I consueti bilanci di fine anno, al di là di alcuni aspetti un po’ retorici o puramente giornalistici, possono anche essere occasione per riflettere sul cammino della scienza e soprattutto sull’esperienza di uomini e donne che la vivono in prima persona nei luoghi più diversi del Pianeta. E che ci sia bisogno di riflettere sulla scienza è abbastanza evidente sia che si pensi ai grandi problemi globali (fame, clima, energia…) e ad alcune emergenze di fronte ai quali l’uomo sembra impotente e disarmato, sia che si considerino le prospettive della tecnoscienza, soprattutto in campo biomedico, dove invece domina una pretesa di onnipotenza sorda a ogni richiamo e a ogni segnale che inviti a mettere la persona e la sua dignità al primo posto. Vediamo allora alcuni fatti sui quali puntare lo sguardo. Questo 2013 è stato indubbiamente l’anno di PLANCK, anche se le tradizionali classifiche di fine anno stilate dai due maggiori magazine scientifici Nature e Science, non citano neppure i risultati cosmologici annunciati nello scorso aprile a Parigi dagli scienziati della missione ESA che ha studiato il cosmo bambino. È in corso però un sondaggio “Vota la notizia dell’anno”, lanciato dal sito de Le Scienze che, a un giorno dalla chiusura della votazione online vede “la mappa dell’universo di Planck” testa a testa con la terapia genica a base di staminali. Che cosa dunque hanno comunicato gli astrofisici dopo aver analizzato i dati inviati a Terra dal satellite nel corso di 15 mesi di osservazioni di estrema precisione? Niente meno che la data di nascita dell’Universo, o meglio, una datazione più precisa di quelle stimate in precedenza e che, con i suoi 13,82 miliardi di anni calcolati con una precisione dello 0,4%, ci avvicina sempre più a quei fatidici instanti in cui tutto il creato sorprendentemente ha preso consistenza. Ma dalle misure di PLANCK non è uscita solo l’età dell’universo. Esaminando le nuove mappe cosmiche, che fotografano la più antica luce impressa nel cielo quando l’Universo aveva “solo” 380.000 anni, si notano degli impercettibili indizi che mettono in discussione il cosiddetto principio cosmologico, cioè l’idea che su grande scala è ovunque uguale a se stesso: si rileva una piccolissima asimmetria tra i due emisferi del celesti e le fluttuazioni su grandi scale angolari hanno ampiezze più piccole del previsto. Tutti fenomeni in attesa di spiegazione e che fanno presagire possibili sorprese. Infatti PLANCK non ha smesso di attirare l’attenzione del mondo scientifico e nel 2014 fornirà un altro pacchetto di risultati e novità: chissà, magari farà un po’ di “luce” sulla materia “oscura”. Perché, come ha dichiarato a Ilsussidiario.net Marco Bersanelli – uno dei leader della missione – subito dopo l’annuncio dei risultati, descrivendo gli obiettivi della ricerca: “PLANCK, grazie alla sua sensibilità senza precedenti, va a sondare aspetti inesplorati del cosmo, una “terra incognita”: è quindi possibile trovare qualcosa che non ti aspetti. Insomma il terzo tipo di obiettivo è semplicemente l’imprevisto, scoprire qualcosa che nessuno immaginava”. Il 2013 è stato anche l’anno del mancato spettacolo cometario: la cometa Ison, preannunciata con grande enfasi dopo la sua scoperta nel settembre 2012, non ha retto all’incontro ravvicinato col Sole e si è smembrata, lasciando solo un piccolo resto cometario, che comunque ha fatto la sua figura, almeno per gli strumenti degli amatori e degli astronomi.
In ogni caso resta il fatto positivo della grande aspettativa creata nel pubblico più vasto, che “potrebbe” significare un rinnovato interesse per il cielo e “forse” la disponibilità a lasciarsi provocare dai fenomeni naturali, almeno quando appaiono nella semplice e insieme enigmatica forma di una bianca striscia che attraversa i cieli notturni e che ha interrogato gli uomini di tutti i tempi.Ma cosa c’è d’altro nelle liste delle scoperte indimenticabili proposte dalle due citate autorevoli riviste? Le bioscienze la fanno da padrone, non senza i timori e le preoccupazioni cui abbiamo accennato. Delle dieci scoperte più importanti del 2013 elencate da Science, otto appartengono all’area “bio”: si va dall’immunoterapia contro i tumori al “bisturi genetico”, la nuova tecnica che permette di attivare, disattivare o sostituire geni con grande precisione; dalla progettazione di vaccini grazie agli avanzamenti della biologia strutturale alla problematica tecnica di trasferimento del nucleo di cellule somatiche (SCNT) applicata all’uomo, rilanciando l’idea della clonazione umana che sembrava aver fatto un passo indietro. Si è parlato molto di staminali quest’anno, anche perché si stanno sviluppando le numerose possibilità aperte dalle ricerche sulle staminali non embrionali. Qui però vale una considerazione importante in tempo di bilanci ma che dovrebbe sempre più orientare le discussioni e le comunicazioni su questi temi: è la considerazione che faceva Augusto Pessina, dell’Università degli Studi di Milano e Coordinatore del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali, in un’intervista a Ilsussidiario.net commentando i risultati di un convegno internazionale sul tema. “Divulgare i risultati emersi in un convegno scientifico è sempre una difficile impresa che comporta anche il pericolo di essere fraintesi. Capita infatti che risultati che sono per gli studiosi delle vere e proprie scoperte non abbiano nell’immediato nessuna portata nella pratica medica. Essi sono però in grado di indirizzare la ricerca clinica e nei tempi dovuti (ma difficili da prevedere) possono portare a migliorare o trovare cure per patologie ritenute incurabili. Nel campo delle terapie cellulari con staminali si è creata in questi anni molta confusione e la loro divulgazione semplificata e enfatizzata ha anche generato fraintendimenti, errori di prospettiva e suscitato nei pazienti speranze sfociate in amare delusioni”. Per concludere, va sottolineata, nella hit parade proposta da Nature, la scelta di mettere in primo piano dieci singoli ricercatori che hanno legato il loro nome a particolari successi scientifici e di raccontare le loro storie. Anche se è chiaro che la ricerca, specialmente oggi, è sempre una questione di team ben affiatati e organizzati, resta il fatto che l’impresa scientifica richiede un elevato coinvolgimento personale e che la personalità e la genialità dei singoli gioca un ruolo decisivo. Convinta di questo, Nature non si accontenta di indicare i magnifici dieci ma ne addita già altri cinque da tenere d’occhio nel 2014.