Sarà o no la cometa del secolo? L’interrogativo inizia a farsi largo man mano che si approssimano le date dei primi avvistamenti “pubblici” della cometa Ison. Era stata annunciata come una cometa luminosissima, ben visibile a occhio nudo; tanto da metterla subito nella lista degli eventi top di questo 2013, anche con una certa sorpresa, data la sua giovane età “scientifica”. La cometa infatti – il cui nome completo è C/2012 S1 Ison – era stata scoperta il 21 settembre 2012 dal bielorusso Vitali Nevski e dal russo Artyom Novichonok, ed è stata osservata per la prima volta da un telescopio riflettore di 0,4 metri dall’International Scientific Optical Network, nei pressi di Kislovodsk in Russia, quando si trovava a 615 milioni di chilometri dal Sole.
Il motivo del punto di domanda circa la sua capacità di mantenere le promesse di grande luminosità deriva dal fatto che le osservazioni svolte finora, durante la sua marcia di avvicinamento al Sole, non sembrano corrispondere all’andamento esibito nel corso delle diverse simulazioni.
Ormai i gruppi che la stanno braccando si moltiplicano: astrofisici, astrofili stanno ricostruendo il percorso del suo viaggio, partito alcuni milioni di anni fa dalla cosiddetta ‘Nube di Oort’, cioè dal serbatoio di comete collocato oltre i confini del Sistema Solare. Se quello di Ison fosse il suo primo incontro con il Sole, tutto il materiale ghiacciato di cui è composta potrebbe essere ancora intatto e quindi potrebbe dissiparsi alcune settimane prima di raggiungere la nostra stella. C’è anche la possibilità che, giunta nelle vicinanze del perielio (la minima distanza dal Sole), possa esplodere o comunque frammentarsi, nel qual caso l’effetto “grande luminosità” sarebbe irrimediabilmente compromesso.
Forse però questi pericoli sono scongiurati. Le recentissime osservazioni fatte dal telescopio spaziale Hubble – che continua a funzionare benissimo benché sia in fase di prepensionamento – la mostrano ancora intatta quando si trovava a una distanza dalla Terra di circa 284 milioni di chilometri e con il nucleo ancora ben compatto.
Ora non resta che seguire la roadmap di questa ultima fase del viaggio di andata, da Oort al Sole. In questo mese di ottobre ha raggiunto la zona del pianeta Marte, iniziando lo spettacolo della bianca coda provocata dallo scioglimento del ghiaccio di cui è composta: un buon telescopio la può trovare all’alba in direzione Est.
Sullo sfondo ha visto passare la costellazione della Vergine e sarà spettacolare il passaggio, il 18 novembre, vicino alla stella Spica, la più brillante della stessa costellazione. In quel periodo gli astronomi si aspettano che possa essere già visibile a occhio nudo, o al più con un piccolo binocolo. Il passaggio alla minima distanza dal Sole è previsto per il 28 novembre, quando la cometa Ison passerà a circa 1 milione e 800mila chilometri dalla nostra stella.
Per la piena osservazione a occhio nudo si dovrà aspettare, se tutto va bene, le settimane prima di Natale, dopo il suo passaggio ravvicinato dal Sole. Nella prima metà di dicembre sarà visibile al mattino sempre in direzione Est, bassa sull’orizzonte e con una coda riconoscibile. Dopo Natale potrà essere visibile anche la sera, subito dopo il tramonto, ma verso Nord Ovest e arriverà ad avvicinarsi alla Stella Polare.
Nel frattempo avrà iniziato il viaggio di ritorno, cioè il percorso lungo l’altra parte dell’orbita ellittica che riporterà la Ison ai margini del Sistema solare, da dove è partita. Sarà un viaggio un po’ più triste, che darà un colpo alla vanità della cometa, e dei suoi ammiratori, costringendola a perdere la coda e poi la chioma e a retrocedere al rango di asteroide vagante nei lontani spazi interplanetari.