SCUOLA/ In classe fino a fine giugno, ecco perché ha ragione Draghi

- Brunella Fiore

Draghi ha manifestato l’intenzione di rivedere la programmazione del calendario scolastico. A livello normativo non ci sono impedimenti. E sarebbe opportuno

maturità seconda prova (LaPresse)

È notizia di queste ore l’intenzione del nuovo primo ministro incaricato Mario Draghi di rivedere la programmazione del calendario scolastico, almeno in funzione di questo anno disastrato dalla pandemia di Covid-19. A livello di normativa non ci sono impedimenti: la legge concede grande flessibilità nell’organizzazione del tempo scuola e incoraggia l’apertura nell’orario pomeridiano, fatta salva la garanzia di svolgere almeno 200 giorni di lezione ai fini della validità dell’anno scolastico (Dlgs 297/94).

Ciascuna Regione fissa la data di inizio e di fine delle lezioni e gli eventuali ulteriori giorni di chiusura delle scuole nel periodo delle festività natalizie e pasquali o in altri periodi. Oltre alle vacanze/sospensioni delle attività previste, ogni scuola ha a disposizione 2 giorni per ulteriori festività che può stabilire a propria discrezione.

Nonostante alcune differenze, i paesi di tutta Europa mostrano molte somiglianze nella struttura dell’anno scolastico. I dati raccolti da Euridice ci informano di come il numero di giorni di scuola sia variabile: dai 156 giorni in Albania ai 200 giorni in Danimarca e Italia.

In circa la metà dei paesi l’anno scolastico conta 170/180 giorni; in 17, il numero varia tra 181 e 190 giorni. In tutti i Paesi è prevista una pausa estiva e solitamente ci sono altri quattro periodi di sospensione delle lezioni: le vacanze autunnali, Natale e Capodanno, inverno/feste di Carnevale e la primavera/Pasqua. Ad eccezione delle vacanze di Natale-Capodanno, le altre interruzioni scolastiche differiscono tra loro in lunghezza e tempi. Poiché alcune di queste festività sono legate a date di calendario flessibili (Carnevale e Pasqua), la loro tempistica cambia leggermente di anno in anno. In autunno, i bambini hanno una settimana di vacanze in 19 paesi. La durata della sospensione estiva è molto variabile: giugno è il periodo in cui inizia la pausa estiva nella maggior parte dei paesi, con una variabilità che va da fine maggio a inizio luglio. La durata delle vacanze estive varia in modo significativo tra i paesi: da 6 settimane in alcuni Länder tedeschi, i Paesi Bassi, il Regno Unito (Inghilterra, Galles e Scozia) e Liechtenstein fino a 13 settimane in Albania, Lettonia, Portogallo (istruzione secondaria), e Turchia, tra 12 e 13 settimane in Italia e anche 15 settimane in Bulgaria (per l’istruzione primaria).

La peculiarità del modello italiano è dunque quella di avere un elevato numero di giorni da calendario scolastico e vacanze estive molto più lunghe della media europea. Le motivazioni principali della più lunga sospensione estiva sono riconducibili soprattutto a ragioni climatiche: le elevate temperature che si raggiungono nei mesi estivi possono costituire un elemento di problematicità nella frequenza.

Va anche detto che molti studi mostrano come sospensioni più brevi e intervallate nel corso dell’anno abbiano conseguenze più positive nell’efficienza e efficacia del processo di apprendimento, soprattutto per gli studenti che contano su contesti familiari di status socio-economici e culturali più difficili.

Inoltre, è certamente vero che la maggior parte dei Paesi europei conta, nel corso dell’anno, di un minor numero di giorni di lezione ma, in molti contesti, le scuole hanno realizzato quel modello di scuole aperte al territorio che la legge sulla Buona scuola (comma m) si propone di incentivare; se dunque, i giorni effettivi di lezione sono in numero inferiore rispetto a quelli di altri Paesi, in alcune aree le scuole rimangono di fatto aperte più a lungo per offrire attività integrative per gli studenti e la popolazione presente sul territorio.

Ci sono, tuttavia, motivazioni più valide del solito per dare retta alla letteratura e cercare di allungare il calendario scolastico: allo stato attuale non abbiamo dati per dire, come sostengono alcuni, che la Dad sia in grado di preparare gli studenti tanto quanto la presenza. Nella speranza che le prove Invalsi consentano di fare il punto della situazione e arginare la black box della Dad, in un paese che complessivamente non brilla per performance nell’apprendimento, forse conviene provare a mettere una toppa con un po’ di tempo in più dedicato alle lezioni.

Mi rivolgo ai benpensanti della Dad che hanno certamente a cuore la preparazione dei nostri studenti: chissà che proprio quest’anno – tra Dad e un po’ di sforzo di calendario in più – non possiamo incontrare i più preparati degli ultimi 100 anni.

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