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Home » Esteri » SCENARIO FRANCIA/ “I giudici domani possono togliere l’Eliseo a Le Pen, pronto il piano B”

  • Esteri

SCENARIO FRANCIA/ “I giudici domani possono togliere l’Eliseo a Le Pen, pronto il piano B”

Int. Francesco De Remigis
Pubblicato 30 Marzo 2025 - Aggiornato alle ore 12:00
Marine Le Pen, RN

Marine Le Pen, leader RN all'Assemblea Nazionale (ANSA-EPA 2024)

In Francia Marine Le Pen potrebbe essere condannata per appropriazione indebita ed esclusa dalle presidenziali. Bardella prenderebbe il suo posto

I giudici possono escludere Marine Le Pen dalla corsa delle prossime elezioni presidenziali. La Francia attende di sapere, domani, lunedì 31 marzo, se verrà condannata per aver utilizzato per il partito nazionale gli assistenti dei parlamentari pagati dalla UE, usando un escamotage non estraneo neanche ad altri partiti, anche se nessuno come il RN avrebbe fatto ricorso così massicciamente a questa pratica.


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La procura, osserva Francesco De Remigis, giornalista già corrispondente da Parigi, oltre a cinque anni di carcere, ne ha chiesti altrettanti di ineleggibilità. Una misura, quest’ultima, che in caso di condanna potrebbe diventare immediatamente esecutiva. Nel frattempo il delfino della leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, sta girando la Francia come se fosse già in campagna elettorale: il piano B del partito è già pronto.


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Come si è arrivati a processare Marine Le Pen?

Nove ex eurodeputati, tra cui la stessa Le Pen, sono accusati di aver assunto e pagato con fondi pubblici assistenti parlamentari che si ritiene non lavorassero a Bruxelles nell’ambito del loro mandato all’Eurocamera, bensì per il partito.

Di qui l’accusa di appropriazione indebita. Parliamo nel complesso di circa 3 milioni di euro. A novembre, la procura ha chiesto una condanna a cinque anni di carcere e a cinque anni di ineleggibilità con la cosiddetta “esecuzione provvisoria” per Le Pen, quindi immediata anche in caso di ricorso. Lunedì 31 marzo la decisione dei giudici sul suo caso.


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Qual è la consistenza delle accuse che le sono rivolte?

La consistenza c’è, ma a onor del vero è un giochino, se vogliamo definirlo così, che anche altri partiti hanno di fatto messo in pratica negli anni scorsi, magari con un “dosaggio” minore e maggiori accortezze. Anche perché, salvo casi limite come appare quello dei lepenisti, non è sempre facile stabilire se un assistente parlamentare a Bruxelles lavori per un eletto, che da un partito proviene, o per il partito stesso.

Può capitare che alcune attività si incrocino tra ruolo interno e mandato parlamentare. Il problema è che i lepenisti erano più a Parigi che a Bruxelles.

Se applicata, questa sentenza impedirebbe a Le Pen di candidarsi alle presidenziali del 2027, anche se dovesse presentare ricorso contro la decisione dei giudici, a meno che non venga assolta prima delle elezioni?

Sì, c’è questo rischio. Perché se la richiesta di pena interdittiva era prevedibile, visto che è obbligatoria in caso di condanne per appropriazione indebita di fondi pubblici, per lei è stata chiesta anche l’esecuzione immediata. Ed è stato questo a scandalizzare il Rassemblement National e perfino alcuni suoi avversari politici, a partire dal centrista Bayrou, oggi diventato premier francese.

Nel frattempo c’è stato un altro pronunciamento, che in qualche misura incrocia il suo caso. Perché riguarda la Le Pen?

Piuttosto singolare, quello della Consulta, che in teoria non avrebbe nulla a che fare con Le Pen perché riguarda gli eletti locali, i consiglieri comunali per intenderci. Ma di fatto può aprire per estensione a una sua esclusione anche dalla corsa all’Eliseo.

È il caso di un consigliere eletto a Mayotte, arcipelago francese a 8mila chilometri da Parigi, che potrebbe determinare il futuro politico di un leader nazionale. Ma qui entriamo in una logica quasi complottista, che personalmente tenderei a escludere.

Alcuni ritengono che l’attenzione dei media influenzerà la decisione della Corte su Le Pen, anche se è possibile che i giudici abbiano di fatto già preso la loro decisione, visto che stanno deliberando da circa quattro mesi.

Cosa è successo?

Quest’eletto locale era stato condannato nel giugno 2024 per appropriazione indebita di fondi pubblici ed altri due reati a due anni di carcere, di cui uno con la condizionale, e a una multa di 50mila euro. Ha fatto ricorso in appello, ma è stato immediatamente privato del suo mandato dopo essere stato condannato all’ineleggibilità. E la Consulta ha confermato la validità dell’esecuzione immediata della pena, anche se lui riteneva che la sentenza inficiasse la separazione dei poteri e il principio della libertà di scelta dell’elettore previsto dalla Costituzione.

Tocca Le Pen questo caso o no?

Se pure i giudici volessero in qualche modo collegare i due casi, decidere di seguire la strada tracciata per il caso di Mayotte, in teoria Le Pen non verrebbe immediatamente privata del mandato di parlamentare, perché la Consulta, che ha giurisdizione in materia, pronuncia queste decisioni solo dopo l’esito dei ricorsi.

L’unica conseguenza immediata di una simile condanna sarebbe la perdita, per Le Pen, del mandato di consigliera dipartimentale del Pas-de-Calais e l’ineleggibilità a presidente, quindi l’impossibilità a correre per l’Eliseo. In teoria, la decisione del Consiglio costituzionale relativa al rappresentante eletto di Mayotte potrebbe avere conseguenze blande. Ma è chiaro che essendo molto simile l’accusa, l’immagine della leader della destra in ogni caso non ne esce bene, salvo assoluzione.

Per quello che si conosce finora, quanto è serio il rischio di una condanna per Le Pen e quanto alta la probabilità che possa essere esclusa dalle prossime presidenziali?

Secondo Le Pen, e lo ha detto ai giudici durante l’interrogatorio, lei non ha mai avuto “la sensazione” di aver commesso la benché minima irregolarità o la minima azione illegale. Sono però accusati, lei e altri, di aver messo in piedi o di aver partecipato a una sorta di “sistema centralizzato” di gestione dei rimborsi ai quali i deputati europei hanno diritto per pagare gli assistenti parlamentari, con lo scopo di pagare dipendenti che lavoravano, in realtà, per il partito a Parigi. Le accuse sembrano piuttosto circostanziate.

L’inchiesta ha riguardato anche altre persone del partito, ex parlamentari europei di RN e loro collaboratori. Il Rassemblement National come ha reagito, ha accusato il colpo?

Di fatto è il modus operandi del partito a essere sotto accusa. Sono state chieste condanne per i 24 coimputati di Le Pen. L’Eurocamera si è costituita parte civile nel processo, per un danno finanziario di appunto tre milioni di euro.

Ma un milione è già stato rimborsato, con la postilla lepenista che ha pure fatto discutere: non è in nessun modo un’ammissione di colpevolezza. Ora Le Pen, che è in testa ai sondaggi per le presidenziali del 2027, accusa i magistrati, anche se con toni meno duri rispetto al passato, di cercare la sua “morte politica”, rischiando realmente cinque anni di prigione e cinque di ineleggibilità.

Gli altri partiti come interpretano questa vicenda, come si sono espressi su questo punto nel dibattito politico? E Macron?

Anche Macron non ha cavalcato il processo, anzi. Ne ha fatto cenno solo in un paio di occasioni pubbliche, e sempre con la cautela di chi non vuole rischiare di abbattere un avversario politico a colpi di sentenze dei giudici, ma alle urne.

Chi potrebbe sostituire la Le Pen come candidato di RN e quali sono, invece, le possibili candidature degli altri schieramenti?

Sicuramente Jordan Bardella, che è già presidente del partito e da settimane sta intensificando i viaggi in tutto l’Esagono, forse non a caso, tra comizi, firmacopie del suo libro e una potente attività anche attraverso i social network, quasi stesse già assecondando una linea, pronto al piano B.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Emmanuel MacronMarine Le Pen

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