Ci hanno dedicato uno studio scientifico, e sono alcune delle massime autorità in materia. Il Consiglio nazionale delle ricerche meglio noto come Cnr, Il dipartimento di fisica dell’università La Sapienza di Roma e l’università dell’Aquila. Uno studio così serio da essere stato pubblicato sulla rivista Scientifi Reports. Di cosa si tratta? Della possibilità di viaggiare avanti e indietro nel tempo, come raccontava il simpatico film Ritorno al futuro. Secondo le leggi scientifiche, si legge, il mondo normale “è macroscopico, è irreversibile, e secondo le leggi fisiche che lo regolano è statisticamente improbabile che si torni indietro”. Ma è invece probabile, si legge ancora, che nel mondo dove vale la meccanica quantistica, l’infinitamente piccolo, ciò sia possibile. “Abbiamo quindi provato a vedere se ci sono esperimenti che possano dimostrare che non si può tornare indietro. In particolare abbiamo cercato la quantizzazione dei tempi di decadimento, cioè come fa a sparire un oggetto o come si dovrebbe dissolvere Martin McFly quando nel film passa dal futuro al passato. La sparizione, infatti, altro non è che il decadimento”. Dunque la teoria è giusta: la particella una volta decaduta non si riforma più e da qui “l’assunto che non si può tornare indietro nel tempo”. Ma andare avanti nel futuro invece?