Putin non vuole attacchi in Russia e valuta di conquistare tutta l’Ucraina. Zelensky trema: i rifornimenti a Kiev dipenderanno anche dalla guerra in Iran
Putin che si dice disposto a incontrare Zelensky, Trump che riparla con Putin: il confronto diplomatico intorno alla guerra in Ucraina è sempre bloccato intorno a meccanismi di facciata, a dichiarazioni che non smuovono niente. Mentre sul campo di battaglia i russi avanzano e potrebbero essere tentati di prendere tutta l’Ucraina.
Ma c’è un altro elemento da valutare, spiega Maurizio Boni, generale di corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa: Israele sta finendo le armi per difendersi e, se la guerra contro l’Iran continuerà, dovrà rivolgersi a USA e Occidente per colmare questo vuoto. Sono gli stessi attori che aiutano l’Ucraina: potrebbero non riuscire a soddisfare le esigenze di tutti i loro alleati.
Putin dice che è disposto a incontrare Zelensky, ma sostiene anche che non è legittimato a firmare niente. È il solito teatrino di questi ultimi mesi o sta cambiando qualcosa?
Cambia poco o niente. Putin continua a manifestare la sua disponibilità perché non deve passare come quello che chiude le porte. Però i margini per il negoziato sono ridotti a nulla. È significativo il fatto che al G7 Trump abbia del tutto ignorato Zelensky e che il presidente ucraino non abbia avuto le garanzie di sicurezza che cercava. È stato invitato al summit della NATO, ma come osservatore, non parteciperà ai lavori. Un segnale importante: siamo a un punto di svolta. Ma per capire la situazione bisogna evidenziare anche un altro fatto.
Quale?
L’influenza che sta avendo la guerra con l’Iran, soprattutto per gli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina. The Marker, un giornale finanziario israeliano, riporta che una notte di difesa aerea costa a Israele circa 285 milioni di dollari. Secondo la stampa egiziana, un giorno di difesa costerebbe ancora di più: 725 milioni di dollari. E il Wall Street Journal ha fatto sapere che gli israeliani avrebbero non più di 10-12 giorni di copertura di difesa aerea, poi finiranno gli intercettori.
Cosa significa per la sicurezza del Paese?
Significa che, quando gli israeliani esauriranno le scorte, o interverrà qualcuno o inizieranno a scegliere quali obiettivi vanno protetti meglio. Lo sforzo israeliano non può continuare senza l’aiuto degli Stati Uniti e dell’Occidente, ma sono gli stessi attori che devono far sì che l’Ucraina non collassi al fronte entro la fine dell’estate. Se è chiaro che l’Iran sta conducendo una guerra di logoramento, è altrettanto vero che in una guerra del genere chi ha più mezzi vince. C’è da chiedersi cosa faranno Stati Uniti e l’Occidente: graviteranno su Israele o sull’Ucraina? Penso che Zelensky sia molto preoccupato per questo.
L’Iran è meno dotato militarmente di Israele. O centellina le sue armi per gestirle al meglio?
La grossa sorpresa è che ogni giorno l’Iran continua a lanciare su Israele, in particolare su Tel Aviv, piccole ondate di missili. E questo stillicidio sta dissanguando la difesa aerea di Israele. Gli israeliani avevano previsto una risposta massiccia ed erano pronti ad accettare fino a 5mila vittime, ma non si aspettavano un attacco di questo tipo: hanno scoperto che l’Iran ha molti più vettori di quanto si pensasse. Ecco perché l’intervento degli USA diventa fondamentale: se non si conclude in fretta questa vicenda, sarà un’ennesima guerra di logoramento, dove gli assetti occidentali verranno a mancare molto presto.
L’Iran, invece, cosa rischia?
Lo scopo dell’operazione israeliana era di decapitare il regime iraniano. L’obiettivo, come riferisce il Jerusalem Post, era di far cadere il governo di Khamenei e procedere alla partizione dell’Iran. Esattamente lo stesso disegno che l’Occidente e i neocon americani avevano sulla Russia: far cadere Putin, disgregare la Russia, sconfiggerla sul piano militare.
C’è stata anche l’ennesima telefonata fra Trump e Putin in cui il presidente americano ha detto al capo del Cremlino di non pensare a fare il mediatore con l’Iran ma di concentrarsi sull’Ucraina. Anche questo è il solito gioco delle parti?
Sì. Anche perché è sempre molto difficile interpretare le intenzioni di Trump. Anche sull’Iran, prima ha esortato gli israeliani a non intervenire perché stava negoziando, poi, quando hanno attaccato, ha detto che è stato “meraviglioso”. La credibilità delle affermazioni di Trump è assolutamente in discussione: non dobbiamo perdere troppo tempo a interpretare il pensiero di Trump, ma valutare i fatti giorno per giorno.
La Russia ha chiesto all’Ucraina, come condizione per la pace, di distruggere le armi fornite dai suoi sostenitori. Perché? È solo un modo per ribadire che il Paese deve essere demilitarizzato?
Dichiarazione dopo dichiarazione, Putin rivela dettagli che chiariscono il pacchetto delle sue richieste. Questo elemento non era mai emerso, ma la richiesta è difficilmente accettabile da parte dell’Ucraina e dei suoi sostenitori. Sono provocazioni al campo occidentale: tutto comunque fa capo al discorso sulla neutralità di Kiev, per non avere un’Ucraina armata e ostile al proprio confine.
Dal campo di battaglia arrivano notizie di attacchi russi nella zona di Dnipropetrovsk e Kostjantynivka. Nuove direttrici d’attacco o è l’attuazione del piano russo di pressione su tutto il fronte?
La Russia continua nel suo disegno operativo. La novità sta nel fatto che i rimpiazzi ucraini, quando riescono a raggiungere il fronte, non compensano le perdite. Secondo alcune testimonianze, singoli soldati si trovano a presidiare fino a un chilometro. I russi giocano molto su questo: esercitano pressione su un settore e, quando gli ucraini affluiscono, penetrano nel settore che il nemico ha lasciato sguarnito per accorrere da un’altra parte.
Si parla da tempo di un rischio di collasso dell’esercito ucraino. Un pericolo ancora reale?
Il fronte è ampio e i russi non hanno fretta: stanno sottoponendo l’esercito ucraino a uno stillicidio e colpiscono i centri nevralgici dell’alimentazione logistica e della produzione industriale nelle retrovie ucraine.
Fino a dove vuole arrivare il Cremlino?
I russi, secondo me, stanno valutando l’ipotesi di prendere Kiev. Se non sarà possibile ottenere le condizioni che hanno posto nei negoziati o se verranno proposti meccanismi di verifica troppo stringenti, dovranno scegliere fra la convivenza con un’instabilità permanente o la conquista completa dell’Ucraina. Un’opzione che avrebbe ripercussioni significative anche a livello internazionale.
La Russia ha la forza per occupare e gestire l’Ucraina?
Dovrebbe gestire territori assolutamente ostili. Bisogna vedere cosa considera vantaggioso politicamente: se fermarsi ai quattro territori occupati o aggiungerne altri. Se poi l’Ucraina continua con le incursioni nel territorio russo, Mosca sarà più motivata a prendersi tutto il Paese: se non ottengono garanzie che quello che rimarrà dell’Ucraina non sarà ostile e continuerà a minacciare la Russia, potrebbero essere tentati di finire il lavoro una volta per tutte. Il problema sarebbe gestire non tanto Kiev, ma i territori a ovest della capitale. Se puntassero anche a quelli, però non so se gli USA glielo permetteranno.
Quanto può influire la guerra in Iran? Israele sembra stia correndo qualche rischio più del previsto. Avrà bisogno di un sostegno consistente, influenzando quindi gli aiuti all’Ucraina?
Il sistema di difesa aereo israeliano fa acqua, altro che Iron Dome imbattibile: la difesa aerea israeliana viene bucata tranquillamente, anche perché non esiste difesa aerea al mondo che possa intercettare tutti gli sciami di missili e di droni.
Certi missili iraniani sembrano costruiti proprio per bucare queste difese. È così?
L’ultimo missile lanciato dagli iraniani ha una testata manovrabile. Gli iraniani hanno una tecnologia pari a quella dell’Occidente, hanno missili ipersonici e stanno hackerando i sistemi di rilevamento missilistico israeliani. Ci sono operazioni di cyber warfare contro i sensori e il sistema di rilevamento di missili, il che rende più dura la vita di chi si deve difendere.
(Paolo Rossetti)
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