Il governo ucraino appare in difficoltà. Zelensky alimenta comprensibilmente la fiducia nella vittoria sulla Russia, ma la struttura di vertice appare fragile. L’ultimo ad avere il benservito è stato Viktor Khorenko, capo delle Forze per le operazioni speciali, capro espiatorio di una situazione che non procede secondo i desideri e le aspirazioni del presidente. Dagli Usa sono annunciati altri 425 milioni di dollari di aiuti militari, ma anche questi probabilmente non basteranno per cambiare il destino di una guerra che Kiev si trova ad affrontare con sempre meno uomini e armi e senza vedere risultati militari apprezzabili.
Zelensky, quindi, dovrebbe puntare a una trattativa che porti a una uscita onorevole, con un accordo che gli permetta di mantenere una certa credibilità per il suo elettorato, continuando a fare il presidente anche come garante della ricostruzione promessa dall’Occidente. Putin, invece, osserva Vincenzo Giallongo, colonnello dei Carabinieri in congedo che ha partecipato a diverse missioni all’estero in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo, una volta conclusa la guerra potrebbe ricevere il benservito dagli oligarchi: considerato criminale di guerra e impossibilitato a uscire dal Paese, potrebbe venire sostituito.
Zelensky licenzia il comandante delle Forze per le operazioni speciali. Cosa non sta funzionando?
Zelensky si è trovato a fare il presidente senza una preparazione politica né tantomeno una militare. Questo licenziamento è dovuto al fatto che non vede i risultati che vorrebbe e ne addossa la responsabilità ai suoi capi militari. La colpa, però, non è loro: purtroppo le guerre di lunga durata alla fine logorano il più debole e in questo momento l’Ucraina ha meno uomini, meno armi e ne riceve sempre di meno dai Paesi che la sostengono. Gli Usa non hanno detto chiaramente che non potranno inviare aiuti come prima, ma anche in questi giorni il nuovo speaker repubblicano della Camera Johnson ha fatto capire che le armi per Israele ci sono, mentre per l’Ucraina le resistenze sono tante.
Anche in virtù di questa decisione Zelensky sembra un uomo sempre più solo nel sostenere che la vittoria sia ancora possibile. È così?
Il fatto stesso che vada licenziando i suoi collaboratori, che veda spioni dappertutto, dimostra che è in difficoltà: capisce che la situazione così com’è è molto delicata.
A rendergli la vita difficile sono anche le iniziative russe: anche Putin ogni tanto epura qualche generale e comunque, al di là di tutto, sente il peso di una guerra che nei suoi programmi non doveva essere così lunga. Qual è adesso la strategia di Mosca?
I russi non vogliono commettere l’errore dello scorso inverno: bombardano in maniera massiccia grazie alle armi e ai droni che arrivano dall’Iran, ma anche con razzi e munizioni che invece provengono dalla Nord Corea. La recente azione a Kharkiv è solo l’ultima di una serie di azioni del genere.
Che cosa resta da fare a Zelensky, allora?
Qualcuno dovrebbe fargli capire che sarebbe meglio sedersi a un tavolo e trattare: i russi lo farebbero. Putin politicamente ha perso la guerra: è accusato di essere un criminale, Finlandia e Svezia entrano nella Nato e potrebbe farlo anche l’Ucraina a fine conflitto. Tutti e due non vorranno cedere nulla, ma intanto sarebbe meglio che si mettessero a parlare.
Zelensky rischia di essere a fine corsa anche come presidente? La sua carriera politica potrebbe interrompersi pagando il prezzo di una sconfitta?
Se avesse ottenuto una grande vittoria sarebbe rimasto sicuramente al suo posto. Ma potrebbe restarci se riuscisse a realizzare un accordo di pace soddisfacente e se gli alleati europei e americani lo aiutassero a convincere l’opinione pubblica che si tratta della migliore intesa possibile. Il pericolo di un presidente filorusso, che faccia leva sui deludenti risultati della guerra e che evochi la possibilità di un maggior benessere con Mosca, c’è ancora. Zelensky potrebbe rimanere anche per scongiurarlo. Come alternativa potrebbe esserci Vitali Klitschko, ex pugile campione del mondo.
L’Occidente potrebbe sostenere ancora l’attuale presidente?
Zelensky da questo punto di vista potrebbe rimanere come garante degli accordi che sono già stati presi per la ricostruzione del Paese.
I russi, tuttavia, almeno per ora potrebbero avere ancora interesse a continuare la guerra sfruttando le debolezze del nemico?
La guerra va avanti e la Russia continuerà a bombardare. L’interesse della comunità internazionale è spostato sul Medio Oriente e queste le permette di farlo indisturbata, con i fari puntati solo sulle azioni di Israele a Gaza. Anche perché ormai della controffensiva ucraina non si parla nemmeno più.
Putin intanto ha revocato il bando per i test nucleari. È un modo per fare la voce grossa?
Stavolta no. Si tratta di un accordo che non è stato ratificato né dagli Usa né dalla Cina, si è semplicemente allineato a loro.
Ma il presidente russo una volta finita la guerra rimarrà saldamente alla guida del Cremlino?
Putin rimarrà saldo al comando fino a che non si arriverà a una pacificazione. Dopo l’accordo potrebbero bastare pochi mesi per scaricarlo perché non sarà più giudicato spendibile sulla scena internazionale. È considerato un criminale di guerra, non può andare in un Paese occidentale senza farsi arrestare: gli oligarchi lo molleranno. Non può rimanere a governare nel suo bunker.
(Paolo Rossetti)
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