Dal 2 aprile, giorno in cui Trump ha annunciato l’introduzione dei dazi reciproci, poi sospesi per 90 giorni, tranne che nei riguardi della Cina, con cui c’è stata una continua escalation sulle tariffe, i prezzi delle materie prime energetiche sono crollati. In particolare, per quel che riguarda il petrolio si è tornati a livelli di inizio 2021, mentre il Ttf di Amsterdam, dopo aver sfiorato i 60 euro/MWh a febbraio, è sceso sotto i 35, dove si trovava un anno fa.
Come ci spiega Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, «le materie prime energetiche non sono state coinvolte direttamente nella vicenda dei dazi, con l’eccezione importante delle tariffe che la Cina ha imposto sulle importazioni americane, Gnl compreso. Il loro calo è principalmente dovuto alle attese di una caduta della domanda: dal momento che lo scenario di guerra commerciale lascia intravvedere una recessione o quanto meno una frenata dell’economia globale, ci si attende che si consumerà meno energia in futuro».
Questo quadro potrebbe essere messo in discussione tra qualche mese?
Sì, in particolare per quel che riguarda il petrolio. Infatti, prezzi così bassi mettono in forte difficoltà la produzione americana da shale, che ha costi non marginali che potrebbero anche aumentare se venissero introdotti dei dazi su materiali e manufatti utilizzati nel settore. Dunque, potrebbe esserci meno offerta e questo potrebbe far salire i prezzi oppure Trump, che voleva far crescere l’export di greggio americano, potrebbe anche rivedere le sue politiche commerciali per non veder penalizzata troppo l’industria estrattiva nazionale.
Questo per quanto riguarda il petrolio. Cosa ci può dire, invece, in merito al gas?
Da tre anni ormai l’Europa deve fare i conti con la concorrenza cinese per attrarre i carichi di Gnl dai Paesi produttori. Concorrenza che ora è diminuita in maniera significativa dal momento che Pechino ha introdotto tariffe importanti sull’importazione di prodotti americani, compreso il Gnl. Tutto questo potrebbe contribuire a mantenere l’indice Ttf su livelli relativamente contenuti. Tra l’altro l’import di Gnl americano potrebbe anche essere un elemento in grado di favorire una soluzione positiva nel negoziato in corso tra Ue e Usa sui dazi.
Questi prezzi dovrebbero anche aiutare la ricostituzione delle scorte di gas in Europa in vista del prossimo inverno…
Sappiamo che, a causa di un inverno più rigido rispetto ai due precedenti, siamo arrivati alla fine dello scorso inverno con scorte a livelli decisamente bassi. Oggi con questi prezzi potrebbe essere meno problematico e meno costoso riempirle nei prossimi mesi.
Ci saranno probabilmente anche degli effetti positivi per le bollette di gas ed elettricità.
Anche sotto questo punto di vista, per il momento lo scenario è positivo, anche se è bene non abbassare la guardia, perché il quadro potrebbe cambiare in poco tempo. Basterebbe, per esempio, che venissero meno i dazi cinesi sull’importazione di Gnl americano.
A proposito di dazi, visti i rischi che corre l’economia europea, il Governo italiano è tornato a chiedere nei giorni scorsi una revisione importante del Green Deal. Cosa ne pensa?
Il Governo italiano fa bene a chiedere una revisione del Green Deal che appare inevitabile. Quella energetica, infatti, è una transizione non solo ambiziosa, ma anche per certi versi rivoluzionaria e in fin dei conti irrealistica. Bisognerebbe, quindi, ridurre i costi che l’industria deve sopportare in virtù dell’ambizione dell’Ue di salvare il pianeta quando pesa solamente per il 7% sulle emissioni globali di CO2.
Bisognerebbe, quindi, fare qualche sforzo di revisione in più rispetto a quelli finora mostrati, riguardanti perlopiù gli aspetti burocratici che pesano sulle imprese?
Sì, mi sembra che nel dibattito ci sia una sorta di distacco dalla realtà. Per esempio, come si può pensare di ridurre entro il 2030 del 55% le emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 quando oggi non siamo arrivati ancora al 35%? Come possiamo raggiungere questo risultato in soli cinque anni?
Se è per questo, l’obiettivo è di arrivare a emissioni zero nel 2050…
Mi sembra un sogno irrealizzabile. Questo non vuol dire che non occorra andare avanti nella riduzione delle emissioni, ma occorre più realismo se vogliamo garantire un futuro all’economia europea. Serve una politica energetica pragmatica che tenga anche conto dei prezzi energetici che gravano sui competitor americani e cinesi. Per questo non possiamo oggi rinunciare al gas e non pensare al nucleare di quarta generazione, oltre alle rinnovabili.
Perché, secondo lei, manca una politica energetica pragmatica in Europa?
Sembra mancare la volontà di studiare i bilanci energetici e la loro evoluzione nel tempo. Penso che in buona fede molti si dimentichino dell’esistenza di questi dati alimentando un preoccupante distacco dalla realtà, anziché la ricerca di soluzioni concrete. Pensare solo all’ambiente dimenticandosi della competitività economica e della sicurezza energetica può essere molto pericoloso.
(Lorenzo Torrisi)
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