È stato uno scontro decisamente lungo ed acceso quello che è andato in scena ieri sera durante la diretta di Accordi&Disaccordi sul Nove tra il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il leader di Azione Carlo Calenda, generatosi attorno all’epiteto di “propagandista russo” affibbiato dal politico allo storico Alessandro Orsini – da tempo collaboratore del Fatto – assente dallo studio e poi durato per la quasi totalità dei restanti 40 minuti di dibattito tra insulti e frecciatine più o meno velate; il tutto – peraltro – alla presenza dell’incredulo conduttore Luca Sommi e del giornalista Mario Giordano che più tardi ha preso le parti di Travaglio.
Partendo dal principio, a lanciare la prima pietra dello scontro è stato – appunto – Calenda sostenendo da prima che Orsini dica un sacco di “cazzate” e che altro non sia se non un “propagandista russo”, con una fragorosa risata di risposta dal direttore del Fatto che l’ha subito accusato di essere “il trombettiere della Nato“, oltre che un “calunniatore e un diffamatore” ricordando che “a differenza vostra Orsini in parlamento nel 2019 mentre tutti dicevano che si doveva togliere le sanzioni contro la Russia suggeriva di lasciarle perché altrimenti avrebbero attaccato l’Ucraina”.
Rincarando ancora la dose, Travaglio ha anche accusato il leader di Azione di dare “del propagandista agli altri perché tu lo sei e pensi che allora lo siano tutti“, quando in realtà esistono anche “studiosi autonomi e indipendenti che dicono quello che pensano e a differenza di te hanno azzeccato tutto mentre tu sono tre anni che dici che l’Ucraina batterà la Russia“; con il politico che gli ricorda che dal conto suo ha sempre solo detto che “l’Ucraina stava difendendo la propria libertà” con un non meglio precisato “voi” che li avrebbe – invece – “presi in giro e dileggiati per tre anni di fila“.
Scontro Calenda-Travaglio, Mario Giordano dà ragione al direttore: “È stato provocato”
Andando avanti nel loro sempre più acceso scontro, ad un certo punto Calenda ha accusato il direttore del Fatto di essere stato “condannato per diffamazione e calunnia“, con Travaglio che ha messo in chiaro che “non sono mai stato condannato per calunnia e per diffamazione è perché faccio il giornalista e non ho l’immunità parlamentare”, dandogli anche del “mentitore” e precisando che sta solo “difendendo un mio collaboratore”.
Verso la fine della diretta – poi – o scontro si è acceso nuovamente dopo che il leader di Azione ha criticato Travaglio per la sua “cultura politica (..) dei totalitarismi“, spingendolo a ricordare che “io non ho mai scritto una riga a favore di Putin” ed invitandolo a pulirsi “la bocca perché non ho mai scritto una riga a favore dei totalitarismi”, mentre dopo aver dato della “marchetta” al politico, quest’ultimo l’ha invitato ad “abbassare le penne” dandogli del “cafone”; il tutto con l’allibito Mario Giordano che accusa il leader di Azione di aver “provocato” il direttore del Fatto che “ha detto solo cose di buon senso”.