Non è la notte di San Lorenzo, ma nelle prossime notti il cielo si riempirà comunque di tantissime stelle cadenti. In particolare, proprio questa notte si raggiungerà il picco di questa cosiddetta pioggia di Geminidi, le meteore che, nonostante la presenza della Luna, sfrecceranno davanti ai nostri occhi numerosissime, circa 40 all’ora, grazie alla loro forte luminosità che permette di vederle chiaramente. Le Geminidi prendono il nome, secondo gli esperti, dalla costellazione dei gemelli da cui provengono e per osservarle sarà necessario alzare gli occhi al cielo e aspettare pochissimo tempo, perché sembra proprio che, visto il numero e la grande visibilità, lo spettacolo sia assicurato dal 3 al 19 dicembre. Verso la metà di agosto, la celebre notte di San Lorenzo, siamo abituati a vedere sempre tante stelle cadenti, ma non di questo tipo: quelle che notiamo in quel particolare periodo dell’anno sono infatti delle Perseidi, che nascono dai tanti detriti che le comete lasciano durante il loro passaggio. Le Geminidi, invece, sembra che si formino grazie a frammenti di un asteroide: la loro composizione risulta infatti rocciosa, mentre la loro velocità di impatto è particolarmente ridotta, circa 35 chilometri al secondo. Così, entrando nella nostra atmosfera, questi frammenti si trasformano in vere e proprie palle di fuoco impossibili da non notare dalla superficie della Terra. Questi frammenti, come detto, fanno parte in realtà di un asteroide chiamato 3200 Phaethon, scoperto nel 1983 da Simon F. Green e John K. Davies mentre esaminavano immagini del satellite IRAS alla ricerca di asteroidi e comete. Si tratta infatti del primo asteroide scoperto grazie all’utilizzo di un satellite, e la sua scoperta è stata poi annunciata ufficialmente il 14 ottobre dello stesso anno dopo la conferma effettuata da Charles T. Kowal: il 3200 Phaethon presenta una struttura rocciosa ma con un’orbita simile a quella delle comete, vale a dire estremamente ellittica della durata di poco meno di un anno e mezzo e che lo porta a 0,15 AU (Unità astronomica, la distanza media tra Terra e Sole cioè 150 milioni di km), ben all’interno dell’orbita di Mercurio.
Riguardo a frammenti, sembra che il Phaethon rilasci questi detriti con la spaccatura del suo strato roccioso superficiale provocato dall’intenso calore del Sole, anche se sono ancora tanti i misteri che avvolgono questo asteroide.