I dati OCSE mostrano che un quinto degli adulti che lavorano nell’Unione Europea non dispone di sufficienti competenze di base. In Italia la recente indagine PIAAC dell’OCSE mette a fuoco un quadro non certo rassicurante sulle competenze di base degli adulti, ponendoci sotto la media OCSE di fatto in tutti i tre domini analizzati (literacy, numeracy e problem solving). Il Rapporto Draghi si sofferma sul fatto che la mancanza di competenze influenza la performance delle aziende e la loro capacità di investire a lungo termine. In questo panorama complesso il Rapporto non ha esitazioni nel tracciare la strada: i sistemi di istruzione e formazione devono dotare i cittadini di competenze di alta qualità in modo inclusivo, soprattutto di quelle competenze che consentono di comunicare, eseguire calcoli, applicare il ragionamento e acquisire nuove conoscenze.
Su questo versante le scuole italiane devono continuare a presidiare con forza le competenze di base, in uno sforzo che deve essere collettivo, non solo affidato ai docenti di italiano e matematica. Uno sforzo che deve vedere nel secondo ciclo anche i docenti di altre discipline contribuire al potenziamento delle competenze di base, sviluppando con sempre maggiore consapevolezza le sezioni del loro piano di lavoro che le promuovono. Per potenziare gli strumenti di base dei nostri studenti si devono abbandonare gli egoismi disciplinari, che inducono a chiudersi nella propria materia senza guardare alla formazione complessiva della persona. Le scuole possono agire ridisegnando in modo ancor più centrato attorno alle competenze di base i loro curricoli, con un lavoro sinergico di tutti i docenti che poi trovi riscontro nei piani di lavoro dei singoli insegnanti.
Un altro intervento che può essere promosso è la modifica dei dipartimenti, che in troppe scuole si articolano solo su base disciplinare, consolidando una modalità lavorativa troppo legata al proprio specifico disciplinare e poco aperta a disegnare apprendimenti unitari, poco funzionale alla promozione in tutte le discipline delle competenze di base. L’obiettivo deve essere far dialogare tra loro i dipartimenti disciplinari con convocazioni congiunte o, meglio, ragionare su dipartimenti costituiti in base agli assi culturali e anche in questo caso prevedendo ponti e raccordi tra i diversi assi.
Tornando al Rapporto, ci pare assai interessante che, nell’elencare le competenze di base, si compia uno slittamento significativo che porta a considerare come competenze di base alcune competenze tradizionalmente intese come trasversali, tra cui la capacità di acquisire nuove conoscenze. A riprova del fatto che alcune soft skills in alcuni contesti siano ormai considerate di base, potremmo citare la competenza di imparare a imparare, imposta come competenza di base dalla rapidità dei cambiamenti in atto e dalla necessità di supportare i nostri studenti nel continuare a imparare anche senza la scuola.
Sul nesso, ormai sempre più manifesto, tra competenze di base e competenze trasversali è interessante leggere un passo del documento sull’indagine dell’OCSE relativa alle competenze socio-emotive: “l’accesso a sistemi educativi di qualità non è universale e spesso le disuguaglianze si basano su fattori che sono fuori dal controllo dell’individuo, come il luogo in cui nascono, il genere o la condizione economica familiare. Per ridurre queste disparità, è necessario intervenire su fattori più malleabili: così, promuovere lo sviluppo delle competenze socio-emotive offre agli studenti maggiori probabilità di successo scolastico”.
Il Piano sulla competitività afferma con forza che le competenze di base sono necessarie ma non sufficienti per far fronte a un ambiente socio-economico in rapida evoluzione. La gamma di competenze si deve ampliare, includendo competenze digitali, competenze verdi, competenze specialistiche, competenze trasversali, competenze manageriali.
Quest’analisi pone le scuole di fronte a sfide tutt’altro che banali, che partono dalla definizione di quali siano le competenze digitali o quelle trasversali, passano da come costruire il curricolo scolastico basato su questi temi e giungono fino ai metodi d’insegnamento e alla valutazione. Eppure, se le scuole guardano al panorama europeo trovano un sicuro supporto nei framework che accompagnano alcune delle competenze della Raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente del 2018. Si tratta di testi derivati da un lungo iter di elaborazione basato sulla partecipazione dei più accreditati stakeholder, ricchi di spunti. Individuano le competenze, le descrivono, identificano i livelli di padronanza, forniscono elementi per le rubriche di valutazione, suggeriscono metodologie didattiche e valutative.
(3 – continua)
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