Lo ha ammesso anche Giacinto De Taranto, il temerario ingegnere napoletano selezionato da Mars One per il viaggio di sola andata su Marte: intervistato dal Corriere della Sera, De Taranto ha dichiarato che il primo problema di una simile missione sono le radiazioni: «se non si trova il modo si schermarle è impossibile sopravvivere». Ciò nonostante, si sta preparando per il volo – il primo lancio è previsto per il 2024 – confidando (chissà su quali basi) nella possibilità che qualcuno trovi il modo di “schermare” le micidiali radiazioni.
Gli scienziati però sanno bene che si tratta di ostacoli difficili da superare. Ne offre una conferma un recente studio sull’interazione tra i raggi cosmici galattici e la radiazione solare condotto presso l’Istituto per lo studio di Terra, Oceani e Spazio (EOS) dell’università del New Hampshire e riportato in un articolo della rivista specializzata Space Weather. Il rinnovato allarme preoccupa non poco scienziati e tecnici della Nasa, che, pur avendo ben presente il problema, stanno pensando seriamente alla futura missione marziana; anche perché lo studio dei fisici del New Hampshire si fonda su nuovi dati che stanno mutando la scena interplanetaria.
Il problema in questo caso è il Sole, il cui comportamento è recentemente cambiato e che attualmente si trova in uno stato non osservato per quasi un secolo. I fisici americani, guidati da Nathan Schwadron, hanno utilizzato i risultati delle osservazioni condotte sulla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA, a bordo della quale c’è il Cosmic Ray Telescope appositamente dedicato a studiare gli effetti delle radiazioni. I ricercatori fanno notare che per la maggior parte dell’era spaziale l’attività solare ha mostrato una periodicità ciclica di 11 anni, con periodi di sei – otto anni di calma (minimo solare), seguiti da periodi di due – tre anni, quando il Sole è più attivo: «Tuttavia, a partire dal 2006 circa, abbiamo osservato periodi di minimo solare più prolungati e l’attività solare più debole mai registrata nelle moderne osservazioni dello spazio».
Queste condizioni hanno indotto una diminuzione di intensità del vento solare e, di conseguenza, hanno portato gli scienziati a rilevare le più alte intensità dei raggi cosmici galattici segnalati da quando si è imparato a misurarli; il che ha aumentato i rischi di radiazioni che potenzialmente minacciano le future missioni con astronauti, Marte compreso.
I dati raccolti dal Cosmic Ray Telescope sono un punto di riferimento fondamentale per valutare i rischi da radiazioni nello spazio circostante la Terra, fino a Marte e nelle altre regioni della più vasta eliosfera, cioè l’area di influenza del nostro Sole. Elemento centrale del sistema utilizzato da LRO è uno speciale materiale chiamato “plastica tessuto-equivalente”, un modello di muscolo umano in grado di misurare il dosaggio delle radiazioni.
«Anche se queste condizioni – si dice nell’articolo – non costituiscono necessariamente un blocco per missioni di lunga durata sulla Luna, su un asteroide, o addirittura su Marte, le radiazioni cosmiche galattiche restano un fattore significativo di peggioramento della situazione e un forte limite alla durata della missione».
Da tempo la Nasa studia il problema della possibile stima del rischio di contrarre il cancro a causa della prolungata esposizione alle radiazioni nello spazio. Diverse analisi epidemiologiche e ricerche condotte in particolare allo Space Radiation Laboratory, hanno portato l’ente spaziale americano a indicare che i valori accettabili per il rischio di morte indotta da esposizione a radiazioni (Risk of Exposure-Induced Death, REID) siano quelli inferiori al 3% di probabilità; sulla base di questo parametro, il periodo massimo di esposizione ammissibile durante missioni interplanetarie è stato stimato in 400 giorni per un uomo di una trentina d’anni e in 300 per una donna.
Ora, i livelli elevati di radiazione registrati durante l’ultimo ciclo di minimo solare limita ancor di più i giorni consentiti per gli astronauti, pur dietro la schermatura della navicella. Se prosegue la tendenza alla riduzione della produzione solare, col prossimo ciclo di minimo i giorni consentiti di permanenza nello spazio sarebbero del 20% in meno.