Sono stati diffusi venerdì scorso i dati relativi al Prodotto interno lordo del quarto trimestre 2024 che hanno segnato un incremento dello 0,2% nell’area Euro e dello 0,4% nell’Unione europea rivedendo così al rialzo le stime preliminari dell’Eurostat che evidenziavano un aumento rispettivamente dello 0,1% e dello 0,2%.
Si tratta del quinto rialzo consecutivo per l’Eurozona dopo la crescita zero rilevata nel terzo trimestre 2023 e che chiude un 2024 sostanzialmente positivo con una crescita nei tre trimestri precedenti pari allo 0,3% nel primo trimestre, 0,2% nel secondo trimestre e 0,4% nel terzo trimestre grazie ai consumi privati e pubblici e parzialmente compensata dal calo degli investimenti.
Nell’ultimo trimestre dell’anno in Italia si è registrata una crescita pari allo 0,1% mentre in Germania c’è stata una nuova contrazione, pari allo 0,2%, dopo quella evidenziata nel secondo trimestre 2024 (-0,3%) e intervallata da un debole aumento riscontrato nel terzo trimestre (+0,1%). Ugualmente in Francia nel quarto trimestre è stata rilevata la prima contrazione del Pil (-0,1%) dal primo trimestre 2023.
Anche l’inflazione si conferma in crescita: nel mese di gennaio 2025 i Paesi dell’area Euro hanno registrato un incremento del carovita pari al 2,5% rispetto al 2,4% del mese precedente e al 2,8% del corrispondente periodo del 2024. Si conferma, quindi, un trend crescente a partire da settembre 2024 quando l’aumento dell’inflazione aveva segnato un rialzo complessivo dell’1,7%.
Tra i Paesi dell’area Euro, l’Italia è quello con l’incremento più basso, corrispondente all’1,7%, al pari di Finlandia e Irlanda, mentre il rialzo più elevato è stato registrato in Croazia (5,0%). Tra i Paesi dell’Unione europea, invece, il tasso di incremento più basso è stato rilevato in Danimarca (1,4%) mentre quello più alto in Ungheria (5,7%). Nel complesso, tra i Paesi dell’area Euro rispetto a dicembre 2024, l’inflazione annuale è diminuita in cinque Stati, è rimasta stabile in quattro (tra i quali Francia e Germania) ed è aumentata in altri undici, tra i quali anche l’Italia.
Il rialzo è sostanzialmente imputabile alla componente energetica che ha evidenziato un incremento dell’1,9% rispetto allo 0,1% del mese precedente, mentre il contributo maggiore al tasso d’inflazione annuale dell’area dell’Euro è apportato dai servizi, dove, come noto, i prezzi sono rimasti ancora elevati e stanno evidenziando un adeguamento più lento rispetto al passato incremento dell’inflazione.
Nonostante le misure dell’inflazione sembrino muoversi verso l’obiettivo della Bce del 2% è tramite la dinamica salariale che si spiega l’andamento inflattivo in quanto il mercato del lavoro a causa della propria rigidità ha reagito in ritardo in termini di adeguamento degli stipendi rispetto ai rincari dei prezzi (che in alcuni settori è ancora in corso).
D’altra parte il mercato del lavoro continua a mostrarsi resiliente con un tasso di disoccupazione che si mantiene basso collocandosi al minimo storico del 6,3% di dicembre, sostanzialmente invariato dal mese di agosto (con l’unica eccezione nel mese di novembre quando si è attestato al 6,2%) sempre trainato dalla Germania, che tra i principali Stati dell’area Euro evidenzia il tasso più basso (3,4%), e nonostante i segnali di graduale rallentamento grazie anche a un calo nella domanda di lavoro.
Le proiezioni prevedono che questo rallentamento continuerà nel primo trimestre del 2025 in seguito a un peggioramento in termini occupazionali del settore manifatturiero parzialmente compensato da un miglioramento in quello dei servizi.
D’altra parte le proiezioni di crescita del 2025 del Fondo monetario internazionale indicate all’interno del World economic outlook update di gennaio 2025 sono state riviste al ribasso rispetto a quelle diffuse nel mese di ottobre 2024 con una crescita dell’area Euro pari allo 0,8% rispetto all’1% precedente e prevalentemente imputabile alla contrazione prevista dell’economia tedesca, la cui crescita è stata rivista al ribasso di mezzo punto percentuale, passando dallo 0,8% allo 0,3%, mentre quella italiana ha evidenziato una leggera diminuzione passando dallo 0,8% allo 0,7%.
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