Nel giorno in cui in tutta Italia si aspetta a Roma il “terremoto dell’11 maggio 2011” che sarebbe stato previsto dai calcoli di Bendandi, il terremoto colpisce invece in Sicilia, nella zona del vulcano Etna. Scosse di terremoto nella zona del monte Etna. Dallo sorso 5 maggio, con punte il 6 e poi di nuovo stanotte, il terreno nel territorio etneo si è messo a tremare. E con scosse anche di una certa entità: proprio il 6 maggio si è avuto un picco di 4 gradi sulla scala Richter, mentre stanotte nelle prime ore dell’alba si è toccato quota 3.2. Ovviamente la popolazione della zona interessata, pendici dell’Etna e città di Catania provincia compresa, è giustamente preoccupata. Fortunatamente al momento non si è registrato alcun danno a edifici o persone. Proprio per capire cosa stia succedendo IlSussidiario.net ha intervistato il direttore dell’Istituto di Catania di Geofisica e Vulcanologia, il professor Domenico Patanè.
Direttore, una serie di scosse ormai da giorni e neanche tanto piccole. C’è da preoccuparsi?
Le scosse sono state molte in effetti, si tratta di un vero sciame sismico, con una punta di magnitudo registrata di 4.0. Si tratta in realtà di un fenomeno normale per quel particolare settore dell’Etna. Si tratta infatti di scosse a grossa profondità, dai venti ai venticinque chilometri, nel sottosuolo e che dunque non causano danni in superficie, se non lo spavento per il movimento tellurico. Si tratta dunque di sciami sismici che possono durare da un minimo di dieci giorni fino anche a una ventina di giorni. Tutto nella norma.
Dunque un fenomeno già rilevato in passato?
Esattamente. Ricordo in particolare un fenomeno analogo a quello di questi giorni nel luglio 2010, ma anche diverse volte in passato. La sismicità a questi livelli profondi è sintomo di ricarica magmatica del vulcano, nei suoi livelli più profondi.
Dunque è tutta colpa dell’Etna?
Sono fenomeni di origine vulcanica, certamente. Si tratta delle fessure tettoniche, del movimento della faglia investito dalla pressione legata ai fenomeni magmatici nel sottofondo che provocano scosse sismiche.
C’è qualche pericolo allora di una possibile eruzione dell’Etna?
Nel lungo periodo questi fenomeni potrebbero comportare una eruzione vulcanica. Stiamo osservando già da alcuni mesi una attività eruttiva del vulcano, una serie di fenomeni eruttivi con colate di lava dal cratere di sud est. Li abbiamo registrati lo scorso 12 e 13 gennaio, poi ancora il 18 febbraio e infine il 10 aprile. Tutto questo non vuol dire che ci sia del pericolo per gli abitanti della zona, ma direi che devono prestare una certa attenzione quanti svolgono attività turistica specie ad alta quota.
Oggi era previsto un terremoto a Roma. Sappiamo che i terremoti in realtà non si possono prevedere. E le eruzioni si possono prevedere?
No, neanche quelle. Teniamo conto però che l’Etna è uno dei vulcani in assoluto più monitorati al mondo. Negli ultimi dieci anni siamo riusciti a implementare il complesso sistema di monitoraggio e le ultime eruzioni sono state previste con una certa attendibilità. Questo ovviamente non vuol dire riuscire a prevedere giorno e ora di una eruzione. Possiamo sapere che intervallo di tempo ci sia tra una eruzione e la successiva.