È significativo che per il secondo anno consecutivo le ricerche sulla riprogrammazione cellulare si siano guadagnate la palma di miglior ricerca scientifica dell’anno. Dodici mesi fa era stata la rivista americana Time a incoronare la scoperta delle cellule «riprogrammate» come la più importante del 2007: era il giusto tributo allo scienziato giapponese Shinya Yamanaka che era riuscito a produrre cellule staminali umane molto simili a quelle embrionali, senza distruggere embrioni, né tentare di clonarli. Yamanaka ha messo a punto una procedura che consente di “ringiovanire” cellule adulte, ad esempio della pelle, fino a farle diventare del tipo iPS, cioè staminali pluripotenti indotte. I vantaggi medici sono evidenti e sono notevoli le implicazioni a vari livelli, tanto che queste cellule sono subito divenute famose come le “staminali etiche”.
Quest’anno è la volta di Science, una delle due riviste leader della scienza mondiale insieme a Nature, a proclamare il valore di queste ricerche: lo fa riferendosi ai numerosi gruppi che nel 2008 hanno seguito la strada inaugurata da Yamanaka e sono riusciti a coltivare in laboratorio tali cellule rinnovate, avvicinandosi al traguardo della possibile cura di malattie finora incurabili utilizzando cellule staminali del paziente stesso.
Ma è solo uno dei risultati degni di nota di un anno importante per la scienza, soprattutto per le possibilità che ha aperto e che quindi innalzano notevolmente il carico delle aspettative per il 2009. Un anno che si presentava già interessante anche solo per motivi storici: ricorrono infatti due anniversari di quelli destinati a lasciare il segno non soltanto nella comunità scientifica ma anche nel più vasto pubblico: la doppia ricorrenza darwiniana – 200 anni dalla nascita del padre dell’evoluzione e 150 anni dalla pubblicazione del suo Origine delle specie – e il quarto centenario delle prime osservazioni astronomiche di Galileo col cannocchiale, anniversario che ha fatto sì che il prossimo anno sia celebrato come Anno Mondiale dell’Astronomia.
E dall’astronomia potrebbero giungere grandi sorprese, grazie a due missioni spaziali che saranno sulla rampa di lancio nei prossimi mesi: il telescopio spaziale Fermi a raggi gamma della Nasa e il satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea. Il primo raccoglierà gli indizi segnalati da alcuni esperimenti del 2008 e verificherà l’esistenza o meno di particelle “esotiche” candidate a costituire la materia oscura che domina ampiamente il nostro ambiente cosmico. Il secondo ospita una strumentazione particolarmente raffinata in grado di misurare con altissima precisione la radiazione cosmica di fondo a microonde, eco del Big Bang, rintracciando possibili disuniformità rivelatrici dell’evoluzione primordiale del nostro universo.
Dal macrocosmo al microcosmo. L’attesa per il riavvio del grande collisionatore di particelle pesanti nel tunnel del Cern di Ginevra va di pari passo con l’acutizzarsi di una competizione tra i principali gruppi di fisici del mondo. La ricerca della particella in grado di spiegare la natura della massa, il cosiddetto bosone di Higgs, non è in cima alla lista delle priorità soltanto per gli scienziati che lavorano al Large Hadron Collider (LHC); lo è anche per i ricercatori del Fermilab di Chicago, che da tempo ottengono collisioni ad alta energia nel Tevatron Collider: una macchina molto meno potente di LHC ma che l’anno prossimo inizierà a produrre dati sufficienti per stanare il fantomatico bosone, se la sua massa ha il basso valore che alcuni fisici suggeriscono. Gli esperimenti al Cern riprenderanno in primavera ma i primi risultati non si avranno prima del 2010, anno in cui il Tevatron andrà in pensione, ma potrebbe farlo trionfalmente tagliando per primo il prestigioso traguardo del mistero della massa. Anche in questo caso comunque LHC non resterà disoccupato e forse saranno proprio i “cugini” astrofisici a offrire ai fisici delle particelle il materiale sufficiente per anni di indagine sulla sorprendente e inesauribile struttura del mondo subatomico.
Sul versante biologico, l’anno che verrà non sarà solo celebrativo (e prevedibilmente polemico): le ricerche di genetica promettono di far luce sui meccanismi della speciazione, cioè quel processo evolutivo che porta alla formazione di nuove specie a partire da quelle esistenti. Mentre anche la genetica vegetale si appresta a fare passi avanti capitalizzando il successo ottenuto nel 2008 dai ricercatori della Washington University di St. Louis che hanno sequenziato il genoma del mais, una delle colture fondamentali come fonte di cibo, oli e vari prodotti utili.
E per finire un tocco di orgoglio nazionale: molte delle ricerche sopra citate vedranno attivi e con ruoli di primo piano scienziati italiani; mentre l’ASI, Agenzia Spaziale Italiana, fa notare con soddisfazione come la sua firma sia presente in cinque ricerche della top ten 2008 stilata dalla Società Americana di Fisica.