Alan Turing, matematico inglese morto suicida a 41 anni di età nel 1954, era anche omosessuale, sembra che gli fosse stata imposta la castrazione chimica dal governo inglese in tempi in cui, in Inghilterra, l’omosessualità era un reato. Poteva scegliere fra il carcere o la castrazione. Tornando ai suoi studi sull’intelligenza artificiale, nel 1950 aveva pubblicato un articolo, Computing machinery and intelligence, in cui tramite un test si poteva determinare se una macchina era in grado di pensare. In pratica sosteneva che si potesse raggiungere un’intelligenza davvero artificiale seguendo gli schemi del cervello umano. Per la sua dimostrazione Turing si era ispirato al gioco dell’imitazione con tre partecipanti. Un uomo e una donna e un terzo che, separato da loro e con una serie di domande, deve stabilire chi sia l’uomo e chi la donna. L’uomo deve trarre in inganno il terzo concorrente mentre la donna deve aiutarlo. Sostituendo una macchina all’uomo, il terzo concorrente se ottiene la stessa percentuale di volte in cui indovina chi è l’uomo e chi la donna prima e dopo la sostituzione con la macchina, allora si deve definire che la macchina stessa è intelligente. Lo scorso 6 giugno per la prima volta dall’elaborazione teorica di Turing, un computer con un programma in grado di sostenere conversazioni ha superato la prova in 150 conversazioni convincendo il 33% dei giudici che fosse un uomo.