Anche le tecnologie vogliono le loro previsioni per l’anno appena iniziato e gli analisti si sono già cimentati nello stilare le top ten delle soluzioni e dei sistemi destinati ad imporsi nei prossimi mesi modificando non solo i nostri ambienti lavorativi ma invadendo sempre più la nostra vita e incidendo sulle nostre abitudini quotidiane.
Non stupisce il fatto che alla base di qualunque evoluzione tecnologica ormai ci siano le ITC (Information and Communication Technologies) nei loro diversi risvolti e nella loro veste che alterna e unisce hardware e software. Siamo nel pieno sviluppo di quella che una delle maggiori società di consulenza, la International Data Corporation (IDC), descrive come la terza piattaforma, o, in modo un po’ più drammatizzato, la terza ondata. La prima, al debutto dell’era informatica, ha visto i grandi calcolatori (i mainframe), i terminali e delle piattaforme proprietarie. Poi c’è stato il boom del Personal Computer, del networking, dei database relazionali e delle applicazioni client-server. La terza ondata, sulla quale stiamo tutti poco o tanto surfando, è quella del mobile computing, dei social network ma anche, dei Big Data e dell’Internet degli Oggetti (Internet of Things, IoT).
In questo scenario, secondo IDC, vanno inseriti sei “acceleratori di innovazione” che porteranno a maturazione la nuova era tecnologica ponendo le basi per ogni importante soluzione o prodotto che popolerà il mercato nei prossimi 20 anni. Gli acceleratori sono: il già citato IoT, la robotica pervasiva, le stampanti 3D, le interfacce naturali, i sistemi cognitivi e le tecnologie per la sicurezza.
Detto ciò, IDC si lancia nelle previsioni stimando una crescita del 3,8% della spesa nelle ICT. Più in dettaglio, si prevede un grande sviluppo dei sistemi wireless, che ci permetteranno di essere sempre connessi in qualunque situazione e in qualunque ambiente. Nel 2015 continuerà la crescita dei dispositivi mobili: le vendite di smartphone e tablet raggiungeranno i 484 miliardi di dollari e copriranno quasi il 40% della crescita della spesa informatica. Anche il cloud, la nuvola, sarà in crescita, con un prevedibile esplosione delle App appositamente sviluppate.
Dovremo progressivamente abituarci a considerare gli oggetti come “soggetti” attivi nella grande rete: con le loro home page, i loro indirizzi, la loro casella di posta elettronica. L’IoT sarà sempre più presente, a partire da alcuni segmenti di mercato come l’automotive, la sanità e l’energia.
Altri trend, meno visibili e riconoscibili dal grande pubblico ma fortemente impattanti sia sul mondo produttivo che sull’organizzazione sociale, sono i Big Data e i Data Center. «Nei prossimi due anni – ha dichiarato Frank Gens, uno degli autori del recenti Rapporto IDC Predictions 2015 – circa il 50% della capacità di calcolo e il 70% della capacità di stoccaggio saranno in grandi Data Center cloud, gestiti dai grandi fornitori di cloud globali. Ciò rappresenta un cambiamento notevole per i Data Center aziendali. Ci saranno anche aspetti di conformità e normative, e la titolarità dei dati porrà diversi problemi; cià indurrà i grandi provider a cercare di collocare i Data Center in più aree geografiche».
Diventerà decisivo per le aziende saper raccogliere, gestire e soprattutto analizzare la grande mole di dati per poi sfruttarli al meglio per migliorare la produttività. Le società che sapranno integrare nelle proprie strutture sistemi di analisi predittiva e avanzata potranno potenziare l’efficienza operativa e offrire servizi migliori ai propri clienti. I colossi dell’IT stanno tutti investendo moltissimo in questo settore e le capacità analitiche diventeranno un requisito basilare per ogni futura applicazione informatica.
Per venire alle previsioni che più incideranno su ciascuno di noi e che anche i non addetti ai lavori potranno verificare direttamente, dobbiamo tenere sotto osservazione alcuni eventi in programma nei prossimi mesi: anzitutto l’imminente Consumer Electronic Show (CES) in programma dal 6 al 9 gennaio prossimi a Las Vegas; e due mesi dopo il Mobile World Congress di Barcellona. Il primo evento sarà già una vetrina per quattro dei principali trend tecnologici emergenti.
Per i cellulari che si avviano a diventare sempre più smartphone e a proporre modelli sempre più piatti, leggeri, con schermi più grandi (avvicinandosi all’idea di phablet, cioè un mix di phone e tablet) e a basso costo: in questo trainati dalle aziende cinesi che stanno avanzando su tutti i mercati. Dal canto loro i tablet saranno sempre più semplici da usare e diventeranno componenti necessari per la gestione di sistemi più complessi ma di uso quotidiano come quelli della domotica o dell’entertainment.
Il terzo ambito è quello della robotica: un esercito di robot – dicono enfaticamente alcuni commentatori – si sta dirigendo verso le nostre città, sia con le forze di terra che con quelle aeree. I primi sono soprattutto i servizievoli robot domestici, sempre più flessibili e intelligenti. I secondi costituiscono l’invincibile armata dei droni, che nel 2015 dovrebbero vedere una estensione delle proprie applicazioni e un’integrazione con altri sistemi nel campo della sicurezza, dell’ambiente, del monitoraggio in genere.
Ma ciò che segnerà in modo più appariscente l’invasione delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni è quello che va sotto la denominazione di wearable technology: sono i dispositivi indossabili, dotati di capacità di calcolo e di comunicazione come un computer. Non parliamo solo degli occhiali (smartglass) e degli orologi (smartwatch); ma anche di quei piccoli chip che posti all’interno delle scarpe o nei risvolti di una camicia, possono svolgere al nostro posto alcune funzioni di monitoraggio e di gestione di varie attività. Trasformando gradatamente il concetto stesso di indumento, facendoci guadagnare tempo e aiutandoci a tenere sotto controllo la salute. Così, almeno, dicono i loro fautori. Ma è legittimo guardare al loro arrivo con occhio critico; pensando alla natura del soggetto “indossatore” prima che alle funzionalità del dispositivo.