Il cervello di circa 200 maiali ha continuato a vivere anche al di fuori del corpo animale: è questo l’incredibile risultato ottenuto da una ricerca dell’università di Yale. Dopo avere prelevato l’organo e collegato ad un circuito di pompe e tubi, l’indagine ha scoperto che miliardi di cellule cerebrali hanno continuato ad essere attive per 36 ore in perfetta salute. L’ossigeno fluiva regolarmente, anche grazie al sangue che circolava in maniera artificiale mantenendo una temperatura corporea tale a quella dell’animale. Va tuttavia precisato che, nonostante le cellule studiate fossero rimaste in vita, il processo non ha ripristinato lo stato di coscienza del cervello il cui elettrocardiogramma ha continuato ad essere piatto. Steve Hyman, direttore della ricerca in Psichiatria del Broad Institute in Cambridge ( Massachusetts) ha così commentato il risultato della ricerca. “Si tratta di un risultato ad un livello estremo di conoscenza tecnica, ma non così diverso da quanto avviene nella conservazione di un rene”. [Agg. di Dorigo Annalisa]
LA SCOPERTA DELL’UNIVERSITÀ DI YALE
La notizia che arriva dall’Università di Yale negli Stati Uniti d’America è sconvolgente, pare infatti che i cervelli di maiale siano in grado di rimanere in vita per 36 ore fuori dal corpo. Uno shock per il mondo delle neuroscienze che devono iniziare a riflettere molto su quanto accaduto anche perché così si sta mettendo in discussione il concetto di morte. Di certo sarà importante trovare una spiegazione logica e capire come questa scoperta possa tornare utile al mondo della scienza in campo di diagnosi e magari di cura. Di certo è una scoperta che lascia tutti senza parole e sembra non avere logica con le cellule del cervello che continuano a risultare in perfetta salute anche dopo la morte del maiale fuori dal suo corpo. Questo risulta fuori da ogni senso, ma apre delle porte davvero interessanti che portano ad argomenti da approfondire al più presto. Risposte certe ora non possono ancora esserci, ma la comunità scientifica si fa delle domande e spera che finalmente si possano fare dei passi in avanti in un campo medico dove rispetto agli altri il mondo è gravemente in ritardo. (agg. di Matteo Fantozzi)
LA SPIEGAZIONE DEI RICERCATORI
L’obiettivo dei ricercatori della Yale University di tenere in vita cervelli di maiale fuori dal corpo dello stesso animale per più di un giorno è stato raggiunto con successo. Attraverso delle complicate tecniche di irrogazione sanguigna, i cervelli sono rimasti in vita per ben 36 ore e i miliardi di cellule che li compongono sono risultate in perfetta salute ed attivissime. Questo risultato, spiegano gli stessi studiosi come riporta Wired.it, aiuta a comprendere ed osservare le connessioni cerebrali con maggiore dettaglio rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Ciò che però più interessa sono le possibilità di estendere la vita legate a questa scoperta sensazionale. La tecnica impiegata dai ricercatori per tenere in vita i cervelli di maiale si chiama BrainEx e consiste nel collegare l’organo prelevato ad un circuito di pompe e tubi in cui fluiva sangue artificiale, mantenendo una temperatura il più vicino possibile a quella corporea dell’animale in modo tale che l’ossigeno fluisse nel cervello. Questo passaggio non permetteva di ripristinare lo stato di coscienza del cervello del maiale vivo ma le cellule cerebrali continuavano a risultare comunque attive e in salute. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
STRAORDINARIA SCOPERTA A YALE
E’ decisamente straordinaria la scoperta effettuata negli scorsi giorni da un gruppo di ricercatori. Siamo nella famosa università di Yale, negli Stati Uniti, dove degli studiosi sono riusciti a tenere in vita dei cervelli di maiali… lontani dal corpo degli stessi. In totale sono stati utilizzati ben 200 cervelli, che hanno continuano a dare segnali per 36 ore. Attraverso una nuova tecnica di irrorazione sanguigna, i cervelli ottenuti da un mattatoio sono stati di fatto rianimati, e le cellule nervose sono apparse sane e attive, con l’organo che sembrava tutt’altro che morto, bensì vivo e in salute. Secondo gli esperti delle neuroscienze, come sottolineato da TgCom24.it, tale grandiosa scoperta potrebbe essere applicata a malattie del cervello umano, come ad esempio l’Alzheimer e i tumori.
“IL CERVELLO E’ DANNEGGIATO MA LE CELLULE SONO VIVE”
La scoperta è stata presentata in un convegno sulle neuroscienze organizzato dai National Institutes of Healt, ma per ora non è stata ancora pubblicata su alcuna rivista scientifica. I cervelli rianimati, analizzati con l’elettroencefalogramma, evidenziavano un’onda piatta, molto simile a quando si è in stato di coma, mentre i neuroni apparivano vivi e vegeti. «Anche se il cervello è danneggiato, le cellule sono vive, dunque si tratta di un organo vivente – le parole di Steve Hyman, uno degli specialistici che ha valutato la ricerca, al Mit Technology Review – si tratta di un risultato ad un livello estremo di conoscenza tecnica, ma non così diverso da quanto avviene nella conservazione di un rene». Resta da capire se il cervello piatto ma attivo, sia da considerare vivente o meno. Nel primo caso, vi sarebbero implicazioni anche dal punto di vista etico e morale.