Ai tempi della “Bassa”, la caritativa dei giovani di Gioventù Studentesca nelle cascine della pianura milanese, in quella fettaccia di campagna tra la metropoli in crescita tumultuosa e il Ticino, don Stefano Bianchi si muoveva dalla nebbiosa Gaggiano e risaliva lungo il Naviglio Grande fino a quella Buccinasco che, al tempo, iniziava la sua metamorfosi.
Siamo alla fine del primo decennio post-bellico e quel nome, dovuto alle numerose risorgive, con le frazioni fra loro distanti, iniziava a rappresentare altro per la pressione dell’espansione produttiva, da Milano e Corsico, che gravava su quelle terre per trasformarle in industrie e residenza di lavoratori. E molte coppie emigravano anche da quella stessa campagna al seguito del loro amico don Stefano, non dimenticando l’esperienza di amicizia educativa di “introduzione alla realtà” che quella caritativa aveva fatto sorgere fra loro.
Non fu però solo crescita demografica ed espansione urbana. Quella gioventù proletaria, divenuta un ambiente a metà strada tra la Milano di Giovanni Testori e la Brescello di Giovannino Guareschi, un po’ Ghisolfa, un po’ Mondo Piccolo, diventava domanda di servizi pubblici.
Nel settembre 1961, don Stefano, ormai pastore di una comunità doppiamente impegnata nelle fabbriche e nei campi, abbracciò quell’impegno di cura e assistenza alle famiglie nata come “scuola materna”. Il “don” pretese che le donazioni per la sua costruzione fossero frutto di un’autentica carità, un contributo dal respiro grande quanto lo era la domanda “pubblica” di un’intera comunità cittadina. Così, le difficoltà economiche delle nuove famiglie ad accedere a strutture troppo distanti e costose portarono il parroco e la parrocchia a costituire quella scuola dell’infanzia, in breve tempo riferimento educativo per tutta la popolazione del comune.
Negli anni 70 la scuola diventa sempre più grande. Cresce fino al punto che nel 1982 la sindaca socialista Francesca Arnaboldi stipula una convenzione tra l’ente pubblico e l’ente scuola – che è pubblico di fatto – col suggello di un primo esperimento di “sussidiarietà”: meglio partecipare a finanziare una scuola “privata” che però è di tutti, nessuno escluso.
Così anche per gli anni 80 e 90. Tant’è che nei primi del millennio gli iscritti sono più di 300, col 40 per cento di tutti i bimbi fino ai sei anni.
Nel 2012 tuttavia esplode la contraddizione. L’instabilità politica e le difficoltà finanziarie dei Comuni piegati dal giogo del “patto di stabilità” inducono il commissario prefettizio, ad amministrazione sciolta, a revocare la convenzione. Annulla i contributi versati alla scuola dal comune, scatenando la rabbia dei genitori. Il taglio fa lievitare la retta all’inverosimile. La convenzione, fino ad allora sopravvissuta a sindaci di destra e di sinistra, cade davanti ai freddi calcoli di legge.
Nel 2013, con la nuova amministrazione, torna una convenzione che non rinnega la scelta del passato. Giambattista Maiorano, nuovo sindaco, riconosce la funzione educativa e di cooperazione della scuola parrocchiale, mentre le strutture pubbliche non riescono a rispondere al bisogno dei cittadini.
È così che nel 2019, grazie a un lavoro condiviso con fiducia e stima reciproca tra Cda della scuola e comune, col sindaco Rino Pruiti e il suo vice David Arboit si giunge ad un assetto stabile e legittimo. Un primo termine di scadenza è stabilito per la verifica della “tenuta” delle scelte, il comune raddoppia quasi il contributo per ogni bambino residente, la disabilità è sostenuta anche per il centro estivo e, soprattutto, l’eventuale avanzo di amministrazione resta alla scuola per maggiore razionalità degli investimenti, con una valutazione su di esso rinviata alla scadenza dei primi quattro anni.
Oggi, la scuola materna parrocchiale “Don Stefano Bianchi” festeggia i suoi primi 60 anni con le famiglie, i bambini e le istituzioni, frequentata da circa 300 alunni con un progetto educativo scelto da centinaia di famiglie di Buccinasco e anche dei dintorni.
Ed è frutto maturo di più libertà: quella della comunità, che ne ha fatto la propria scuola paritaria, nel segno del principio di sussidiarietà, e quella dall’amministrazione comunale, a garantire la libertà di scelta educativa. Il 17 aprile scorso, all’unanimità, il consiglio comunale ha approvato la nuova convenzione, estesa ai prossimi cinque anni.
“Sono molto soddisfatto di questa nuova convenzione – ha dichiarato il sindaco Pruiti – che è certamente migliorativa sia per il comune che per la scuola, a cui abbiamo voluto assicurare una maggiore garanzia di proseguimento delle attività. Proprio per questo, anche grazie a un proficuo dialogo con la dirigenza della scuola, abbiamo apportato alcune variazioni rispetto alla convenzione precedente. Innanzitutto abbiamo prolungato la durata da quattro a cinque anni, permettendo alla scuola una migliore progettualità sia in termini didattici che organizzativi”.
Non solo. “Valutando le numerose criticità riscontrate negli ultimi anni, segnati dalla pandemia e dall’aumento dei costi delle materie prime e delle fonti energetiche – ha aggiunto – abbiamo anche introdotto alcune clausole di maggiore salvaguardia, come la possibilità di superare il contributo massimo di 430mila euro e anche la possibilità di prevedere un accantonamento di fondi da destinare alla riqualificazione dei beni della scuola”.
Come dire: se la sussidiarietà non è un’astrazione, il pubblico e il privato si uniscono a fare “comunità”.
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