Un'attività teatrale viene mesa a rischio da uno studente. La scuola si trova davanti a un bivio. E non imbocca la strada giusta
Insegnare in un contesto difficile è logorante. Comporta una costante ricerca di strategie, un continuo monitoraggio delle azioni messe in campo e un imprescindibile confronto con i colleghi. Gli alunni vivono la scuola come un peso e in classe veicolano comportamenti disturbanti, si mostrano annoiati, poco propensi all’ascolto e in atto di sfida perenne; i pochi che desiderano imparare e vivere in modo proficuo questa occasione di crescita sono messi in difficoltà. In molti casi i comportamenti scorretti sono sintomo di un disagio mai affrontato o che emerge con l’adolescenza in modo più manifesto.
La strategia vincente e la sfida per i docenti è quella di riuscire a creare un clima collaborativo e di dialogo facendo leva sugli elementi positivi, invitandoli a tralasciare atteggiamenti di imitazione dei comportamenti scorretti. Si propongono attività diversificate e stimolanti per suscitare interesse e offrire occasioni di confronto. Si organizzano lavori di gruppo e si cerca di instaurare un clima di fiducia e responsabilità il più possibile collettiva.
I finanziamenti del PNRR sono preziosi per creare occasioni di recupero e approfondimento nelle varie discipline con progetti svolti di pomeriggio in ambienti che consentano un’atmosfera più distesa, motivante e rassicurante.
Spesso queste azioni hanno esito positivo e le comunità di discenti si sentono coinvolte, abbandonando atteggiamenti infantili ed oppositivi per seguire le indicazioni ed approfittare delle occasioni offerte.
Talvolta però questo sistema non funziona e capita che i pochi elementi fragili finiscano per avere il sopravvento sui più che invece avrebbero le risorse per fungere da modello positivo. Il buon funzionamento di questi propositi dipende in buona parte dalle famiglie, che rivestono un ruolo tanto cruciale quanto delicato.
Tutto funziona e dà gli effetti sperati se durante i momenti di condivisione (sia nei colloqui individuali che nella riunione del consiglio di classe) si genera una collaborazione che sostenga gli ideali comuni tesi al benessere e al successo formativo. Quando però non si assume la responsabilità di un compito così importante le cose non possono funzionare. Nei contesti difficili le classi sono eterogenee, diversi soggetti sono a rischio ed il compito educativo è quello di recuperarli. La scuola scommette su questi per dare la possibilità a tutti di riuscire e di scoprire i propri talenti per diventare protagonisti del proprio successo personale, anche dopo qualche fallimento.
Alcune famiglie però non si mostrano all’altezza del compito educativo e deresponsabilizzano i propri figli adducendo la scusa che sono capitati in “una classe sfortunata” invece di contribuire, pur potendolo, a dare un segnale di cambiamento possibile, assumendosi la responsabilità di mantenere un atteggiamento corretto in classe e scoraggiando i momenti di confusione e disturbo.
L’apertura ai genitori degli organi collegiali ha lo scopo di condividere intenti e lavorare in cooperazione al fine di formare cittadini consapevoli, educati, istruiti, rispettosi di persone e cose ed in grado di riconoscere e difendere i propri valori.
Finché le infrazioni del regolamento scolastico sono contenibili con le sanzioni standard quali i richiami e le note disciplinari, il percorso scolastico procede in modo più o meno spedito. Si cerca di offrire tutte le occasioni di costruire una comunità responsabile, che non segue l’istinto ma si impegna a far funzionare bene le cose.
Talvolta però può capitare l’imponderabile: qualcuno sottrae un oggetto della scuola durante l’attività del laboratorio teatrale. L’intervento immediato, trattandosi di minori, è quello di recuperare il bene sottratto e far riflettere sulla gravità del gesto che sicuramente incrina un rapporto di fiducia difficilmente recuperabile. Il maltolto viene tempestivamente restituito in forma anonima per evitare conseguenze pesanti, ma non si può ripartire come se niente fosse.
Il consiglio di classe dopo attenta riflessione, considerando il fatto che i ragazzi non hanno compreso la gravità del gesto e non hanno permesso di identificare i responsabili, ma si sono resi conniventi trattando l’accaduto con ilarità e scherno convinti di passarla liscia, ha deliberato a maggioranza un provvedimento disciplinare: la sospensione dell’intera classe dall’attività teatrale.
Le famiglie hanno levato un coro di proteste chiedendo di modificare il provvedimento, senza però ottenere successo. Lo spettacolo di fine anno rischia di essere compromesso e complica il lavoro delle classi dell’indirizzo musicale della scuola. È l’occasione per far riflettere i ragazzi che le azioni che si compiono hanno delle conseguenze che a volte hanno ricadute sulla comunità intera.
Viene inopportunamente interpellato il consiglio di Istituto, altro organo collegiale (composto da docenti e genitori) che non ha il compito specifico di giudicare i provvedimenti presi all’interno di un consiglio di classe, ma può intervenire sul Regolamento disciplinare e modificarlo, può deliberare sul calendario scolastico, su questioni amministrative e solo in subordine al collegio docenti esprimersi su questioni didattiche.
Il presidente del suddetto organo (un genitore) polemizza sul provvedimento chiedendone a gran voce la revoca perché ritenuto lesivo nei confronti dell’istituto. Non trovando riscontro si rivolge al sindaco del paese, che interviene ricordando l’importanza della reputazione della scuola, che sicuramente è un valore da difendere e che riguarda aspetti educativi e disciplinari, ma non è certo affidata alla riuscita di uno spettacolo di fine anno. È giusto ed opportuno che ci si confronti, ma non è ammissibile un’ingerenza prepotente che non conosce a fondo la situazione e non ha sufficienti elementi per esprimere un giudizio obiettivo.
Dispiace profondamente che l’autorevolezza dei docenti che accompagnano i ragazzi e che hanno a cuore la loro crescita venga messa in discussione e svilita, quando invece si sarebbe potuta cogliere l’opportunità di fermarsi a riflettere e considerare coraggiosamente ciò che la realtà ci pone davanti.
La cosa più importante sembra proprio il voler difendere le apparenze, evitare di prendere decisioni che comportino frustrazioni, allontanare qualsiasi forma di sacrificio per scongiurare che emozioni come rabbia, delusione o tristezza siano affrontate dai propri figli. Il mondo gira sulle conseguenze di scelte, spesso negative, che condizionano la nostra vita: rimandare questo appuntamento con la realtà rappresenta l’ennesimo torto fatto ai ragazzi.
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