Le bollette di gas ed elettricità sono tornate a pesare sulle tasche delle famiglie italiane e sui costi delle imprese, a tutto vantaggio dei loro competitor europei che possono contare su prezzi energetici nazionali inferiori. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che nelle prossime settimane verrà varato un provvedimento per far fronte a questa problematica.
Intanto le quotazioni del Ttf hanno subito un significativo calo dopo l’annuncio dell’avvio delle trattative tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina. Se si dovesse arrivare a una pace, i problemi energetici per l’Europa cesserebbero?
Secondo Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, «non si avrebbe un ritorno alla situazione pre-conflitto, ma ovviamente ci sarebbero conseguenze positive. Non torneremo certamente a importare gli stessi volumi di gas russi del 2021, ma già quantità in grado di evitare timori sulla scarsità della materia prima darebbero una gran mano».
Vorrebbe dire che l’Ue dovrebbe eliminare le sanzioni nei confronti della Russia…
Se la guerra in Ucraina finirà si potrà cominciare a parlare della fine del regime sanzionatorio. Dopo quello che è successo credo che l’Europa cercherà di evitare di tornare a essere dipendente dal gas di Mosca. Penso che sarà interesse anche della Russia riprendere le esportazioni verso l’Ue per avere entrate in più nel proprio bilancio pubblico.
Il ministro Giorgetti ha annunciato che un provvedimento contro il caro bollette verrà adottato nelle prossime settimane. Cosa si potrà fare vista la situazione dei conti pubblici italiani?
Il Governo può tentare di chiedere alla Commissione europea di poter varare dei provvedimenti sulla falsariga di quelli adottati nel 2022 che richiedono l’aumento del deficit. Oppure può vedere se c’è lo spazio fiscale per sterilizzare parte dell’Iva, delle imposte o degli oneri di sistema che gravano sulle bollette. Si tratterebbe in ogni caso di rinunciare a entrate o di aumentare voci di spesa del bilancio pubblico. Misure come il disaccoppiamento tra costo del gas e dell’elettricità o il tetto al prezzo del gas sono artifici che non hanno molte possibilità di poter essere realizzati.
C’è qualcosa che si potrebbe fare a livello europeo contro il caro energia?
La transizione energetica comporta maggiori costi. Se vogliamo ridurli ci sono due strade. La prima è quella di trasferirli in parte al debito pubblico. La seconda è quella di rendere meno rigida la transizione. Per esempio, la Commissione europea potrebbe consentire, in determinate situazioni critiche, come quella che si potrebbe verificare in estate se non ci fosse abbastanza gas per ricostituire le scorte in vista del prossimo inverno, delle deroghe per utilizzare maggiormente le centrali a carbone o per far sì che sul prezzo dell’energia elettrica non gravi il costo crescente dei permessi di emissione di CO2.
In che modo questi permessi gravano sul prezzo dell’elettricità?
I permessi vanno acquistati per l’elettricità prodotta con emissioni di anidride carbonica e il loro costo non è marginale in Italia. Per dare un’idea, dei 160 euro/Mwh intorno cui si aggira in questi giorni il prezzo dell’elettricità, circa 40 sono dovuti al costo dei permessi per le emissioni di CO2.
Torniamo alle deroghe che la Commissione europea potrebbe concedere. Concretamente cosa potrebbe fare?
Basterebbe che annunciasse un po’ più di flessibilità nei momenti gravi, per esempio quando il prezzo del gas supera i 50 euro/Mwh, dando temporaneamente la possibilità di utilizzare più carbone o sospendendo l’obbligo di acquisto dei permessi di emissione di CO2. Potrebbe anche far scendere il costo di quest’ultimi aumentando il numero di quelli gratuiti. Ovviamente occorre anche fare in modo di non chiudere totalmente le centrali a carbone come il nostro Paese pare assurdamente intenzionato a fare.
Con questo tipo di scelte, di fatto la Commissione finirebbe per favorire l’Italia rispetto a un Paese che ha il nucleare o maggiore produzione da rinnovabili…
Sì, ci sarebbe questo problema, che riflette le differenze e le divisioni esistenti nell’Ue. Per esempio, la Germania ha chiuso le sue centrali nucleari e questo pesa anche sugli altri Paesi nel momento in cui non riesce a produrre energia tramite eolico e fotovoltaico. Un altro grande problema del sistema energetico europeo è la sua altissima dipendenza dall’estero, anche per quel che riguarda i materiali necessari alla transizione green come i pannelli fotovoltaici e le turbine eoliche, che vengono principalmente importati dalla Cina.
Sembra, però, che in Europa di politica energetica si parli poco.
È un altro dei problemi politici di un’unione alla quale manca anche una politica estera, visto che in questi giorni stiamo scoprendo che la fanno gli americani al posto nostro. Ora quello che temo è che una volta passata l’emergenza sulle scorte di gas in Europa continueremo a non curare i nostri fondamentali energetici e ci troveremo prima o poi ad affrontare una nuova crisi.
(Lorenzo Torrisi)
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