Il primo firmatario è Umberto Veronesi. Insieme all’oncologo Ignazio Marino e l’anestesista De Monte, il responsabile dell’equipe che tolse alimentazione a Eluana Englaro. Con loro le associazioni dei medici e operatori sanitari appartenenti a Fp-Cgil e Fp-Cgil Medici.
Hanno lanciato l’appello contro l’accanimento terapeutico “Io non costringo, curo”. Si tratta di un appello per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico. Il disegno di legge sul biotesta,enti arriva alla Camera il 21 febbraio. Ignazio Marino ha già promesso 1500 emendamenti. Un’iniziativa che nasce non solo perché venga sottoscritta dai lavoratori della sanità – come spiega il segretario della Funzione Pubblica Cgil, Rossana dettori – ma anche perché “apra un dibattito sull’etica, per dire basta a un uso strumentale del diritto alla salute, fatto dal governo a partire dalla legge 40, per arrivare all’uso poliziesco dei medici che Maroni voleva far diventare spie contro gli immigrati, alla Ru486 per finire al ddl Calabrò sul testamento biologico”.
Nell’appello i medici “non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero”. E ancora: “Non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell’individuo sulle terapie da effettuare”.
Con un messaggio inviato ai promotori dell’iniziativa, presentata oggi a Roma, Veronesi spiega che "la libertà dell’uomo, in vita come in malattia", è un valore nel quale crede molto e si dice convinto "che l’impegno unanime di scienza, diritto ed etica contribuirà positivamente alla sensibilizzazione dei diritti dell’uomo, alla qualità dell’esistenza e alla libertà decisionale dell’individuo di fronte a temi così delicati e complessi come quelli di fine vita".
Marino: "La perdita di coscienza equivarrebbe in questo caso a una perdita dei diritti, che verrebbero acquisiti da chi ha vinto le elezioni. Spero ci sia un ripensamento, una riflessione su questo – aggiunge Marino – altrimenti finiremo che il Parlamento si trasformerà in un centro studi e poi dovrà intervenire la tanto criticata magistratura per cambiare una legge contraria alla nostra Costituzione". Secondo il senatore infatti "potrebbe accadere ciò che sta succedendo con la legge 40, con il cittadino si rivolge al giudice sulla costituzionalità della legge".