Il nome del punto di atterraggio del Lander Philae sulla cometa 67/P doveva essere scelto lunedì ma l’elevato numero di proposte ha mandato in tilt la giuria del concorso lanciato dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea). Ora finalmente, quando manca una settimana allo storico aggancio, la decisione è stata presa: il sito si chiamerà Agilkia, il nome dell’isola nel Nilo meridionale dove quarant’anni fa l’Unesco decise di ricostruire il tempio di Iside spostandolo mattone su mattone dall’isola di Philae che era in pericolo per la costruzione della diga di Assuan. Il tempio di Philae, scoperto durante la campagna napoleonica del 1799, conteneva delle lapidi che, insieme alla stele di Rosetta sono servite per decifrare i geroglifici egizi.
Il concorso, aperto al pubblico, era stato lanciato dall’ESA il 16 ottobre scorso e i partecipanti avevano una settimana di tempo per indicare un nome significativo da attribuire al sito di atterraggio, finora denominato semplicemente “J”, scelto accuratamente dagli scienziati per la prima storica discesa di un manufatto umano su una cometa. Insieme all’ESA hanno partecipato all’iniziativa le agenzie spaziali nazionali e gli istituti di ricerca di Germania, Francia e Italia; nel nostro caso il coordinamento della competizione è stato affidato all’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e all’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Le modalità di partecipazione erano molto semplici: bastava aver compiuto i 13 anni e compilare una scheda da inviare via e-mail, con una breve descrizione (circa 200 parole) che motivava la scelta: erano accettati tutti i nomi tranne quelli di persona.
Tra le oltre 8000 proposte pervenute, la giuria ha valutato i 30 nomi più votati e tra questi ha prescelto Agilkia, indicato da oltre 150 concorrenti; uno di questi è risultato vincitore: è Alexandre Brouste, ricercatore in matematica presso l’Università di Le Mans (Francia) che avrà come premio la possibilità di partecipare all’evento esclusivo in programma al centro di controllo dell’ESOC di Darmstadt (Germania) il prossimo 12 novembre, vivendo in diretta le fasi dello sganciamento da Rosetta e dell’atterraggio di Philae sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
La scelta del punto J non era stata facile. Il sito è stato scelto a metà settembre all’unanimità dalla commissione di scienziati incaricata della selezione tra cinque candidati: offre infatti le più favorevoli caratteristiche strategiche quali delle buone condizioni di osservazione dell’attività cometaria e il minore fattore di rischio per la sonda. Si trova nella zona della “testa” della cometa 67P, sul lobo più piccolo del corpo celeste che, come è noto, ha rivelato una sorprendente forma irregolare bicefala. La zona è anche quella che presenta le migliori garanzie di illuminazione, visto che il lander ha bisogno di luce solare per operare e per ricaricare le batterie.
Quello che accadrà martedì prossimo terrà tutti col fiato sospeso per diverse ore. Benché tutto sia stato accuratamente calcolato e programmato, tante restano le incognite per un evento che è una prima assoluta nella storia dell’esplorazione spaziale. La superficie accidentata della cometa, la sua composizione rocciosa non completamente nota e la sua debolissima attrazione gravitazionale, rendono ardua la manovra di atterraggio morbido e di aggancio stabile, evitando il pericolo di un cedimento o di un drammatico rimbalzo.
Le operazioni inizieranno il 12 mattina alle 9:35 (ora italiana) quando la sonda Rosetta orbiterà alla distanza di soli 22,5 chilometri dal centro della cometa: inizierà allora una lenta discesa per arrivare a toccare il suolo verso le 16:30. Durante la discesa, Philae scatterà diverse foto della cometa, o meglio del suo nucleo, dal momento che non sarà ancora iniziato in modo vistoso il fenomeno di emissione di materiali che dà origine alla chioma e alla coda. Allo stesso tempo gli strumenti di bordo inizieranno ad analizzare le polveri, i gas e il plasma che incontrerà nel suo avvicinamento. Una volta atterrato, Philae scatterà le prime foto mai realizzate di un panorama cometario. Un’ora dopo il landing inizieranno gli esperimenti al suolo che si protrarranno per 64 ore, secondo quanto permette la carica delle batterie a bordo.
Rilevante il contributo di progetti e strumenti italiani per tutta la missione. Tra questi c’è il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni (SD2), realizzato da Galileo Avionica e per il quale il Principal Investigator è la Professoressa Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano: è una delle operazioni più suggestive in programma, una sorta di “trapano” che cercherà di penetrare il nucleo della cometa sino a 20 cm di profondità mentre un sofisticato meccanismo consentirà di distribuire i campioni prelevati (del diametro di circa 2,5 mm) in appositi contenitori in modo da renderne possibile l’analisi dettagliata da parte degli strumenti a bordo del lander.
Anche sulla durata degli esperimenti c’è una certa suspence; tutto dipenderà dalla capacità del lander di ricaricarsi sfruttando l’energia solare: un’incognita legata anche alla quantità di polvere che col tempo andrà a depositarsi sui pannelli solari. Intanto resta ancora una settimana: il tempo per gli scienziati dell’ESA di esaminare attentamente le ultime foto scattate da distanza ravvicinata; e al fortunato Alexandre Brouste di prepararsi per un viaggio, assai meno pericoloso, fino a Darmstadt.