La libertà di scelta educativa dei genitori deve potersi tradurre in partecipazione. Solo così diviene corresponsabilità e la scuola ne giova
Caro direttore,
la mia esperienza nel mondo dell’associazionismo dei genitori nella scuola inizia nel 1994, quando la suora superiora direttrice della scuola dove studiava mio figlio mi disse “vai a quella riunione a Bergamo” (allora c’erano ancora le suore che dirigevano le scuole paritarie).
Sapevo di scuola solo per l’animazione e partecipazione alle festicciole scolastiche ma non sapevo e conoscevo cosa stava dentro le problematiche scolastiche. Incominciai a conoscere l’esistenza delle associazioni dei genitori, cosa significava scuola in modo più profondo, libertà di scelta educativa delle famiglie, parità scolastica, scuola libera, organi collegiali, comitati genitori, e tanto altro.
Ci fu poi mia moglie che mi disse: “è giusto che i genitori abbiano dei loro rappresentanti nella scuola”. Da lì sono passato per i 200mila di Piazza San Pietro (ottobre 1999), Barbiana e don Milani (2000), San Patrignano di Rimini (2001), Oropa (2003), Torino con San Giovanni Bosco (2004), i diversi Consigli nazionali dell’AGeSC, l’impegno nel territorio, la legge 62/2000, il Buono scuola di Regione Lombardia, pluralismo educativo, rimozione degli ostacoli economici e sociali e tanto altro. Il tema della “libertà di scelta educativa delle famiglie” è diventato sempre più intenso, e evidente.
Libertà di scelta educativa: un diritto costituzionale – La Costituzione italiana riconosce ai genitori il diritto e il dovere di educare i propri figli. (artt. 3, 30, 31, 33, 34, 118). Un quadro normativo che consente alle famiglie di scegliere il percorso educativo più in linea con i propri valori e le esigenze dei figli, sia optando per scuole statali che per istituti paritari o privati.
Partecipazione dei genitori: corresponsabilità educativa – Oltre alla libertà di scelta, la normativa italiana promuove la partecipazione attiva dei genitori alla vita scolastica. Il Patto educativo di corresponsabilità, DPR 235/2007, formalizzano l’impegno reciproco tra scuola e famiglia nel sostenere il percorso formativo degli studenti. La partecipazione si concretizza anche attraverso gli organi collegiali, come i consigli di classe e d’istituto, dove i genitori eletti rappresentano le istanze delle famiglie, contribuendo alle decisioni sull’organizzazione didattica e sulle attività extracurricolari.
Una sinergia per il successo formativo – La sinergia tra libertà di scelta e partecipazione attiva dei genitori è essenziale per creare un ambiente educativo favorevole allo sviluppo integrale degli studenti. Quando le famiglie esercitano consapevolmente la loro libertà di scelta e si impegnano nella vita scolastica, si rafforza la corresponsabilità educativa, contribuendo al successo formativo e al benessere degli alunni. È fondamentale che scuola e famiglia collaborino strettamente, condividendo obiettivi e strategie, per affrontare le sfide educative e formare cittadini responsabili e consapevoli.
Le disuguaglianze economiche e territoriali spesso limitano la reale libertà di scelta: non tutte le famiglie possono permettersi scuole pubbliche non statali, o vivere in contesti dove l’offerta formativa sia davvero diversificata, non tutti i genitori riescono a partecipare attivamente alla vita scolastica, per mancanza di tempo, competenze, o a causa di un clima poco accogliente da parte della scuola.
Queste criticità richiedono un impegno rinnovato da parte delle istituzioni scolastiche e dello Stato, affinché la partecipazione dei genitori non resti un principio astratto ma si traduca in pratiche concrete: ascolto attivo, formazione delle famiglie, trasparenza delle decisioni scolastiche, creazione di spazi di dialogo reali e non formali.
Verso una comunità educante – L’obiettivo finale deve essere la costruzione di una vera comunità educante: un contesto in cui scuola, famiglia e territorio cooperano in modo organico per il bene dei ragazzi. Solo così la libertà educativa diventa non un privilegio di pochi, ma un diritto effettivo per tutti. E la partecipazione dei genitori non si limita a un ruolo consultivo, ma si configura come corresponsabilità attiva e parte integrante del progetto educativo.
Il valore educativo della partecipazione – Partecipare alla vita scolastica non ha valore solo per il buon funzionamento della scuola, ma è un atto educativo. I figli, osservano e apprendono dai comportamenti degli adulti: vedere genitori coinvolti nella scuola trasmette l’idea che l’educazione è un bene comune, un processo che richiede impegno e cooperazione. Questo contribuisce a rafforzare nei giovani il senso di responsabilità, di appartenenza e di cittadinanza attiva. Inoltre, la partecipazione permette di affrontare insieme – scuola e famiglia – situazioni complesse come il disagio scolastico, il bullismo, l’inclusione di alunni con bisogni educativi speciali, la dispersione scolastica. Solo una rete coesa può riconoscere tempestivamente i segnali di difficoltà e attivare risposte adeguate.
Libertà di scelta educativa e pluralismo culturale – Negli ultimi decenni, un ulteriore elemento che ha influenzato il tema della libertà educativa in Italia è la crescente pluralità culturale e religiosa della popolazione. Con l’aumento dell’immigrazione e della presenza di comunità religiose e culturali diverse, il concetto di libertà di scelta educativa si è arricchito di nuove sfumature.
Famiglie di diversa estrazione culturale hanno espresso la volontà di educare i propri figli in modo coerente con le proprie tradizioni, valori o religioni. Questo ha riacceso il dibattito su quanto e come lo Stato debba garantire spazi educativi che rispettino tali identità, senza però perdere di vista i valori comuni, come l’inclusione, la laicità dello Stato e il rispetto dei diritti fondamentali.
Una libertà da coltivare con equilibrio – La libertà di scelta educativa in Italia è una conquista importante, frutto di un lungo percorso storico. Ma è anche un equilibrio delicato, che richiede attenzione, rispetto e investimento. Affinché questa libertà sia davvero inclusiva e accessibile a tutti, è necessario: riconoscere la pluralità delle esigenze educative, sostenere economicamente le famiglie più fragili, valorizzare tutte le forme di scuola che rispettino i principi costituzionali, rafforzare il sistema pubblico come fondamento della coesione sociale.
Solo così la libertà educativa potrà essere non solo un diritto riconosciuto, ma anche una possibilità reale per ogni cittadino, contribuendo alla crescita di una società più giusta, libera e consapevole. La libertà di scelta educativa e la partecipazione dei genitori alla vita scolastica non sono concetti astratti, ma elementi essenziali per costruire una scuola veramente democratica, inclusiva e orientata al bene dei ragazzi.
È compito di tutti – istituzioni, docenti, famiglie – fare in modo che questi princìpi si traducano in esperienze reali, quotidiane, condivise. Perché educare un figlio non è mai solo compito di uno: è un’azione collettiva, un patto sociale, una responsabilità che unisce.
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