Scimmiottando parecchio quello che si cerca di fare a Bruxelles, Azione di Carlo Calenda ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per contrastare le fake news e le potenziali “ingerenze straniere” che possono interferire con i processi elettorali, arrivando a proporre, in casi estremi, di poter addirittura bloccare le elezioni.
La proposta, intitolata “scudo democratico”, lascia molto perplessi.
È verissimo infatti che con l’intelligenza artificiale tutto è possibile, anche inventarsi notizie di sana piana creando filmati e documenti falsi, ma mi chiedo chi abbia il diritto di stabilire quali siano le notizie buone o quelle fake, perché – siamo al paradosso – una dittatura potrebbe instaurarsi proprio stabilendo che le notizie altrui siano quelle fake e le proprie quelle buone.
Un caso limite, ovviamente, ma diventa una denuncia al contrario proprio quanto è stato portato ad esempio da Calenda & co., ovvero il recente caso romeno, dove si è escluso dal voto il vincitore al primo turno delle presidenziali, Calin Georgescu, sostenendo che è più o meno un burattino di Mosca.
Vero o falso che sia, è più democratico escludere dal voto chi presuntivamente avrebbe preso circa il 40% dei voti perché giudicato “cattivo” dai governanti romeni attuali o invece sarebbe giusto fare partecipare tutti al voto sostenendo questa tesi, ma lasciando poi al popolo di giudicare secondo coscienza?
Si può ribattere che le fake news condizionano il voto, ma se invece fosse quella la sincera volontà popolare, come potrebbe esprimersi se il candidato è stato squalificato prima ancora di scendere in campo?
È sempre molto pericoloso stabilire chi siano i “cattivi”, e se oggi sembra esserci quasi l’unanimità nel sostenere che Putin è il cattivo per eccellenza (tanto che a colpi di web i russi sarebbero addirittura capaci di manomettere le coscienze stravolgendo la verità) bisognerebbe anche porre la possibilità che le cose non stiano così.
Quante volte, nella storia, i popoli sono stati sollevati l’uno contro l’altro facendo loro credere l’esistenza di un nemico che invece era molto diverso da quanto sostenuto da chi deteneva il potere, e intanto mandava i propri sudditi a combattere?
Trovare quindi un sistema per regolamentare il settore ed allertare le persone sulle possibili deformazioni della verità è logico, giusto e sacrosanto, ma ciò avvenga dopo aver lasciato la libertà di poter conoscere le idee altrui, non bloccando in anticipo la loro diffusione o impedendo ai candidati di presentarsi alle elezioni!
Perché – se siamo obiettivi – dobbiamo riconoscere che se tutto è opinabile allora tutto è anche condizionabile, soprattutto quanto qualcuno impedisce agli altri di esprimersi, a prescindere dalla validità di quanto sostengono.
Come si fa a dire, per esempio, che non ci sia stata in Italia per decenni una forte pressione americana sulla politica, le elezioni, le maggioranze parlamentari, mentre sull’altra metà del mondo succedeva lo stesso per le pressioni di Mosca? Credo che ci fosse più libertà in Italia perché il PCI poteva esprimersi liberamente che non in Russia, dove chi dissentiva finiva in Siberia, eppure non c’è dubbio che il PCI ricevesse fondi, aiuti ed appoggi dai sovietici. Entrambe le parti avevano quindi interferenti esterni, ma se si fosse vietato il PCI sarebbe scoppiata la rivoluzione. Eppure – leggendo l’Unità – quante cose sembravano “fake news”!
Venendo all’oggi, ad esempio sul problema del riarmo europeo, chi può o meno condizionare l’opinione pubblica più che la stessa Commissione, che detiene il controllo della gran parte dei canali di informazione?
Stando alla lettera delle democratiche idee di Calenda basterebbe sostenere allora che chi è scettico sul riarmo è “amico di Putin” per escluderlo dal gioco?
Insomma, bisogna agire con cautela ed equilibrio. Già chiamare “scudo democratico” il provvedimento mi sembra più demagogico che obiettivo, proprio perché troppe volte in passato il termine è stato associato alle più rozze delle dittature. C’era la libertà in Germania Est? Eppure quella era la “Repubblica Democratica Tedesca”, la stessa che oggi vota compatta l’estrema destra di AfD e che sicuramente non ritiene giusto escludere dal governo federale questa forza politica. Ma se siamo in democrazia e c’è un’altra maggioranza al Bundestag queste sono le regole del gioco e AfD resta all’opposizione.
Si apra quindi un serio dibattito su questa materia, perché si possono non condividere le idee altrui ma bisogna battersi per lasciarle esprimere a tutti, come avrebbe detto Voltaire. Concetto scontato? Correva l’anno 1770, dieci anni dopo la ghigliottina a Parigi andava alla grande ma – ovviamente – sempre in nome della libertà.
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