Ahmed era arrivato in orario al centro di aiuto allo studio, aveva l’appuntamento con l’insegnante di italiano per ripassare (o fare dall’inizio) grammatica in vista di una verifica nella settimana a venire.
Luca, l’insegnante, era ancora impegnato con Sara con cui stava puntualizzando alcuni aspetti della storia delle polis greche.
“Perdonami, Ahmed, puoi aspettare cinque minuti che finisco con Sara?” aveva detto Luca quando aveva visto il ragazzo affacciarsi alla porta dell’aula.
“Va bene” aveva risposto Ahmed e si era allontanato andando a vedere se nelle altre aule ci fosse qualcuno che conosceva. Così si era fermato da Luigi, che stava aiutando Alessandro, un suo amico, in fisica. I due si erano salutati con grande entusiasmo, quest’anno non si vedevano tanto perché Ahmed, dopo la bocciatura, aveva cambiato scuola e se ne era andato a studiare in un’altra città.
Anche Luigi conosceva Ahmed, lo aveva aiutato lo scorso anno in italiano, ma senza grandi risultati. “Come va?” gli aveva chiesto, lieto di vederlo e apparentemente sereno e non ansioso come se lo ricordava.
“Bene, bene!” aveva risposto Ahmed, sorridendo, e gli aveva allungato il cellulare dicendogli di schiacciare il video e di guardare.
“Che cos’è?” aveva chiesto Luigi un po’ in difficoltà, lui letterato, di fronte a quelle immagini che riportavano fili che si aggrovigliavano.
“Come, che cos’è?!” aveva replicato Ahmed del tutto meravigliato che Luigi non avesse capito. “Un impianto elettrico!”
Luigi continuava a non capire, allora Ahmed, con un po’ di orgoglio, gli aveva detto che si trattava di un impianto elettrico e che lo aveva fatto lui. “Mi ha dato 100, il professore” aveva poi aggiunto, per sottolineare che aveva preso il massimo, lui che per due anni era stato bocciato all’ITIS, che negli anni scorsi aveva subìto le umiliazioni più pesanti fino ad andare in crisi, a fargli perdere quel poco di stima in se stesso che gli era rimasta.
“Bravo!” aveva allora detto Luigi “allora quest’anno vai bene?”
“Sì, vado bene quasi in tutto, devo recuperare solo storia e diritto, ma sono solo due 5 e ce la farò. Per il resto i miei compagni dicono che a fare gli impianti elettrici sono il migliore.”
“Stupendo” era allora esploso Luigi, complimentandosi con lui. “Hai trovato ciò che ti piace?”
“Sì, mi piace, sto facendo delle cose che mi piacciono!” aveva ribadito Ahmed.
“Da dove ti viene questo interesse per gli impianti elettrici?” aveva allora chiesto Luigi, pensando che se ce ne si fosse accorti prima Ahmed non avrebbe perso due anni sui banchi dell’istituto tecnico.
“Be’, io avevo già lavorato in Egitto come elettricista prima di venire in Italia…” aveva detto allora il ragazzo.
“Come mi dispiace che non ti abbiamo suggerito di andare subito a fare una scuola come stai facendo ora, non avresti perso due anni!”
Ahmed aveva alzato le spalle come a dire “ormai” e Luigi aveva colto la giusta osservazione silenziosa osservando “tutto serve, l’importante è che tu ora sia contento!”
“Sì, l’anno scorso non ero contento, se lo ricorda?”
“Certo e vederti così mi fa molto piacere” aveva osservato Luigi.
“Ma siete stati voi a suggerirmi di andare in una scuola nuova e a darmi l’indirizzo di questa scuola” aveva comunque voluto ricordare Ahmed.
Per Luigi era stata una stilettata al cuore. Ora si ricordava che loro, i prof del centro, gli avevano dato quelle indicazioni, ma in fondo non ci avevano creduto: lui era il ragazzo pluribocciato, così lo avevano pensato, come lo giudicava la scuola. Ahmed invece aveva preso sul serio le indicazioni di chi lo aveva seguito al centro di aiuto allo studio, di loro si fidava.
“E con i prof e i compagni come ti trovi?” aveva chiesto Luigi mentre tratteneva nel cuore quella lezione che la vita gli stava dando.
“Bene. Non con tutti, ma mi sono fatto degli amici nuovi. All’inizio ho fatto fatica perché io sono più vecchio di loro, ma poi mi hanno accolto bene, con alcuni usciamo e andiamo al bar, stiamo insieme e ci divertiamo. E tu Ale?”
“Sì, tutto sommato bene, in terza è però faticoso, è un anno duro” aveva risposto l’amico.
“Un giorno usciamo insieme, ti faccio conoscere i nuovi amici. Ora vado da Luca perché devo recuperare il debito di italiano. Quest’anno voglio essere promosso” e li aveva salutati, quasi correndo nell’altra aula a fare grammatica italiana che l’anno scorso odiava tanto.
Luigi e Alessandro si erano guardati in faccia e si erano intesi, tutte e due volevano dirsi “ma com’è cambiato Ahmed!”
Poi Luigi aveva semplicemente osservato: “quando una fa ciò che gli piace tutto diventa più bello, anche la grammatica.”
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