Inizia oggi il mese di settembre che, in questo Anno Internazionale della Luce (IYL2015), rappresenta il mese di punta e culminerà, tra il 20 e il 26, con la settimana della luce che ci preparerà allo spettacolo della eclissi di Luna del 28 settembre.
Tra le numerose iniziative scientifiche e divulgative di questo mese, ce n’è una che non è una novità ma acquista in questo anno un particolare rilievo: è il programma “Globe at Night”, una campagna internazionale scientifico-partecipativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto sempre più preoccupante dell’inquinamento luminoso. Il termine “partecipativa” sta a indicare la particolare modalità dell’iniziativa, lanciata ormai otto anni fa: si invitano i comuni cittadini a misurare la luminosità del cielo notturno e a presentare le loro osservazioni e valutazioni in un sito web attraverso un computer, un tablet o uno smartphone.
L’inquinamento luminoso è dato da una eccessiva, irregolare, o invadente luce artificiale negli spazi all’aperto; le sue conseguenze sono evidenti: riduzione della visibilità delle stelle nel cielo notturno, interferenza con la ricerca astronomica, alterazione degli ecosistemi, effetti sulla salute, spreco di energia. In effetti, un po’ più di cento anni fa si poteva passeggiare di notte anche in una città e ammirare l’arco della Via Lattea; vedere migliaia di stelle era parte della vita di tutti i giorni, e ciò ha ispirato artisti come Van Gogh, musicisti come Chopin o scrittori come Shakespeare. Ora non è più così; anche se da più parti si inizia ad avvertire il problema e non mancano occasioni anche clamorose per segnalare l’entità del fenomeno: non ultime le osservazioni dirette della superficie terrestre e le fotografie scattate dagli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Tra queste occasioni c’è l’iniziativa Globe at Night, che è un programma del National Optical Astronomy Observatory, il centro statunitense per le osservazioni astronomiche notturne da terra, gestito dalla Association of Universities for Research in Astronomy in collaborazione con la National Science Foundation.
La sua impostazione è presto detta. Nel corso dell’anno per ogni mese è stato scelto un periodo e una precisa costellazione, facile da individuare, sulla quale far convergere le osservazioni: per fare un esempio, relativamente al nostro emisfero Nord, in gennaio, febbraio e marzo era ovviamente la riconoscibilissima Orione ad essere considerata; mentre in ottobre toccherà al cavallo alato Pegaso. In settembre, dal 3 al 12, sarà invece la volta del Cigno. Rintracciarlo nelle prossime notti, mentre vola lungo il percorso della Via Lattea, non sarà difficile: bisogna guardare verso l’alto cercando le tre stelle più luminose che formano quello che è noto come il Triangolo Estivo, ai cui vertici stanno Vega, Altair e Deneb; quest’ultima appartiene alla coda del Cigno il quale si può ricostruire puntando lo sguardo verso il centro del triangolo per riconoscere la tipica configurazione a forma di croce, da cui deriva l’altra denominazione spesso usata di croce del Nord.
I racconti mitologici che gli antichi hanno voluto associare a questa costellazione sono diversi e molto diffusi. Tra i più celebri c’è quello contenuto ne Le Mille e una notte, dove un enorme volatile trasporta, aggrappato ai suoi artigli, Sindbad il marinaio verso la Valle dei Diamanti. Il racconto più noto è quella della mitologia greca: è il dio Giove che, per sedurre la bellissima Leda, moglie del re di Sparta Tindaro, si trasforma in un cigno; dall’unione con Leda nasceranno Castore e Polluce, Clitennestra ed Elena, la futura moglie di Menelao che sarà all’origine della guerra di Troia.
Questa costellazione è stata molto osservata e contiene molti corpi celesti interessanti. In particolare è stata resa celebre negli anni 70 per la scoperta, ad opera della missione Uhuru guidata dal premio Nobel italiano Riccardo Giacconi, della sorgente a raggi X Cygnus X-1 al cui interno è stata riconosciuta per la prima volta la presenza un buco nero. Un altro oggetto molto rappresentato è la nebulosa NGC7000, più nota come nebulosa Nord America per via della sua particolare forma.
Una volta capito qual è la costellazione del mese, le operazioni da compiere per chi volesse partecipare alla campagna Globe at Night 2015 sono scandite in quattro semplici passaggi: sul sito web della campagna si cercano le coordinate della località da dove si intendono compiere le osservazioni; si esce all’aperto un’ora dopo il tramonto (tra le 20 e le 22) e si lasciano adattare gli occhi all’oscurità (naturalmente non ci deve essere la Luna); sempre sul sito della campagna si compila un modulo nel quale si devono indicare il grado di nuvolosità del cielo e si deve scegliere tra le sette carte celesti riportate quella che più si avvicina alle condizioni di visibilità riscontrate; infine si possono confrontare in tempo reale su una mappa interattiva le proprie osservazioni con quelle registrate da migliaia di altri cittadini-astronomi in tutto il mondo.
Le osservazioni ”popolari” vanno a integrarsi in una grande data base mondiale che arricchisce le informazioni a disposizione degli scienziati sul fenomeno dell’inquinamento luminoso del Pianeta.
Nel 2015 finora sono già stati attivati quasi 18mila punti osservativi, in 98 Paesi; lo scorso anno sono stati quasi 21mila e il risultato sintetico, abbastanza prevedibile, è stato che già alla magnitudine 3 si riscontra un limite di visibilità nella maggioranza delle località.