Presentato con grande spolvero dal presidente degli Stati Uniti e dotato di finanziamenti governativi assai elevati, circa tre miliardi di dollari in dieci anni, il “Brain Activity Map” è un progetto che intende avere «come obiettivo quello di mappare l’attività di tutti i suoi circuiti, analizzando ciò che accade neurone per neurone al fine di ampliare le nostre conoscenze sul funzionamento del cervello umano ed affrontare più efficacemente lo studio delle malattie». Un progetto evidentemente ambizioso. Parlando in una intervista esclusiva con il sito aleteia.org, monsignor Viva, dell’Accademia Alfonsiana di Roma e della Facoltà Teologica Pugliese di Bari, ha però alzato alcune domande sul progetto stesso. Dopo aver detto che esso possiede diversi aspetti positivi come il tentativo di curare malattie che incutono molta paura nella società occidentale come la demenza senile (Alzheimer), depressione e Parkinson. “Nei paesi occidentali, dove il numero degli anziani è in costante crescita e la vecchiaia si prolunga sempre più, le malattie neurodegenerative rappresentano una grande sfida per la società, alla quale non sempre le case farmaceutiche rispondono con adeguati investimenti nella ricerca” ha aggiunto. A proposito invece degli aspetti negativi, monsignor Viva spiega che esperimenti analoghi in passato hanno deluso le aspettative mentre acquisizioni di tipo scientifico “si sono trasformate in veri e propri incubi sul piano delle applicazioni tecniche, basti ricordare le manipolazioni genetiche o le nuove minacce alla vita nascente”. C’è poi l’aspetto etico-morale: “La vera sfida che certo non ci fa essere pessimisti o profeti di sventura, ma neppure ingenui in un campo così interessante come questo, è quella delle implicazioni etiche e sociali di tale progetto”. A monsignor Viva viene quindi chiesto quale sia il confine tra scienza e vita: “E’ compito dell’etica esercitare un dialogo, rispettoso e franco, con le scienze empiriche offrendo alle scienze ampliamenti di prospettive affinché il progresso scientifico sia sempre pienamente umano”.