L’incontro fra i leader di India e Russia è una tappa verso un mondo sempre più multipolare. Chi incassa di più è Modi
L’abbraccio con cui il premier indiano Narendra Modi ha accolto Vladimir Putin direttamente sulla pista dell’aeroporto di Nuova Delhi ha un forte valore simbolico e rafforza il “Partenariato strategico e privilegiato” che dal 2010 lega India e Russia. Il vertice annuale che si è tenuto dal 4 al 5 dicembre ha visto due leader che stanno affrontando fasi diverse, ma problemi simili: una combinazione di fattori che li porta a trovare forme di intesa e di convergenza tattica.
Entrambi hanno mandato messaggi alla Cina e agli USA e, da posizioni di forza diverse, gettano le basi per il nuovo ordine internazionale in cui l’Occidente non ha più un ruolo egemonico. Il testo ufficiale del Joint Statement pubblicato alla fine del bilaterale ha reso chiara la natura della convergenza fra le due potenze. Benché sul dossier delle importazioni di petrolio russo l’India abbia assunto una postura prudente circa l’offerta russa di forniture uninterrupted, il programma di cooperazione economica prevede di “diversificare” le relazioni commerciali in più campi.
Siamo davanti ad un rapporto che va oltre il petrolio e il cui obiettivo è quello di raggiungere 100 miliardi di dollari di interscambio entro il 2030. Esso riguarderà campi strategici come la manifattura hi-tech, la difesa, i minerali critici e la mobilità della forza lavoro. Un rapporto bilaterale che intende farsi più saldo e ampio, arrivando ad includere 70 punti elencati nel documento condiviso intitolato India-Russia: A Time-Tested Progressive Partnership, Anchored in Trust & Mutual Respect. Un’amicizia time-tested che resiste, cioè, alla prova di questi tempi tumultuosi e guarda al futuro.
La dimensione geo-economica di questa relazione è evidente soprattutto nei campi che riguardano il processo di de-dollarizzazione e il rafforzamento dei corridoi logistici INSTC (International North-South Transport Corridor), la Chennai-Vladivostok (Eastern Maritime Corridor), e naturalmente la Northern Sea Route.
Parliamo di una complessa infrastruttura finanziaria e logistica che tiene insieme sistemi di pagamento alternativi, settlement in valuta nazionale e connettività commerciale. Fattori che contribuiscono al cambiamento del paradigma delle relazioni internazionali. Non è un caso che il Joint Statement ufficiale abbia esplicitato l’idea di transizione parlando di “reinvigorating multilateralism”, un concetto che può portare a una riforma complessiva del Consiglio di sicurezza dell’ONU, e di una “Asia multipolare” in un “mondo multipolare”, che per l’India e la Russia sono garanzia per un orizzonte di pace e stabilità.
Al netto degli obiettivi di medio e lungo periodo, è l’India che incassa di più dal recente bilaterale, assicurandosi l’appoggio russo al conseguimento di un seggio permanente all’interno del Consiglio di sicurezza e la cooperazione russa in settori industriali chiave. Uno sforzo importante di co-produzione e co-sviluppo che può fare dell’India uno dei giganti della manifattura del futuro.
A differenza della Russia, ancora alle prese con la guerra in Ucraina e legata alla Cina da un rapporto di dipendenza economica, l’India intende giocare in piena autonomia strategica la sua partita. Il caloroso abbraccio a Putin non impedisce all’India di costruire ponti verso il mondo occidentale e catene logistiche fondamentali per il futuro come il corridoio IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor) e, allo stesso tempo, stringere rapporti sempre più stretti con i Paesi del Golfo, che per l’India rappresentano l’hub commerciale più importante dal punto di vista strategico.
Il recente Middle East Investment Forum di Sharjah, anche se meno glamour dell’incontro fra Modi e Putin, ha rafforzato il I2U2 (India-Israele-EAU-USA), un partenariato che può ridisegnare le relazioni commerciali del XXI secolo. L’India vuole essere uno dei soggetti che ridisegneranno gli equilibri del futuro guidando il riallineamento geo-economico in atto. Essa rappresenta uno dei pochi soggetti in grado di operare un vero multi-alignment, non aderendo ad un unico blocco, ma massimizzando le opportunità che la congiuntura presenta.
L’incontro fra Putin e Modi costituisce una delle tappe del processo che porterà al superamento della geopolitica del XX secolo, ma non implica – come molti analisti credono – un ritorno alla politica di potenza ottocentesca in cui i soggetti principali potevano accordarsi per stabilire l’equilibrio.
Anche se oggi, come allora, alla mancanza di un’infrastruttura istituzionale sovranazionale si sopperisce con un “metodo” di governo e il realismo della diplomazia, il mondo del XXI secolo è infinitamente più complesso. L’emersione su scala planetaria di tante potenze regionali con capacità di proiezione globale rende spietata la competizione per entrare nel “direttorio” di potenze in grado di stabilire le regole del gioco.
Inoltre, al momento è difficile intravedere all’orizzonte un continuum di conferenze e congressi come quello che dal 1815 al 1878 ha negoziato un compromesso accettabile dai principali attori internazionali. In definitiva, il mondo attuale non ha uno status quo da proteggere, anzi va nella direzione opposta, e molto probabilmente i futuri Lord Castlereagh, Klemens von Metternich e Charles-Maurice de Talleyrand non saranno occidentali.
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