Più di 40 tra sociologi, neuroscienziati, antropologi e psicologi coordinati da Dan Siegel, docente dell’UCLA School of Medicine sono giunti alla conclusioe che la mente va oltre il cranio e che non è unicamente il prodotto degli impulsi derivanti dal cervello. Secondo l’autore della ricerca, teorizzata nel libro Mind: A Journey to the Heart of Being Human, la mente dev’essere pensata non solo fisicamente, ma anche socialmente. Cosa significa? Siegel lo ha spiegato alla giornalista Olivia Goodhill di Quartz definendo la mente come “un processo emergente di autoregolazione, sia incarnato che relazionale, che regola i flussi di energia e informazioni in e tra di noi”. I fondamenti della scoperta di Siegel si basano su alcune basi matematiche: lo studioso ha infatti paragonato la mente ad un sistema complesso e dunque aperto, caotico e non lineare. In matematica i sistemi complessi si regolano sul principio dell’auto-organizzazione e Siegel ritiene che anche la mente per trovare equilibrio debba essere flessibile, adattabile, coerente, energica e stabile. Quando una di queste condizioni viene a mancare si generano rigidità e caos, fattori che a detta di Siegel rappresentano la vera natura dei disordini mentali.
La nuova scoperta fatta dagli scienziati sulla mente umana rischia di ridisegnare tutte le conoscenze sul cervello ottenute nella storia della neuroscienza. Dan Siegel, professore di psichiatria presso la UCLA School of Medicine, ha infatti sostenuto (insieme ad un folto team composto da neuroscienziati, sociologi, psicologi e antropologi) che la mente umana va oltre il cranio e che il nostro cervello dovrebbe essere considerato qualcosa di “sociale” piuttosto che “fisico”. Il concetto teorizzato da Siegel nel libro di recente pubblicazione Mente: Un viaggio nel cuore dell’essere umano (titolo originale, Mind: A Journey to the Heart of Being Human) sostiene che la mente non sia il prodotto finale di ciò che avviene nel cervello, crede piuttosto che la mente vada ben oltre non soltanto la scatola cranica, ma addirittura il corpo di ogni singolo individuo. Come riportato da un articolo di Olivia Goodhill su Quartz, per spiegare un concetto che a primo impatto risulta di difficile comprensione, Siegel ha usato una metafora molto calzante:”Mi sono reso conto che, se qualcuno volesse che io definisca il litorale e mi insistesse nel chiedermi se sia composto da sola acqua oppure da sola sabbia, dovrei rispondere che è entrambe: è sia sabbia che mare (…) Non si può limitare la propria comprensione di cosa sia insistendo a chiedere se si tratti dell’una o dell’altra cosa. E ho iniziato a pensare che, forse, la mente è proprio come il litorale: è composta sia da processi interiori che esteriori”.