Questo è il periodo dell’anno delle uscite didattiche. L’incastro con i vari ponti e le prove Invalsi è il connubio migliore per trasformare in risorse anche quelle giornate apparentemente bistrattate, schiacciate dalle festività. Ho accompagnato recentemente anche i miei alunni a vivere una giornata intera fuori dalle mura scolastiche. Non mi soffermerò sulla macchina burocratica preparatoria e nemmeno sui compensi così miseri o sulle responsabilità da assumere sproporzionate, ma solo sul feedback postumo.
In un mondo iper-stimolante mi rendo conto che l’impatto più grande che può avere un’uscita didattica, la famosa “gita”, è solo in parte quello di saziare quell’innata curiosità e senso di scoperta. Per qualcuno sicuramente si è attivato anche questo aspetto: aver preparato l’uscita in classe, sapere cosa si stesse andando a vedere, approfondire a gruppi alcuni elementi ha reso più protagonisti e consapevoli gli alunni, ma non per tutti è stato così.
L’altro aspetto è quello relazionale. È un tempo di occasione per stare insieme in un contesto molto diverso da quello dell’aula, ma anche di dialogo con i docenti, di condivisione di un gelato, di considerazioni su quanto visto e conosciuto. Ancora una volta, non per tutti è avvenuto questo.
Per qualcuno niente di tutto ciò assume i toni della scoperta, della meraviglia, dello stupore, dello straordinario, del momento speciale. È scontato “andare in gita”? Non suscita nessun interesse conoscere quanto già visto in classe in un modo più calato nella realtà? Non crea abbastanza bellezza e gratitudine passare una giornata coi propri compagni? Come mai per qualcuno sembra che tutto gli scivoli addosso e che nulla dell’esperienza venga trattenuto?
Sono gli interrogativi che mi sono rimasti dopo essere rientrata a casa. Non si smetterà di proporre, fino a che sarà sostenibile, questo genere di esperienze perché sono davvero ricche e preziose, creano legami (di cui oggi i nostri alunni sono a digiuno) e vissuti comuni, generano curiosità verso la realtà e punti di contatto tra la teoria e la concretezza, ma mi chiedo anche come intercettare chi da tutto questo non viene scalfito o non vuole lasciarsi agganciare perché privo di interesse. Rimane una sfida educativa sempre aperta.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.