmentazione sulla base di blocchi geopolitici. Le misure particolarmente restrittive verso l’export cinese negli Stati Uniti tendono a rafforzare ulteriormente questa tendenza che era già visibile nell’economia mondiale. Più le restrizioni americane saranno significative per l’export proveniente dalla Cina, più i suoi produttori inonderanno i mercati europei con prezzi aggressivi, aggiungendo difficoltà ai produttori europei.

Dopo il taglio della scorsa settimana è ipotizzabile che la Bce riduca ancora i tassi a luglio oppure li lascerà invariati almeno fino a settembre?

La scorsa settimana la Bce ha segnalato che il ciclo di riduzione dei tassi ha raggiunto una fase, se non terminale, certamente di pausa, a maggior ragione se il quadro inflativo mostrasse ulteriori segni di stabilizzazione. Eventuali, ulteriori riduzioni potranno solo verificarsi nel contesto di un significativo aumento dell’incertezza e del conseguente deterioramento delle prospettive di crescita dell’Eurozona.

Nelle Raccomandazioni diffuse la scorsa settimana, la Commissione europea ha chiesto all’Italia di aumentare le spese nella difesa. Il nostro Paese dovrebbe, come altri 15 che l’hanno fatto, chiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità concessa per questo genere di spese? Se sì, con quali conseguenze?

L’aumento delle spese di difesa non è realizzabile nei tempi e nelle modalità attualmente previste dalla Commissione poiché comprometterebbe la postura macro-fiscale del Governo che continua a registrare significativi apprezzamenti dai mercati internazionali – apprezzamenti che si sono tradotti sinora in una straordinaria compressione dello spread tra Btp e Bund su livelli che mai si erano registrati stabilmente in anni recenti e che, nell’opinione di autorevoli investitori internazionali, potrebbe ridursi ulteriormente. Occorre onestamente riconoscere il dato fattuale che il Governo Meloni ha invertito la polarità nelle relazioni sulla fiscalità con Bruxelles. È l’Ue che preme per un allentamento della politica fiscale italiana…

Non pensa che la Commissione europea dovrebbe consentire di utilizzare questa clausola anche per altre spese o investimenti che possono essere importanti in questa fase viste le difficoltà dell’industria piuttosto che i livelli dei prezzi energetici?

Concordo sulla necessità di avere un approccio più flessibile per non penalizzare oltremodo gli investimenti. Nel caso italiano, tuttavia, dobbiamo mostrare un ulteriore elemento di prudenza a causa della pesante eredità fiscale che ci è stata trasmessa. Sono fiducioso che l’Italia, come sempre, farà il suo dovere di fondatore dell’Unione. Lo farà, tuttavia, seguendo tempi e modi in linea con il nostro interesse nazionale, e non per soddisfare quello dettato da altri. Capisco che a qualcuno questo possa dare fastidio in Italia e, anche, in Europa.

(Lorenzo Torrisi)

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Tags: InflazioneDonald TrumpGoverno Meloni

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