Sara era arrivata molto contenta da scuola al centro di aiuto allo studio. “Una bella giornata” aveva detto a Luca, che le aveva chiesto da dove venisse tanta euforia, lei che era sempre scontenta e stanca.
“Da un bel 7 in matematica! E pensare che credevo di averlo fatto male quel compito così difficile.”
“Bene, vedi che anche tu quando vuoi riesci!” aveva commentato Luca, contento anch’egli per quel bel risultato.
“Era ora che sfondassi in matematica, ora vado a dirlo a Maurizio” e senza aspettare alcun commento era uscita dall’aula, lasciando Luca da solo. Dopo alcuni minuti era tornata con Maurizio, anche lui con il sorriso stampato in volto per quel piccolo grande successo.
“Bene, ora te la lascio qui perché ha da lavorare con te” aveva detto Maurizio dopo aver spiegato come avevano fatto a studiare per preparare quel compito.
“Non mi risulta che abbia da lavorare con me” aveva reagito Luca.
“Non ti risulterà, ma deve proprio lavorare con te, vero Sara?”
“Eh sì!”
“Cioè?” aveva chiesto Luca sospettando qualcosa di negativo.
“Su, racconta” aveva allora sollecitato Maurizio “si dice tutto qui, i successi e anche le cadute.”
Sara non trovava le parole per dire che si era presa un “impreparato” in storia, perché si era dimenticata di studiare, non lo aveva segnato sul diario.
“Che stupida!” aveva detto sorridendo Luca “fai delle cose grandi e cadi su delle stupidaggini. Non fa nulla, immagino che tu adesso debba farti interrogare.”
“Sì, sui comuni e sul Barbarossa.”
“Storia non l’abbiamo mai fatta insieme, vero?”
“No, un 6 lo prendevo sempre anche se non capivo mai nulla, però riuscivo a cavarmela.”
Luca si era messo a spiegare come erano nati i comuni, com’era la loro democrazia e che tipo di vita vi era dentro la cerchia della città.
“Scusa non ho capito” aveva interrotto Sara.
“Che cosa non hai capito?” aveva chiesto Luca un po’ indispettito perché l’aveva lasciato andare avanti senza chiedere subito spiegazioni.
“Nulla” aveva detto Sara peggiorando le cose.
“Nulla perché non sei stata attenta” l’aveva presa di petto Luca.
“No sono stata attenta ma non ho capito, hai detto tante cose e non sono riuscita a seguirle, mi sono sembrate parole a cui non so collegare nulla. Il comune cos’è? È una città? E le corporazioni cosa sono? corporazioni di cosa? Non ho capito, non riesco a immaginare una corporazione!”
“La tua prof a scuola non ti ha spiegato queste cose?”
“Sì, ma io non ho capito, potrei ripetere a memoria alcune cose ma per me non dicono niente.”
“Ripartiamo da capo allora” aveva detto Luca. “Prendi un foglio dal quaderno e passamelo.”
Così Luca aveva preso il foglio e aveva scritto in caratteri grandi che cos’era il comune, facendo il disegno di una città con le mura, la piazza e le vie. Aveva continuato così facendo degli schemi che indicavano i punti fondamentali della lezione e usando Google per far vedere delle immagini fino a far vedere su Youtube un filmato sulla battaglia di Legnano.
Sara aveva cambiato atteggiamento. “Grazie!” aveva detto alla fine, “grazie che mi hai semplificato tutto, adesso sto capendo.”
“No, perdonami tu perché non avevo capito che avevi una difficoltà così.”
“È per storia, solo per storia, la sento così lontana. Tu sei appassionato, la fai sentire viva, grazie.”
Luca la guardava e si chiedeva se l’avesse capita e non avesse da fare ancor di più per parlare a lei, per coinvolgerla senza rovesciarle addosso quel che lui sapeva.
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