Gli Usa sono stati i primi, la Cina è andata da poco sul lato oscuro del satellite terrestre, e adesso l’Europa vuole andare sulla Luna. Il progetto dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è noto da tempo e adesso si stanno muovendo i primi passi concreti al fine di raggiungere questo obiettivo. Come riportato dall’Ansa, gli astronauti che avranno l’onore e l’onere di far parte della missione che a Lazarote, in Spagna, si stanno preparando alle future passeggiate lunari armati di tuta spaziale, casco e tablet. Primi test, simulazioni condotte con l’obiettivo di tarare le strumentazioni e gli equipaggiamenti che dovranno utilizzare una volta sbarcati sulla Luna. Il tutto mentre in laboratorio si stanno sperimentando gli effetti della debole gravità lunare che li costringerà a saltellare più che a camminare.
L’EUROPA VUOLE ANDARE SULLA LUNA
Lo sbarco sulla Luna rappresenta per l’Europa più di un sogno: un obiettivo concreto. Da qui la consapevolezza che nessun aspetto della futura missione potrà essere tralasciato, pena il fallimento di anni e anni di lavoro. L’ingegnere dell’Agenzia Spaziale Europea, Tobias Weber, come riportato dall’Ansa, ha spiegato:”Pensiamo che saltare sulla Luna possa generare forze simili a quelle scatenate dal camminare e correre sulla Terra: questo potrebbe permettere agli astronauti di mantenere ossa e muscoli in buone condizioni attraverso il movimento quotidiano”. Weber ha aggiunto:”In questo modo si ridurrebbe la necessità di un equipaggiamento per l’allenamento come quello usato sulla Stazione spaziale internazionale”. Sempre l’Ansa fa sapere come a Lanzarote, in Spagna, sia stato utilizzato uno speciale tablet che consentirà di ridurre al minimo le attrezzature consentendo di geolocalizzare l’astronauta, catalogare i campioni in base al sito in cui sono stati raccolti, integrare le informazioni provenienti da strumenti come telecamere e microscopi e permettere perfino una chat vocale con il centro di controllo sulla Terra. Il tablet, chiamato Electronic Field Book, riesce a fare tutto questo grazie ad un software sviluppato da Leonardo Turchi, giovane ingegnere consulente dell’Esa.un