Si era imbarcata nel settembre 2009 sulla “Tara Oceans”, una goletta dedicata alle ricerche oceanografiche, e ora può raccontare con soddisfazione della scoperta di una nuova specie corallina, dopo averne descritto le caratteristiche in un articolo pubblicato sulla rivista specializzata Zookeys: è Francesca Benzoni, zoologa ricercatrice del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca e ha coordinato e condotto, all’interno della missione, gli studi sulla diversità dei coralli e il loro stato di salute.
La spedizione scientifica internazionale “Tara Oceans” per tre anni ha solcato gli oceani con l’obiettivo di raccogliere informazioni e dati per effettuare una nuova mappatura degli oceani: al centro dell’attenzione sono state soprattutto la composizione del plankton (organismi che assorbono circa la metà della CO2 prodotta dall’uomo), i parametri fisico-chimici degli oceani, lo stato di salute delle barriere coralline e l’inquinamento marino.
L’iniziativa, promossa dal CNRS francese e dall’EMBL (European Molecular Biology Laboratory) di Heidelberg, ha visto la collaborazione di una cinquantina tra centri di ricerca e università di tutto il mondo. L’Università di Milano-Bicocca vi ha partecipato con un ruolo rilevante, coordinando l’equipe “coral life” che ha svolto un ruolo chiave nello studio della biodiversità e della biogeografia dei coralli in località ancora poco studiate, come Madagascar, Galapagos, Isole Marchesi, Papua Nuova Guinea, atollo di Cocos-Keeling e Filippine.
Altri aspetti della spedizione hanno visto all’opera scienziati italiani: come gli studi sul Dna extracellulare, affidati ad Antonio dell’Anno dell’Università di Ancona o il supporto per il sequenziamento e la bioinformatica fornito dalla Stazione Zoologica Anton Dohorn di Napoli, che ha anche ospitato l’unica tappa italiana di Tara.
La Benzoni ha quindi coordinato le ricerche sulla diversità e l’evoluzione dei coralli, organismi cruciali per la salute degli oceani ma anche indicatori della salute del nostro Pianeta. «Queste ricerche – dice la zoologa – sono state assegnate a noi perché la Bicocca è un polo di eccellenza per lo studio di questi organismi: ci sono tutte le strumentazioni per poter fare ricerche ad alti livelli e stanno pubblicando numerosi risultati di grande interesse. Noi oltre allo stato di salute dei coralli ci occupiamo proprio dello studio della loro diversità quindi della loro identificazione, classificazione ed eventuale riclassificazione e anche delle nuove descrizioni. È un lavoro un po’ “ottocentesco”, da vecchia scuola, che però sempre meno ricercatori sono preparati a svolgere e che noi invece abbiamo ripreso, con parecchie soddisfazioni, soprattutto con l’avvento delle tecniche molecolari».
Come nota di colore, si può aggiungere che tra i coralli identificati e descritti dal gruppo milanese ce ne sono due destinati a immortalare l’ateneo di appartenenza: uno, individuato da Paolo Galli, vive in simbiosi con i pesci del Mar Rosso, è lungo 200 micron ed è stato chiamato “Paradactylogyrus bicoccae”; l’altro, scoperto dalla stessa Benzoni, è un corallo del nord dell’Oceano Indiano che, in onore del rettore (uscente) della Bicocca, il fisico Marcello Fontanesi, è ormai catalogato come il “Porites fontanesii”.
Oggi c’è un grande problema relativo ai coralli su scala globale, ma i posti dove maggiore è l’impatto sono sicuramente i Caraibi nell’atlantico e alcune località nell’oceano pacifico. L’innalzamento della temperatura, secondo gli scienziati, è la causa principale del cedimento della simbiosi tra il corallo e le alghe unicellulari zooxantellate che vivono nei suoi tessuti; il che porta facilmente all’indebolimento ed eventualmente alla morte del corallo.
La nuova specie di corallo scoperta dalla Benzoni nell’atollo polinesiano di Gambier si chiama Echinophyllia tarae e appartenente al genere Echinophyllia: è un corallo duro, che si sviluppa in colonie tra i 5 e i 20 metri di profondità ed era finora noto solamente in quell’arcipelago. Gli ultimi studi sui coralli dell’atollo di Gambier risalgono al 1974, quando il biologo Jean-Pierre Chevalier ha redatto per la prima volta una catalogazione di 60 specie di sclerattinie zooxantellate e azooxantellate. Da allora, non ci sono stati studi ulteriori fino a quelli condotti dai ricercatori di Tara Oceans, che hanno permesso la classificazione di nuove specie coralline prelevate da 24 siti differenti.
«Molti gruppi di animali – ha spiegato Francesca Benzoni – sono piccoli, rari e spesso poco noti, anche se sono delle vere miniere di biodiversità inesplorata e spesso sono alla base di un ecosistema. In particolare, i coralli sono invertebrati carismatici, costruttori delle scogliere coralline e responsabili dei delicati equilibri necessari al mantenimento dell’ecosistema più ricco dei nostri mari. Proprio per questo, e a causa dei diversi fattori che minacciano la loro sopravvivenza, hanno ricevuto e continueranno a ricevere l’attenzione della comunità scientifica».